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Il Napoli vince senza brillare davvero: può e deve ancora migliorare

Il Pescara, almeno inizialmente, blocca un Napoli sotto ritmo e senza inventiva. In due minuti, la partita finisce: roba da grande squadra, che però potrebbe non bastare contro altri avversari.

Il Napoli vince senza brillare davvero: può e deve ancora migliorare

Oddo imbriglia Sarri

Una delle frasi più interessanti del dopopartita l’ha detta Dries Mertens, pochi secondi dopo il fischio di chiusura. «Non riesco a spiegarmi come mai il Pescara sia così dietro in classifica». Effettivamente, la squadra di Oddo colpisce per atteggiamento aggressivo e organizzazione, nei primissimi minuti e per tutta la prima frazione di gioco. Delle 23 conclusioni azzurre verso la porta di Bizzarri, solo 6 sono arrivate durante la prima frazione di gioco. Di queste 6, 3 sono da fuori area. Non è un caso: nel primo tempo, il Pescara ha difeso la sua area nel modo giusto  ha perfino saputo irretire il Napoli con un palleggio intelligente, utilizzato per risalire il campo.

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Le due facce del Pescara nel primo tempo. Nelle due immagini in alto, la pressione quando la costruzione del Napoli partiva dal basso. Cinque uomini portati nella metà campo avversaria in modo da bloccare il gioco sul nascere. Nel terzo frame, l’altra faccia della medaglia: la squadra di Sarri ha superato il primo pressing e entra nella metà campo degli abruzzesi. Linea da cinque difensori più i tre centrocampisti e il pressing a supporto di Gilardino

Come visto nelle immagini che abbiamo isolato, i principi difensivi degli abruzzesi sono semplici quanto efficaci. Il pressing è organizzato per bloccare fin da subito il gioco ragionato del Napoli, il contenimento nella propria metà campo mira a un’occupazione totale degli spazi, in modo da limitare le possibilità di imbucate e tagli negli spazi.

Il Pescara fa benissimo questo doppio lavoro, per il quale sacrifica gran parte delle energie in serbatoio. La risalita lungo il campo, come detto, viene orchestrata con un possesso il più possibile ragionato ma verticale,  troppo poco per impensierire realmente la difesa del Napoli. La conseguenza di un primo tempo così è facilmente immaginabile, ed è riassunta nella mappa di cui sotto. Nell’immagine, sono raccolti tutti i palloni giocati dalle due squadre nei primi 45′ (per la cronaca: 484 per il Napoli, 240 per il Pescara). La squadra di Sarri (in arancione) attacca da sinistra a destra, quella di Oddo (in azzurro) è al contrario. I tocchi di palla nelle due aree si possono contare sulle dita di due mani.

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Meriti e demeriti

Il Napoli, dal canto suo, ha giocato un primo tempo sotto ritmo. Merito dell’atteggiamento del Pescara, come detto, ma anche il risultato di un momento non proprio brillante. In molti hanno ipotizzato un richiamo di preparazione da parte di Sarri, un’ipotesi di cui non possiamo avere certezza. Nel secondo tempo la squadra si scioglierà, ma nei primi 45′ appare poco fantasiosa e troppo scolastica nella metà campo avversaria. I 4 key passes, tutti di calciatori diversi (Zielinski, Hamsik, Insigne e Mertens) sono gli unici passaggi riusciti verso l’area di rigore. Degli 8 cross tentati (una cifra bassissima per il Napoli), solo 2 sono andati a buon fine.

Da sottolineare, sempre nella prima frazione di gioco, il ritorno di Jorginho ai suoi standard numerici. L’italobrasiliano commette qualche errore di leziosità, ma gioca 90 palloni con una precisione del 90%. A fine partita, i numeri saranno straordinari: 153 palloni giocati, accuratezza del 91%. Più l’assist per il primo gol, più un altro key pass, più 4 eventi difensivi. Insomma, come scritto anche dal nostro Fabio Avallone, la concorrenza con Diawara e la momentanea retrocessione a seconda scelta hanno fatto bene al centromediano azzurro. Che pare aver superato il periodo buio e ha iniziato a riprendersi il Napoli.

La ripresa (ovvero, la fine della partita)

Il pronti-via e due a zero del secondo tempo chiude ogni tipo di analisi legata ai rapporti di forza tra le due squadre. Il Pescara ha una buonissima reazione al primo gol, ma ha la colpa di incassare subito il secondo. Che è una splendida giocata in combinata: il perfetto pallone di Zielinski, però, è solo il condimento di una giocata meravigliosa di Hamsik. Lo slovacco, completamente fuori dai radar della difesa pescarese, legge e indovina un inserimento da vedere e rivedere.

Da questa inquadratura, è possibile apprezzare l’intera giocata di Hamsik. Zielinski fa il classico movimento di ingresso nel campo dall’esterno. Solitamente, questa giocata viene cercata da tutti i calciatori che giocano col piede opposto, quindi sul lato del loro piede debole. Una delle grandi qualità di Zielinski è quella di saper utilizzare indifferentemente entrambi i piedi. Hamsik intuisce lo spazio, lo attacca da dietro e non viene seguito né contrastato. Perfetta lettura situazionale di Marek, splendido pallone di Piotr. Ma anche grande ingenuità da parte della difesa pescarese.

A quel punto, la squadra di Oddo si sfalda. Il Napoli conclude 17 volte verso la porta, ma soprattutto crea 14 occasioni in open play, ovvero in azione manovrata. Il dispendio di energie del primo tempo si accoppia al crollo mentale in seguito all’uno-due azzurro, e l’unico momento positivo in attacco nasce da un errore non forzato di Strinic, che serve a Gilardino il pallone del 2-1. L’attaccante torinese spedisce fuori: rigore a parte, c’è solo un altro tiro in porta del Pescara in tutta la ripresa. In realtà, anche nel primo tempo è andata così. L’unica conclusione vera e propria del primo tempo è la punizione di Caprari. Finita alta, e pure di molto.

Avversario debole (?)

A questo punto, la domanda è d’obbligo: il Napoli ha battuto meritatamente il Pescara, e su questo non c’è dubbio. Ma quanto di questo successo si deve alla forza non trascendentale degli abruzzesi? E quindi, subito dopo: il Napoli sta vivendo un buon momento dal punto di vista tattico e tecnico?

Alla prima domanda abbiamo risposto in apertura del pezzo. Il Pescara non è un avversario facile da battere, è servita una buona attenzione difensiva per limitare a zero le azioni manovrate degli abruzzesi. Che, a dispetto della classifica, rappresentano l’ottava forza in Serie A per possesso palla e la quindicesima per numero di occasioni create. Come dire: c’è molto di peggio, a livello di organizzazione e qualità. Come detto da Mertens, e l’abbiamo citato all’inizio dell’analisi.

Quello che serviva

Alla seconda domanda, rispondono le solite cifre di alto livello. Frutto di una partita comandata in lungo e in largo, gestita come gran parte delle partite dello scorso anno. Risolta, però, attraverso un cinismo iniziale che non apparteneva a questa squadra. Almeno, fino all’anno scorso. Con quello di Tonelli, ieri, sono 7 i gol su palla da fermo realizzati dal Napoli in questa stagione. Più altri 2 in Champions League. Un nuovo modo di essere pericolosi, che fa parte delle armi a disposizione di Sarri. E che per questo va trattato analiticamente, come l’applicazione dei principi di gioco.

Al tempo stesso, però, è una dinamica che (come avvenuto ieri) può fare da apriscatole per partite bloccate dagli avversari o da una condizione non proprio eccelsa. Quindi, la risposta è semplice: non sappiamo il Napoli come sta. Non riusciamo a dirlo perché ha vinto le prime due (tre) partite di questo inizio anno pur senza offrire il meglio del suo repertorio. Nascondendo, in parte, bellezza, automatismi e intensità. Può migliorare ancora, deve farlo. Ne ha tutte le potenzialità. Contro il Pescara, così come contro Samp e Spezia, ha vinto senza giocare benissimo. Probabilmente, era quello che serviva. Dopo, arriveranno altri avversari. Allora, servirà quello che ieri si è visto solo dopo un gol che è un apriscatole.

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