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La lezione di Hamsik è che si può essere soddisfatti di sé anche se non si vince

Anche mia figlia si sentì frustrata alla prima gara di nuoto. Le spiegai quel che Mino Raiola non ha capito e quel che Sarri ha detto domenica sera

La lezione di Hamsik è che si può essere soddisfatti di sé anche se non si vince

Mia figlia e il nuoto

Nonostante l’amicizia e la stima per Raniero e la comune opinione sulla numero 10, mi permetto di dissentire sul suo discorso in generale e su Marek in particolare.

Anche io, più o meno dieci anni fa, ho fatto i conti con la competitività, il nuoto e la frustrazione di mia figlia seienne, senza vivere in Germania. Non credo che la competitività venga istigata a scuola o comunque non solo, e non dipende dalla nazione nella quale viviamo, ma dal carattere che ciascuno di noi, bambino o adulto, ha. Magari anche dai geni e dall’educazione ma non esclusivamente.

Il desiderio di abbandonare dopo la sconfitta

Fu così che mia figlia risultò molto portata per lo sport e che da nuotatrice riuscì in poco tempo a sostenere piccole competizioni tra nuotatori. Bene, alla prima gara i suoi entusiasmi scomparvero, si spensero come le nostre speranze di vincere lo scudetto contro la Juve, e decise che non sarebbe più andata in piscina. Perché? Semplicemente perché non aveva vinto. Perché non era la prima o tra i primi. Frustrazione e scelta di abbandonare dunque. Quella volta non le ho parlato di Hamsik (anche se la portavo regolarmente con me nei distinti), ma della forza di volontà e del fatto che ciò che conta non è vincere ma essere soddisfatti di se stessi.

Quel che Mino Raiola non capisce

Ecco Raniero, questo è secondo me lo spirito del nostro capitano, la soddisfazione di se stesso e del suo ruolo a Napoli. Quella per cui ha scelto di restare qui non da sconfitto, ma da calciatore soddisfatto. E in questo non condivido affatto le parole di Raiola perché lui non concepisce che un giocatore, come qualsiasi persona normale, possa non vincere sempre pur restando soddisfatto di sé e del proprio lavoro. Qualcosa di simile alle parole di Sarri quando domenica ha detto che siccome non si può vincere sempre è importante che ciascuno sia contento e si diverta a fare il lavoro che fa. Questo non nega l’importanza della vittoria e del tendere comunque ad essa. Anche Sarri ha precisato che “se può, vince”.

Non so se mia figlia sia mai riuscita fare 24 vasche in 24 minuti, ma ha continuato ad andare in piscina e a partecipare alle gare e una volta è arrivata terza a rana. E soprattutto ancora oggi non ha l’ossessione di essere prima o di essere come gli altri ma il desiderio di essere se stessa, soddisfatta solo di questo.

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