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Irma Testa, la prima italiana alle Olimpiadi di boxe: «Venire da un quartiere difficile mi ha aiutata»

Irma Testa, la prima italiana alle Olimpiadi di boxe: «Venire da un quartiere difficile mi ha aiutata»

La sala si alza in piedi e applaude. Lei è un po’ emozionata e un po’ stanca, comunque raggiante. Entra accompagnata dalla madre per la festa che è stata organizzata in suo onore all’Hotel Vittoria di Pompei. Lei è Irma Testa, diciotto anni, di Torre Annunziata, quartiere Provolera. Oggi è considerata la più forte atleta della boxe under 20 al mondo. Soprattutto è la prima italiana del pugilato ad arrivare alle Olimpiadi. Le ha conquistate dopo aver battuto la bulgara Staneva 2-1 nel torneo continentale che si è svolto a Samsun, in Turchia. Andrà a Rio de Janeiro.

La festa è stata organizzata dai suoi primi maestri: Lucio e Biagio Zurlo della “Boxe Vesuviana” la palestra in cui ha tirato i primi pugni, in cui è cominciato il suo percorso. Brinda con le compagne di sempre: «Mi avete dato l’esempio e mi avete sempre spronata ad andare avanti» queste le sue parole prima di commuoversi.

È tornata a casa solo ieri. «È stanca, provata per il viaggio e lo stress – dice la mamma Anna – ma non avrebbe mai rinunciato ad abbracciare tutti i suoi amici che volevano festeggiarla». Snella, slanciata, lunghi capelli castani, è soprannominata Butterfly, un fisico da indossatrice e un pugno micidiale alla Rocky o, meglio, alla Alì, Irma è il giusto connubio tra potenza ed eleganza, e proprio in virtù di questo è stata eletta testimonial della boxe femminile come lei stessa ha dichiarato. «La mia qualificazione a Rio è anche un messaggio a tutte le donne: fate boxe perché fa bene e vi rende belle».

Ma per lei la boxe è molto di più. «Mi provoca dipendenza – confessa appena arrivata – Ho cominciato per seguire mia sorella, oggi non ne potrei fare a meno, mi dà stimoli continui per progredire e pormi sempre nuovi obiettivi». Quegli stimoli che ogni ragazzo secondo lei dovrebbe avere: «Credo che avere un obiettivo sia una delle cose più importanti per i ragazzi, – continua Irma – invece di vagare in cerca di chissà cosa. Io ad esempio non amo lo studio però ho avuto la fortuna di incontrare il maestro Lucio e trovare il mio sogno da seguire e inseguire. In questo l’essere torrese, essere nata in un quartiere come la Provolera, non mi ha svantaggiato, anzi mi ha sicuramente aiutata, perché qui, come i Maddaloni di Scampia, siamo abituati a combattere quotidianamente». Irma ama salire sul ring e combattere, e proprio per questo, al contrario di campionesse come Simona Galassi, non vuol sentir parlare di professionismo. «Si fanno solo un paio di incontri l’anno, anche se di grande livello, il mondo dilettantistico è più vero».

Una ragazza semplice ma con una grande determinazione che le si legge negli occhi nonostante la stanchezza, la determinazione di chi insegue un sogno e non intende rinunciarci prima di averlo realizzato. E il suo sogno si chiama Rio 2016. «Irma ha la capa tosta – spiega mamma Anna – non le si può dire di no, se ha deciso che deve fare una cosa la fa. È così fin da quando era piccola, ma mentre prima lo consideravamo un suo piccolo difetto, oggi sappiamo che è proprio questa cocciutaggine ad averla portata fin qui e ad averle fatto raggiungere questi traguardi. Nessuno avrebbe scommesso su Irma quando ha cominciato, era gracilina e tutti pensavano che sua sorella fosse più forte, ma lei aveva chiaro dove voleva arrivare. Non si ferma mai. Adesso è in polizia, che era un suo sogno da bambina, ma già parla di voler far parte dei corpi speciali».

Irma Testa ha cominciato presto a tirare pugni per seguire le orme di sua sorella Lucia. «Pensavo di avere una ballerina e una giocatrice di pallavolo e mi sono ritrovata due combattenti – continua la mamma – Lucia ballava, poi un giorno andarono a fare delle prove nella palestra di Zurlo e tornò a casa dicendo che voleva fare boxe, ho cercato di dissuaderla, ma dopo qualche mese non c’è stato niente da fare. La piccolina, Irma, che la seguiva sempre in ogni cosa che faceva, si è innamorata anche lei della boxe». Ride, scherza, si lascia trascinare perfino in un’esibizione canora con la sua amica e cantante Daniela Picciau.  

Ma quando sale sul ring è un treno e mette al tappeto le avversarie. «Non penso mai di essere io la più forte, altrimenti partirei sconfitta e senza le motivazioni per dare il meglio e dimostrare chi sono. In quest’ottica non mi dispiace di aver perso la finale di Samsun perché mi da uno sprone in più per riprendere ad allenarmi subito». Anche Irma però ha il suo tallone d’Achille, si emoziona se tra il pubblico ci sono i genitori o Lucio e Biagio Zurlo, i suoi primi allenatori. «Un paio d’anni fa agli Europei le facemmo una sorpresa – racconta ancora la mamma – arrivando per un suo combattimento, ma si emozionò e cominciò quasi a tremare. Da allora mi limito a sentirla prima di ogni incontro e la seguo da casa».

Le Olimpiadi sono l’obiettivo, ma prima di atterrare a Rio 2016 Irma dovrà fare sosta ad Astana per i campionati mondiali che si terranno dal 17 al 26 maggio. «L’hanno deciso la Federazione e i tecnici – ha spiegato la stessa Irma –  io non ho voce in capitolo. In fondo è anche un modo per fare esperienza e allenamento, mi permette di arrivare alle Olimpiadi con un’esperienza internazionale alle spalle, quindi un nome e una credibilità diversa. E un rischio ma ha una contropartita».

Di parere contrario mister Lucio Zurlo della “Boxe Vesuviana”, il suo uomo ideale come Irma l’ha definito: «Non sono d’accordo con questa sua partecipazione ai Mondiali perché io la conosco e posso dire che sta vivendo un periodo psicologicamente non bello, la vedo tesa e un’altra competizione di quel livello sarebbe un carico eccessivo. Le farei fare qualche incontro internazionale come allenamento, ma non un mondiale. Se per caso dovesse perdere un incontro con un’avversaria di livello inferiore al suo? Certo non sarebbe una tragedia, ma psicologicamente potrebbe avere ripercussioni su Irma. Competizioni come le Olimpiadi non si preparano solo fisicamente allenandosi, ma anche con la testa, perché è la testa che conta in uno sport come questo dove i cazzotti fanno male. Lei è sempre stata molto portata, combatteva in maniera naturale e con un suo stile, noi non abbiamo fatto altro che assecondarlo e perfezionarlo, poi con la Nazionale è cambiato. Prima Irma combatteva per divertirsi e portava montanti stupendi facendo un passo indietro, era un fatto istintivo. Ho visto gli ultimi match in cui non ha portato un solo montante e nessun passo indietro, secondo me non si diverte più».

Una ragazza sorprendente la definiscono gli amici, un vulcano in eruzione permanente: la polizia, la boxe, l’esame di maturità in ragioneria che l’attende a fine anno. Eppure Irma Testa ama i momenti di raccoglimento, la lettura dei grandi classici come Dostoevskij e le biografie, «nelle settimane scorse leggevo il Piccolo Principe» ha raccontato. Si definisce “la ciliegina sulla torta” perché è sorprendente e le piace sorprendere tutti. Come ha fatto del resto in questi anni collezionando vittorie e arrivando in poco tempo a scrivere il suo nome nella storia della boxe. «Prima di ogni gara ho sempre avuto un problema e un intervento, la mano, l’appendicite, poi però sono salita sul ring e ho sorpreso tutti vincendo». Adesso sei una vincitrice. «Ne parliamo dopo le olimpiadi. Se vinco, resto in vacanza Brasile un mese». Non vuol sentir parlare di vittorie, il suo unico pensiero adesso è Rio ed è lì che conta vincere «Ho incontrato tutte le avversarie più forti al mondo, alcune le ho battute e quindi sono convinta che siano alla mia portata. Poi adesso ero al 50% della forma, a Rio conto di arrivare al 100%». Un unico difetto, è juventina, come testimonia anche la sua camicetta: «Lo confesso. Ma mi posso redimere perchè il mio idolo è Lorenzo Insigne».

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