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Mai premio fu più giusto: sul campo, Sarri è il più bravo

La Panchina d’Oro è il riconoscimento per un percorso di campo e di gioco. Poi c’è la comunicazione, che è una parte importante a questi livelli.

Mai premio fu più giusto: sul campo, Sarri è il più bravo
Sarri in un’illustrazione di Fubi

Amare Sarri, e la sua forza

Sarri ha vinto. Ha vinto la Panchina d’Oro, ma non solo. Il premio consegnatogli oggi a Coverciano è un simbolo, è un riconoscimento tangibile. Una cosa da mettere sullo scaffale e da mostrare agli amici, durante una cena, al posto di un film. C’è però tanto altro, dietro questo riconoscimento. C’è un successo costruito in un certo modo, attraverso un certo percorso: il lavoro sul campo, esclusivamente sul campo; l’affermazione di una personalità essenziale, e quando diciamo essenziale non lo facciamo con un’accezione negativa; la certezza del proprio gioco e delle proprie idee. La forza, la grande forza di un allenatore.

La Panchina d’Oro a Sarri è meritata proprio per questo. Per tutto questo. Perché se premia – o almeno dovrebbe premiare – “l’allenatore migliore”, è andata a finire nelle mani giuste. Lo dicono i punti in classifica di ieri e di oggi, che però diventano secondari rispetto al modo in cui questi punti stessi sono stati raggiunti. E poi lo racconta un criterio estetico che riesce a diventare oggettivo pur senza esserlo davvero. Chi scrive che il Napoli “gioca bene ma non vince” afferma una verità. Solo che deve scriver anche che il Napoli “gioca bene”. Lo deve fare per forza. Che poi questo non basti per vincere, lo dicono gli albi d’oro. Quelli sono inoppugnabili, o quasi.

Chi ama Sarri non riesce a farne a meno per tutte queste cose appena scritte. Perché, semplicemente, ama il calcio. Ama questa forza del gioco, dello sport in senso assoluto perché dello sport e basta. Ama questa dimensione retrò, che però non è nostalgia ma un approccio moderno in campo e disinteressato a quello che succede fuori dal campo. Che però è un aspetto del tutto. Purtroppo.

Il resto di Sarri

La celebrazione del Sarri tecnico può essere assoluta, completa. Poi ci sono i gusti, nel senso che qualcuno apprezzerà o può apprezzare un gioco diverso, più speculativo, più tendente alla ricerca del risultato. Però, i risultati e il criterio estetico di cui sopra dicono che il tecnico Sarri, per l’appunto, resta meritevole di un riconoscimento tanto importante. Diversamente si può dire del Sarri comunicatore. Che diventa fondamentale quando il livello è così alto. Per chi scrive, il tecnico del Napoli è perfetto fin quando si parla di calcio. Il campo è il suo campo, per utilizzare una ripetizione suggestiva.

Come detto, però, c’è anche altro. C’è quella sua parte di comunicazione che non soddisfa appieno, almeno non sempre, che non ha la giusta influenza. Quello che però va capito riguarda il “destinatario” di questa influenza. Non la squadra, intesa come i suoi calciatori. Che figuriamoci se leggono le sue dichiarazioni. Non la società, con la quale esiste un rapporto ben più profondo di quello descritto dai media.

Questo destinatario è l’ambiente che ruota attorno al Napoli. Stampa, in primis. Quindi opinione pubblica. Tifosi, appassionati. Il pubblico, in senso assoluto e totale. Ecco, alcune dichiarazioni non rendono giustizia al lavoro di Sarri sul campo. Perché se tu, Maurizio, alleni una squadra perché sia forte e dominante e poi dici «bisogna aspettare solo il logoramento della Juventus per vincere» (parole di oggi), non sei del tutto coerente.

Nel senso: dici una cosa realistica, non troppo lontana dalla verità. Ma non aiuti a crescere, almeno dal punto di vista della ricettività del calcio. Non comunichi lo stesso messaggio che dai attraverso il campo. Magari lo fai per alleggerire le pressioni, nessuno mette in dubbio la buona fede. Ma, ripetiamo: la squadra non ti legge, non ti sente, non viene influenzata dalle tue parole. L’ambiente sì. E questo ambiente vuole sentirsi dire questo. Ma non ne ha bisogno, perché passare da uno a nove è stato fatto. Bisogna passare da nove a dieci, e di mezzo ci sta pure una certa comunicazione.

Criticare Sarri, per amore

Chi scrive è un sarrista dalla prima ora. Ha intervistato la pagina Sarrismo – Gioia e Rivoluzione, ha voluto farlo. Ha applaudito il Sarri istruttore di calcio, anche in conferenza stampa. Insomma, gli vuole bene. E lo critica, per questa piccola/grande mancanza, proprio in nome di questo amore incondizionato. Che nasce dal campo, e che vive sul campo. Perché sono anch’io come lui, penso al campo. Però poi mi rendo conto che arrivati a un certo punto, non proprio tutto si può risolvere col campo. Attraverso il gioco. Cioè, sarebbe bellissimo se succedesse. Ma non è così, purtroppo. E purtroppo me ne sono accorto. Il giorno in cui se ne accorgerà anche Maurizio, sarà un giorno bellissimo, e decisivo. Dovesse succedere mentre è ancora a Napoli, e il Napoli sarà ancora così forte, sarà fatto un ulteriore passo verso lo scudetto. Forse, quello decisivo. Non vedo l’ora.

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