Aggiustare una stagione con un ultimo risultato, per quanto dalla grande importanza solo campanilistica. Una roba platonica, insomma, per cercare di ricucire un rapporto che sembrava essersi logorato col tempo e nel tempo. È la storia di Arséne Wenger e dell’Arsenal, da vent’anni esatti insieme. Battendo il già retrocesso Aston Villa all’Emirates, i londinesi si sono garantiti la seconda piazza davanti ai cugini del Tottenham.
È un risultato a suo modo storico, perché gli Spurs sono stati il grande contender al titolo del Leicester e in, qualche modo, anche la seconda grande sensazione positiva dell’intera stagione di Premier. Eppure, sono arrivati dietro i cugini del North London per la 21esima stagione consecutiva. Finire sotto l’Arsenal è un risultato forse bugiardo, ma che ha un certo significato. Questo, in parole povere: la squadra di Pochettino non è ancora pronta per le grandi ribalte e l’Arsenal è riuscita a cogliere il massimo risultato col minimo sforzo. Lo sa anche Wenger che nell’ultima partita ha cercato di ricomporre il rapporto con i suoi tifosi attraverso uno striscione con cui è sfilato, e su cui c’era la frase “Thanks for your support”. Un grazie, ai tifosi, da parte di un tecnico bistrattato (ne abbiamo già parlato qui) che però è il recordman per longevità e trofei sulla panchina dei Gunners. E che è apparso davvero deluso dall’andamento di una stagione che poteva portare qualcosa di più. Magari il titolo poi finito a Ranieri.
«Non siamo contenti di essere arrivati secondi – ha spiegato il manager francese al Daily Nations -, anche perché per un po’ siamo stati in testa e pensavamo di poter conquistare il titolo. Al tempo stesso, però, mi viene da dire che ci sono 18 squadre dietro di noi che vorrebbero essere al nostro posto. Sia il Tottenham che il Manchester City sono state avanti, in classifica, per un lungo periodo, ma siamo riusciti a recuperare grazie a nove partite senza sconfitte.
Nell’ultima gara casalinga, l’accoglienza per l’ex allenatore del Monaco è apparsa leggermente più calda rispetto a quella (terribile) di due settimane fa. Questa la reazione di Wenger: «È una soddisfazione sentire un pubblico meno ostile, non sono masochista fino al punto di desiderare i fischi. Ho un posto di lavoro esposto al pubblico e accetto le critiche, credo di averlo dimostrato nei miei vent’anni qui. Ho sempre cercato di accontentare tutti, ma purtroppo non riesco a farlo sempre. Almeno oggi siamo riusciti a dare una soddisfazione ai nostri tifosi, che sono andati a casa contenti per il risultato e la prestazione».
Ora, viene il futuro. Che, insieme, è una rivincita e un arduo tentativo per Wenger di cercare di entrare di nuovo nel cuore dei tifosi dell’Arsenal. Che hanno in qualche modo concesso una tregua al tecnico francese il cui contratto scadrà nel 2017. Una tregua armata, però: di mezzo ci sono un mercato che deve essere per forza di cose scoppiettante (l’Arsenal ha detto addio a Rosicky, Arteta e Flamini, e ha perduto Wellbeck per diversi mesi a causa di un terribile infortunio al ginocchio) e un grande trofeo da riportare nel quartiere di Highbury. Dove il titolo manca dal 2004, e dove le ultime vittorie (due Fa Cup e un Charity Shield) non possono bastare. Anche per un tecnico in sella da vent’anni e che ha portato al club 15 trofei. Lui ha risposto con una dichiarazione programmatica: «Stan Kroenke (il prorpietario dei Gunners, ndr) è assolutamente con me, e mi ha detto di investire tanti soldi nel modo che vogliamo». Forse, ne vedremo delle belle.