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Lorenzo Insigne trequartista: un’utopia politica 

Abbiamo guadagnato tanto dal ritorno di Lorenzo Insigne sulla fascia sinistra dopo i primi esperimenti di Sarri. Ma quanto ci abbiamo perso? 

Lorenzo Insigne trequartista: un’utopia politica 

Scorrendo la home di qualsiasi sito di informazione sportiva mi è chiara una cosa: questo non è il momento per il calcio giocato. Si tratta di una banalità: i verdetti sono stati emessi, hanno lasciato degli strascichi, quegli strascichi sono stati commentati ed elaborati. Resta solo il gossip. E la mondanità è argomento ghiotto per tutti, anche per me.

Ho scritto i miei primi due pezzi per Il Napolista parlando sostanzialmente di gossip, dove per gossip intendo tutto quello che c’è intorno al gioco, senza mai arrivare a parlare del gioco. Non credo neanche di essere l’unico ad essersi fatto ingolosire. Per dire: la questione sul numero di maglia di Lorenzo Insigne è gossip perché è un discorso intorno alla figura di Insigne piuttosto che sulla figura di Insigne.

What if

Mi piacerebbe tornare a parlare di calcio, per esempio: di Insigne come calciatore. Per farlo userò il più becero dei pretesti narrativi: il what-if.

Senza arrivare ad abusare della metafora della sliding door credo sia evidente che il destino del Napoli di Maurizio Sarri abbia imboccato il bivio giusto una sera di metà settembre, al San Paolo, contro il Brugge. Sarri, in quell’occasione, sperimentò per la prima volta quel 4-3-3 che ha poi saputo regalarci ogni genere di meraviglia e quel cambio di modulo, con le vittorie che ne conseguirono, gli tolsero di dosso quell’aura da allenatore bravo ma intransigente che si era cucito addosso dopo anni di 4-3-1-2.

Dal Brugge in poi

Per la verità fu Sarri stesso a ridimensionare l’importanza di quel cambio, e io tenderei a credergli: come per tutti gli allenatori di concetto, il modulo, nel calcio di Sarri, è solo approssimazione. Fatto sta che venivamo da una sconfitta e due pareggi, il clima a Napoli era già rovente e quei cinque gol al Brugge ci sembrarono un segnale troppo forte da ignorare: avevamo trovato il bandolo della matassa e non potevamo più tornare indietro. Quello che abbiamo finito per dimenticare è che le due partite precedenti alla sfida col Brugge erano già intrise di tutte le cose belle del calcio di Maurizio Sarri ed erano già piene delle stesse ingenuità che avremmo poi commesso in abbondanza negli anni successivi, con o senza 4-3-3.

In particolare la partita con la Sampdoria ha scritto un copione che avremmo poi recitato molte volte nei due anni successivi: dominio totale del gioco e dello spazio con ingenuità difensive sparse a compromettere il punteggio. Fummo, per questo, penalizzati dai risultati in maniera troppo cattiva, ma avevamo tutte le attenuanti del caso: eravamo in un periodo fisiologico di adattamento e avevamo una condizione fisica non perfetta. A posteriori mi chiedo se, senza quei dieci minuti di follia contro la Sampdoria o senza quel pareggio con l’Empoli, oggi non si parlerebbe di Insigne come di un grande trequartista invece che di una grande ala.

Insigne

Minuto 59 di Napoli – Sampdoria, stagione 2015/16. Cinque minuti di follia difensiva rovinano una partita fino a quel momento bellissima. Raúl Albiol si dimentica di aver frequentato una scuola calcio e anticipa troppo la scivolata su Éder, regalandogli il gol del pareggio. Siamo davanti alla sliding door della carriera di Lorenzo Insigne?

Il punto è: che trequartista sarebbe stato Lorenzo Insigne? Che contributo avrebbe apportato alla causa del Napoli in quella posizione? Quali caratteristiche tecniche sopite sarebbero esplose e in cosa invece sarebbe dovuto migliorare urgentemente? Lorenzo Insigne oggi è sicuramente un grande calciatore. Lo sarebbe stato ugualmente da trequartista?

Il concetto di trequartista

Vorrei cominciare quest’analisi dicendo un’ovvietà: il trequartista nel calcio contemporaneo è un ruolo strambo e di difficile interpretazione. Si tratta di un ruolo in via di estinzione che richiede delle caratteristiche tecniche e fisiche non comuni, inoltre è ancora vittima di un retaggio molto duro a morire: l’idea che il trequartista debba essere, per forza, un giocatore fantasioso.

Questa è un’idea assolutamente in controtendenza rispetto alla realtà: il trequartista moderno non deve essere fantasioso, deve essere spietato e massimamente efficace in quella frazione di secondo in cui gli è concesso di incidere, poiché gioca in una zona di campo in cui va di moda difendere facendo la massima densità possibile intorno alla palla. Deve essere sì tecnicamente eccelso, ma di un’eccellenza molto funzionale alla causa: deve sapere quando forzare la giocata pur di non perdere il pallone in una zona pericolosa, deve capire  se, ricevuto il pallone tra le linee, ci siano o no i margini per puntare la difesa schierata, deve avere una grande capacità di leggere il gioco, avere grandi tempi di inserimento,vedere quelli dei suoi compagni, saper dialogare di prima con loro anche se girato di spalle e soprattutto: avere un repertorio di soluzioni per concludere vastissimo.

Insigne

Rileggendo questa descrizione che io stesso ho scritto mi sono accorto di una cosa: queste sono esattamente le caratteristiche tecniche di Marek Hamsik.. Spero che possa, un giorno o l’altro, avere una seconda occasione in questo ruolo.

Per immaginare Lorenzo Insigne alle prese con queste situazioni mi avvarrò del benchmark per chiunque abbia intenzione di misurarsi con il ruolo monolitico del trequartista moderno: Riccardo Saponara all’Empoli nella stagione 2014/2015, la sua migliore stagione giocata proprio con Maurizio Sarri in panchina, capace di ridefinire in maniera brillante cosa deve o non deve fare un trequartista nelle varie fasi di gioco.

Ricevere di spalle, puntare la difesa schierata

Questa, secondo me, è la signature move di Riccardo Saponara: ricevere palla girato di spalle, ruotare il corpo, caricare come un toro la linea schierata e ricavarsi lo spazio per l’inserimento, il dribbling o la conclusione. Si tratta di una giocata classica per questo tipo di trequartista: ci si trova alle prese con un ribaltamento di fronte improvviso e bisogna concludere in porta il più rapidamente possibile, avvalendosi delle due punte che allargano le maglie della difesa avversaria o fanno da perno.

Ribaltamento di fronte: Saponara riceve di spalle, resiste alla carica da dietro di un avversario, punta la linea e calcia in buca di sinistro. Il manuale del trequartista.

Questa è una giocata che Lorenzo Insigne potrebbe effettuare solo in parte: avrebbe le caratteristiche tecniche per controllare e girarsi allo stesso modo ma probabilmente non riuscirebbe a reggere lo scontro fisico diretto con il suo avversario. Siamo davanti ad uno dei limiti più evidenti dell’Insigne trequartista: la struttura fisica inadatta a quella zona di campo. Contemporaneamente però agire nella zona centrale potrebbe limare quello che, ad oggi, è il suo maggior difetto: la prevedibilità nelle giocate. Una prevedibilità che quando non è in serata lo rende inutile fino a diventare fastidioso. Quante volte abbiamo visto Insigne annullato semplicemente perché non gli veniva consentito di convergere sul destro e calciare? Quante volte lo abbiamo visto forzare inutilmente il cambio di gioco su Callejon una volta di troppo?

Lorenzo Insigne, in una delle poche partite da trequartista, che imita la mossa di Riccardo Saponara in tutto e per tutto, con risultati apprezzabili

Nel video sopra si nota benissimo come Lorenzo Insigne potrebbe diventare più imprevedibile giocando al centro: la linea difensiva della Sampdoria prova ad assorbirne l’avanzata coprendogli istintivamente il destro, questo movimento libera lo spazio per calciare di sinistro, un piede che Insigne può usare molto raramente per concludere in porta e di cui non conosciamo ancora tutte le potenzialità. Insigne potrebbe mettere in difficoltà le linee difensive con il semplice spauracchio della giocata imprevedibile poiché ha la tecnica e l’inventiva per calciare con qualsiasi parte del piede, in qualsiasi momento. Una caratteristica su cui, da ala, non può insistere perché costretto a forzare troppo spesso il suo amato ed odiato tiro a giro.

Per me il suo gol più bello Insigne l’ha segnato da trequartista

Nel gol appena sopra si vede benissimo che Insigne ha molte altre armi per concludere: qui riceve posizionato sul centro destra e calcia anticipando i difensori dell’Empoli che non sanno se chiudergli lo specchio o assorbirne l’avanzata. Si tratta di un gol atipico per Insigne che ci mostra una cosa non banale: è capace anche di segnare mettendola alla destra del portiere.

Immaginate di quanto si amplierebbe il suo repertorio calcistico se potesse cominciare a calciare di sinistro o di prima, come in quest’occasione, senza dover sempre prima spostare la palla verso destra. Sarebbe un calciatore devastante semplicemente perché troppo imprevedibile ed inoltre avrebbe l’occasione per migliorarsi sensibilmente andando ad annullare quello che, per ora, è il suo difetto più evidente. Senza contare che farebbe la gioia di ogni canale SKILLS&GOALS su Youtube più di quanto non faccia già.

L’imbucata per il taglio della punta

Credo che la caratteristica tecnica di Insigne meno esaltata dall’essere relegato sulla fascia sia la sua visione di gioco che è, senza alcun dubbio, di una qualità fuori dal comune. Spostarlo al centro ci farebbe perdere la giocata buggata per definizione di questo Napoli: il lancio da sinistra per l’inserimento di Callejón a destra (che ci ha fruttato, tra le altre cose, un gol allo Juventus Stadium e che solo uno come Insigne può eseguire) e ci costringerebbe a ridimensionare l’apporto offensivo di Ghoulam (la sua sovrapposizione a portar via il terzino avversario) ma spalancherebbe davanti agli occhi di Insigne la possibilità di inventare delle giocate da riferimento centrale per le due punte in moto perpetuo.

L’assist illuminante al centro è forse la caratteristica in cui Saponara eccelle di meno, sia per caratteristiche tecniche e fisiche sia perché nell’Empoli di Sarri Maccarone e Pucciarelli tendevano a lasciargli spazi liberi per sfondare al centro. Invece Insigne sembra costruito per vedere i suoi compagni tagliare dietro la linea o stazionare sul filo del fuorigioco.

Quanti gol segnerbbe il Napoli con Insigne trequartista che manda in buca Milik o Mertens pronti a tagliare al centro?

Questa è una caratteristica che voglio stressare ancora un po’ perché la sua capacità di vedere gli assist si sposerebbe benissimo con la rapidità di Mertens nel taglio e la contemporanea capacità di Milik di attaccare la porta, magari sul secondo palo (e risolverebbe il dualismo tra i due: giocherebbero entrambi)

Tra l’altro questa è una situazione già sperimentata tantissimo anche nel 4-3-3 che usiamo oggi (a dimostrazione che il modulo è spesso astrazione) e che ci ha già portato molti frutti.

Insigne, in posizione centrale, imbuca Mertens con una facilità disarmante, propiziando il gol del 4 a 0 sul Cagliari. Quanti colpi del genere avrebbe in canna Lorenzino se messo nelle condizioni di eseguirli sistematicamente?

Inserirsi da dietro in velocità

Per ogni inserimento di Callejon che scompare c’è una nuova soluzione che si para all’orizzonte. Ce la mostra ancora Riccardo Saponara con la sua capacità di correre in avanti, flirtare con la linea del fuorigioco e calciare con lucidità.

Purtroppo proprio contro di noi 🙁

Questa, ad esempio, è una giocata che a noi, nell’attuale contesto tattico, non riuscirebbe quasi mai. Sviluppiamo sempre la manovra a sinistra, portando tre uomini in zona palla e costruendo il gioco con pazienza, spesso eccessiva. L’impressione è che riusciamo a segnare solo su azioni eccessivamente manovrate. Una verticalizzazione improvvisa a lanciare il trequartista sarebbe l’ideale per variare e sorprendere le difese alte o troppo larghe e andrebbe ad esaltare la velocità di Insigne in campo aperto, senza avversari davanti a sé a parte il portiere. Chiaramente dovrebbe migliorare nella lettura delle linee difensive avversarie e dei tempi di inserimento ma nel Napoli c’è  un maestro da cui poter apprendere. Inoltre potrebbe essere lanciato dal piede caldissimo di Marek Hamsik, uno che se c’è da inventare calcio non si tira indietro.

Un gol che conosciamo fin troppo bene è scaturito da una situazione troppo poco esplorata: Hamsik verticalizza immediatamente per lanciare Insigne tra i due centrali, sorprendendo una difesa troppo alta e larga. Avrebbe spazio per correre verso la porta ma, per fortuna, Keylor Navas è fuori posizione. Il resto è storia

Questa soluzione permetterebbe ad Insigne di limare via un altro limite del suo gioco: spesso, da ala, è costretto ad ingaggiare degli uno contro uno in velocità con i terzini avversari che sono troppo più performanti di lui sulle lunghe distanze. Imbucare le difese al centro e in controtempo (magari proprio mentre stanno salendo per alzare la linea, proprio come nel gol di Saponara contro di noi) lo farebbe trovare molto più spesso da solo davanti al portiere, pronto a punire le difese lente e macchinose di molte squadre europee.

Cosa perderemmo?

Il motivo per cui ho definito il cambio di modulo come un’utopia politica è che sarebbe un progetto tanto affascinante quanto irrealizzabile a questo punto. Ci permetterebbe di variare nelle serate storte, quelle in cui gli avversari hanno studiato benissimo il modo in cui giochiamo permettendoci di esaltare alcune caratteristiche ancora inesplorate di Lorenzo Insigne, ma ci costringerebbe a relegare Callejón ad un ruolo minore, dovremmo inoltre rinunciare ad alcune situazioni provate ormai così tante volte da risultare automatiche. Avrebbe il vantaggio di ridurre l’urgenza di trovare un vice-Callejón (l’idea di trovare un esterno con le sue caratteristiche starà rovinando le ferie a Giuntoli) e permetterebbe allo spagnolo di prendersi qualche partita di riposo, liberandoci dalla necessità di dover porre troppa fiducia sulla sua salute fisica.

D’altra parte però acquisire i nuovi automatismi e le nuove giocate dopo due stagioni di 4-3-3 potrebbe essere dispendioso in termini di tempo ed energie e i risultati potrebbero non essere neanche immediati. Si potrebbe pensare di implementare questa variante quando Sarri si troverà davanti a quello che, per me, diverrà, presto o tardi, il turning point tecnico e tattico di questo Napoli: l’addio di José Callejón. Intanto possiamo divertirci ad immaginare un universo in cui Insigne non è costretto ogni volta a rientrare sul destro.

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