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A Roma fanno lo stadio, a Napoli si litiga e si discute del Napoli come impresa sociale

Azione di lobbying, pressioni politiche, lo stadio si farà. Noi stiamo ancora a interrogarci se il calcio debba essere o no un business.

A Roma fanno lo stadio, a Napoli si litiga e si discute del Napoli come impresa sociale
Il progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle

L’ennesima guarattella

Nulla avviene per caso. E nel giorno in cui a Napoli va in scena l’ennesima guarattella tra il presidente Aurelio De Laurentiis e il sindaco Luigi de Magistris, a Roma viene chiuso un accordo importantissimo per la realizzazione dello stadio della A.S. Roma a Tor di Valle. Un progetto che era nato con l’amministrazione Marino e che ha seriamente rischiato di impantanarsi con la giunta dei Cinque stelle guidata da Virginia Raggi.

L’azione di lobbying

Sono stati giorni, settimane, intensi. È successo di tutto. È saltato l’assessore Berdini da sempre contrario allo stadio. Ci sono state spaccature importanti nel movimento 5 stelle. Interventi di Beppe Grillo. Non solo. La Roma ha messo in campo tutte le forse possibili. Ha svolto un importante ed efficace lavoro di lobbying. Twitter è stato un continuo di tweet in favore dello stadio. Presentato – anche giustamente secondo noi – come un’occasione da non perdere per la capitale. Persino la Uefa ha fatto sapere che per Roma non riuscire a costruire lo stadio, sarebbe stato un duro colpo.

Pallotta fa business

James Pallotta ha minacciato di tornarsene in America. È un imprenditore. È il garante di un gruppo economico-finanziario. Sono venuti in Italia, a Roma, per fare business. Soldi. E vogliono rispettare le regole: realizzare lo stadio e contestualmente partecipare allo sviluppo della città. Hanno ingoiato il dimezzamento delle cubature. Un duro colpo, comunque hanno portato il progetto a casa. La Roma e il costruttore Luca Parnasi rivale di Caltagirone e per questo osteggiato dal Messaggero.

La città del botta e risposta

A Napoli, invece, proprio poche ore prima che a Roma fosse raggiunto l’accordo, presidente del Napoli e sindaco hanno dato vita all’ennesimo triste show. “Napoli è la città del botta e risposta”, disse De Laurentiis un po’ di tempo fa. E lui stavolta ha contribuito ad irrobustire il copione. Lo stadio nuovo non è stato realizzato (ed eravamo stati facilissimi profeti cinque anni fa). Il Comune non ha accettato il progetto. E ha acceso un mutuo al Credito sportivo per realizzare lavori di ristrutturazione. Andare alle radici del duello è impresa possibile ma anche inutile. Conta il risultato. E il risultato è che lo stadio nuovo a Napoli non si farà. Almeno per il momento.

Massimo Troisi e la tv da regalare alla madre

Del resto, una persona di buon senso non si è mai potuta illudere del contrario. A Napoli ancora si discute della Società Calcio Napoli come impresa sociale. Che equivale alla divisione del regalo per la madre genialmente confezionato da Massimo Troisi in Scusate il ritardo: “cinquemila lire io, cinquemila lire Patrizia e un milione e due tu” rivolto al fratello attore. Il De Laurentiis di turno. Basta dare uno sguardo a interventi di editorialisti su quotidiani cittadini, che sembrano scritti da fondamentalisti del papponismo.

Al di là degli schieramenti in campo, nessuna delle controparti sembra matura per la costruzione di un nuovo stadio: né De Laurentiis né il Comune né la cosiddetta società civile (resta memorabile una frase di Catello Polito, ex sindaco di Castellammare di Stabia: “E che so’ incivile io?”). Napoli resta alla finestra. Passa un giro. L’ennesimo. A proposito, a che stiamo a Bagnoli?

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