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Paulo Sousa, uomo del palleggio prima amato e poi ripudiato a Firenze

Il ritratto di Paulo Sousa, allenatore e incantatore di serpenti: modulo variabile, calcio dinamico e un rapporto ormai incrinato con la viola.

Paulo Sousa, uomo del palleggio prima amato e poi ripudiato a Firenze

In bianco e nero

L’avevamo lasciato con i capelli lunghi, mossi, alla Brandon Lee nel film Il Corvo, e l’abbiamo ritrovato quasi vent’anni dopo brizzolato, fisico asciutto, come Hugh Laurie in Dr House. Il ritorno in Italia, in veste d’allenatore, di Paulo Sousa non è stato dei migliori. I tifosi della viola accolsero l’uomo scelto dalla società per il dopo Montella con la scritta: «Sousa Gobbo di Merda», per il passato da calciatore juventino. Difficile infatti ricordare il portoghese a colori, le parentesi con Inter e Parma sbiadiscono di fronte al bianco e al nero delle geometrie messe in campo nella zona mista di Lippi a metà anni novanta.

Per smaltire il peccato originale Sousa ha fatto appello al suo lato umano. Durante il ritiro estivo, come un sindaco di strada in mezzo alla propria gente, si intratteneva volentieri con i tifosi giocando con loro a calcio balilla e facendo selfie. Un’indagine partecipativa finita goliardicamente con il salto al coro «chi non salta bianconero è». Alle parole l’allenatore ha fatto seguire subito i fatti: sei vittorie nelle prime sette giornate di campionato, un record mai raggiunto nella storia del club gigliato.

Col naso all’insù

Superato lo scetticismo della Firenze pallonara, presto è toccato al resto dello stivale. Tutti col naso all’insù per guardare la Fiorentina di Sousa in cima alla classifica di Serie A con un calcio nuovo, dinamico, fatto di pressing e tanto possesso palla. Il maestro di scuola elementare mancato funziona anche davanti alle telecamere, dove con eleganza dribbla paragoni che possono diventare scomodi: «Io il nuovo Mourinho? Voglio essere me stesso. Ognuno ha la sua personalità e deve essere coerente».

I moduli di gioco per Sousa – partendo da una base solida e caratterizzante fatta di pressing intensivo, gioco verticale, compattezza tra le linee – sono la conseguenza del materiale umano a disposizione e possono cambiare in base all’avversario di turno o addirittura al tempo meteorologico.

Incantatore di serpenti

QPR, Swansea, Leicester, Videoton, Maccabi Tel Aviv, Basilea; da allenatore non ha mai fatto due stagioni complete di fila, non ha mai aperto un ciclo. Forse per volontà sua o quella altrui, o magari tutti e due. A Firenze la cosa si ripete, il portoghese nel giro di un anno è passato da rivelazione a incantatore di serpenti: «Il prossimo allenatore, anche se la scelta non è di mia competenza, credo che sarà italiano. (…) Con questo calcio palleggiato di sicuro vediamo tanti gol, ma non sai mai come finisce». Da queste dichiarazioni di Giancarlo Antognoni é chiaro che lo strappo tra il tecnico e la società è insanabile.

[Le dichiarazioni di Sousa e quelle di Antognoni sono tratte da corrieredellosport.it]
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