Storie di due match molto caldi con i rossoneri, nel 1970 e nel 1973: ci sono Lo Bello, Menegali, Ferlaino e i capitoni.
Quando “Natale coi fuochi d’artificio” e “Natale coi bagarini” non erano film prodotti da De Laurentiis ma da Corrado Ferlaino, ingegnere e costruttore edile. Tutto avvenne in tre anni. Per una ‘stranezza’ del calendario Napoli – Milan era la classica sfida delle festività natalizie, di quando i napoletani speravano che la loro squadra del cuore non perdesse (“C’è ‘gghiute stuort ‘o capitone!” si diceva, se questo accadeva) e di quando si assaporava la vincita al Totocalcio per fare delle buone vacanze. Tra le due partite che vi andiamo a raccontare ci furono altri due incontri-scontri, entrambi terminati per 0 a 0, uno giocato il 9 gennaio 1972 ed un altro il 24 dicembre, sempre dello stesso anno, ma del campionato successivo. Tra questi due risultati ad occhiali ci furono i Natale più pirotecnici che i tifosi azzurri ricordino dagli anni ’70 in poi.
VIGILIA DI NATALE 1970 : Il Napoli, udite udite, era imbattuto dall’inizio del campionato e quando arrivò il Milan al San Paolo ci fu il pata… tric trac. L’occasione della sfida al vertice più che ghiotta era’ ghiottona’ per il grande incasso che si prospettava e Messer Ferlaino strinse i cordoni della borsa, si incaponì e adottò una politica dei prezzi ridotti per fare il pienone. Il contrario di quello che avviene oggi dove una Curva costa 40 euro. La ebbe vinta, lanciò la formula del “massimo due biglietti a testa” per evitare il malcostume del bagarinaggio e al tempo stesso, proprio in vista dello scontro scudetto col diavolo rossonero, allargò la capienza dello stadio di 5000 posti. Ci furono tumulti e caos durante la vendita dei biglietti, sembrava essere ritornati ai tempi di Masaniello o al pane razionato, preso con la tessera. File interminabili, la polizia dovette sedare qualche tafferuglio ai botteghini ma alla fine l’incasso fece luccicare gli occhi all’ingegnere con un pubblico da record. Del resto le sfide al vertice erano sinonimo, per i bagarini, di grandi introiti. Le cifre enormi, spropositate, di quella gara dicono 53000 paganti e 33000 abbonati, totale quasi 90000 cuori pronti a sostenere gli azzurri.
Quindi grande attesa, gli azzurri erano a tutti gli effetti una squadra che mirava allo scudetto, prima dell’incontro col Milan di “Paron” Rocco erano soli in testa alla classifica. Purtroppo sul campo le cose non andarono secondo le aspettative dei tifosi, della squadra e del suo presidente. Il 20 dicembre il Milan ci intossicò capitone, spaghetti a vongole, struffoli e tombola. Dopo l’iniziale gol di Pierino “la peste” Prati che colse di sorpresa la retroguardia degli azzurri bucando Zoff, il Napoli andò letteralmente all’arrembaggio e chiuse i rossoneri nella propria area di rigore. Dai e dai, batti e ribatti, la palla non ne voleva sapere di entrare, il Milan era chiuso a riccio come i dettami dell’Italia catenacciara aveva notificato. Lo Bello non vide un plateale fallo di Benetti su Ghio che doveva essere sanzionato con un sacrosanto rigore. L’arbitro siracusano fece cenno di proseguire mentre tutto lo stadio veniva giù, rimbombando e preparando la ‘carica’ di petardi e tric trac. Qui la sopportazione dei napoletani arrivò al limite. Dopo il non-rigore il pubblico iniziò a sparare centinaia di mortaretti in campo e più che a Fuorigrotta sembrava di stare a Piedigrotta. In più, Silvano Villa, passando nei pressi della linea del fallo laterale, viene colpito con una pistola lanciarazzi da un microcefalo che non fece che aggravare la già incandescente situazione. Il giocatore non perse l’occasione di giocare ‘sporco’, si gettò a terra, sotto una salve di fischi assordante e ci rimase come colpito da una bomba durante le “Quattro giornate di Napoli”. Ovvio che le decisioni del giudice sportivo pendessero tutte a favore del Milan, partita vinta a tavolino per 2 a 0 e squalifica del San Paolo.
VIGILIA DI NATALE 1973 : Dopo un inizio al fulmicotone il Napoli ebbe la sua prima battuta di arresto all’Olimpico contro la Lazio a metà dicembre, “Long John” Chinaglia infilò Carmignani e gli azzurri subirono la prima sconfitta del torneo. L’occasione di riabilitarsi arrivò subito, al San Paolo era atteso il Milan che, a quanto pare, giunse con l’arbitro Menegali a seguito. Scherzi a parte, oggi ci si lamenta del “Rubentismo” ma in quegli anni di piombo le milanesi erano über alles, dove giocavano maglie a strisce rossonere o nerazzurre non si poteva fare risultato, si era condannati all’errore del giudice di gara. L’arbitro di Roma ne combinò di tutti i colori, non vide o fece finta di non vedere i ripetuti tentativi killer di Turone e Sabadini di spezzare le gambe a Clerici ma anche un clamoroso fallo di mani di Benetti in area di rigore ed una mossa di karatè ai danni di Braglia all’89esimo minuto, anche questa meritevole del penalty. Rigori da concedere due, rigori concessi zero. Eppure il generoso Ferlaino salvò Menegali, lo sottrasse alla folla inferocita e lo accompagnò, con un taxi, fino alla stazione. Lo stratagemma escogitato dal presidente-volpone fu un capolavoro da film giallo. Corrado I di Borbone fece uscire dal passo carraio una autoambulanza con le sirene spiegate facendo pensare a tutti che dentro ci fosse, mimetizzato, l’arbitro nella parte del ‘ferito’. Iniziò così un fitto lancio di pietre verso l’ambulanza che vide tutti i suoi vetri andare in frantumi. Dentro ovviamente non c’era Menegali. L’avvocato romano, divenuto ‘internazionale’ l’anno dopo, invece, era su un taxi, davanti Ferlaino e dietro lui con i suoi collaboratori. Fu così che riuscì, con sangue freddo e con l’astuzia, a farla franca. Dopo i disordini non poteva mancare nuovamente la squalifica del campo, ormai un classico del dopo Napoli – Milan. Si parlò, anche qui, di guerra tra bagarini e Ferlaino, ‘illegali’ che il presidente tentava invano di combattere, di mettere al bando. Anche questa partita era stata contrassegnata da un’altra trovata geniale, dopo quella di tre anni prima, di Ferlaino. In seguito al furto di biglietti in sede, proprio alla vigilia dell’ incontro con i rossoneri, il giovane dirigente decise di varare una sorta di mini abbonamento per le restanti dodici partite, un espediente per evitare che i bagarini avessero la meglio nella gestione dei biglietti in vendita per ogni singola partita. E questo probabilmente scatenò l’ennesima guerra tra le due ‘fazioni’.
Il calcio giocato ci racconta che la gara si era messa bene in carreggiata per gli azzurri con un primo tempo di netta marca partenopea. Canè al ’50, su imbeccata del “Gringo” Clerici, aveva portato il Napoli in vantaggio facendo pregustare un ottimo Natale ai napoletani ma la festa diventò funerale quando prima Biasiolo e poi Chiarugi, entrambi in contropiede, diabolicamente, chiusero la pratica. Anche questa volta la pressione finale del Napoli fu vana, prima Anquilletti salvò sulla linea di porta con Vecchi già battuto e poi ci furono i due clamorosi episodi del fallo di mani di Benetti e l’intervento scomposto su Braglia. Questa volta, oltre ai mortaretti, volarono anche delle pietre e più di una rischiò di colpire uno dei guardalinee, tale Sorrentino. A distanza, quindi, di tre anni, fu ancora il Diavolo rossonero a far cadere l’imbattibilità del San Paolo. Dal 20 dicembre 1970 al 23 dicembre 1973 il Napoli aveva disputato 44 partite a Fuorigrotta senza MAI subire sconfitte.
Ed il nonnino chiuse la favoletta al nipotino, voglioso di sapere di tutti gli arbitri, in ordine alfabetico, che avevano fatto danni al Napoli, indicando rispettivamente Lo Bello per la lettera “L” e Menegali per la lettera “M”. L’anziano, poi, andò a letto pensando ossessivamente al giorno dopo. Sarebbe arrivata anche la “R” ma lui non aveva ancora deciso se assegnare il titolo a Rocchi o a Rizzoli. Lo aspettava una notte davvero insonne.
(foto archivio Morgera)