ilNapolista

A lezione di difesa da Sarri, più che un allenamento

La seduta di questa mattina conferma le visione del tecnico: la nuova edizione del suo Napoli ripartirà ancora dall’intensità difensiva

A lezione di difesa da Sarri, più che un allenamento
Maurizio Sarri in una foto di Matteo Ciambelli

Partiamo da un dato, anzi da due: il Napoli di Benitez, in entrambe le sue stagioni, ha segnato 104 gol in tutte le competizioni; quello di Sarri ne ha messo insieme 106. Una differenza minima, non sostanziale. La situazione non è la medesima in relazione ai gol subiti: 57 il primo anno con lo spagnolo, 73 il secondo. L’ultimo Napoli, quello di Sarri, ne ha subiti 39.

Poi oggi sei in tribuna stampa, a seguire il secondo allenamento del ritiro. E ti ritrovi a goderne, perché (a differenza di quanto avviene altrove) qui si fa subito tattica. E ci si concentra sulla difesa. Come dire e come dirlo, magari con una domanda retorica: il Napoli di Sarri ha incantato per qualità di calcio offensivo, nello scorso campionato; ma siamo sicuri che la vera rivoluzione del tecnico tosco-napoletano non sia quella difensiva?

Il report della seconda seduta, da questo punto di vista, è in qualche modo eloquente: Napoli diviso in due, ma Sarri sta con i suoi difensori. Quelli che ci sono, in realtà manca solo Hysaj dei titolari. E il lavoro è tutto sui movimenti di una linea a quattro sempre altissima, sempre aggressiva. Concentrazione massimale in ogni momento, per ogni singolo posizionamento e pure per il più piccolo movimento. E in entrambe le parti della fase difensiva, quella in copertura e quella in ripartenza. Il Napoli che vuole Sarri non solo recupera il pallone, ma ribalta l’azione con la testa e con gli schemi. Giocando a calcio.

D’altro canto, basta pensare alle parole di Sarri l’anno scorso in diverse conferenze stampa: «Puoi fare bene la fase difensiva per 89 minuti, poi subisci un gol al 90esimo e hai buttato tutto via. In attacco, ti bastano 30 secondi come si deve per vincere la partita». Questa frase è un manifesto, eppure sembra non avere niente a che fare con il Napoli di Sarri. La convinzione comune è che la squadra messa insieme dal tecnico ex Empoli per la sua prima stagione partenopea sia e abbia un primato estetico perché offensivo. La verità, invece, è un’altra: la rivoluzione di Sarri è una controrivoluzione, e parte da dietro. Dopo, solo dopo, viene tutto il resto, perché è in difesa che è davvero esistito il cambiamento. L’intensità dei primi allenamenti a Dimaro è il preludio a una partenza a razzo, l’abbiamo scritto. Ma l’attenzione sulla terza linea, che per alcuni potrebbe rappresentare una sorpresa, è invece una costante. Te ne accordi (ri)guardando i match dell’ultima stagione; e te ne rendi conto qui, in Trentino, in un secondo ritiro che è cominciato con i botti, almeno in campo. E che ha ripresentato un Napoli che riparte lì dove  è finito il primo Napoli di Sarri: da intensità e attenzione difensiva maggiorate rispetto al passato.

Un’indicazione che è un auspicio, perché migliorarsi è un obiettivo sempre bello da perseguire. Ed è anche il passo necessario per ripetere quanto di eccellente fatto e fatto vedere lo scorso anno. In cui il Napoli è arrivato secondo, dietro solo la Juventus. Una squadra che, giusto per ricordarlo, ha subito 20 gol in tutto il campionato. Toh.

ilnapolista © riproduzione riservata