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Abate e Abbiati, Mihajlovic e Brocchi: il Milan è una polveriera

Festeggiare i trent’anni della presidenza Berlusconi con una prima volta assoluta: quella del caos. Il Milan che sembrava in ripresa esce malissimo dalla doppia trasferta a Sassuolo e Verona, sponda Chievo, non solo dal punto di vista dei risultati (un punto, zero gol fatti) ma anche e soprattutto dal punto di vista del morale. Lo spogliatoio rossonero è una vera e propria polveriera prona ad esplodere, e in più parti: i senatori che parlano male e dei calciatori più giovani, un allenatore continuamente sfiduciato e delegittimato nel suo progetto, addirittura un tecnico delle giovanili che rilancia critiche e consigli ai calciatori della prima squadra.

Iniziamo dall’immediato postgara di Chievo-Milan: Ignazio Abate, in un’intervista a Sky Sport, sembra rilasciare la solita dichiarazione per spronare l’ambiente dopo una partita brutta conclusa con un brutto risultato. Però, poi, dice una frase che sembra andare molto al di là del riferimento alla semplice partita: «Se non si mette cattiveria ed ambizione non si va molto lontano». Poco dopo, un altro “grande vecchio” rossonero, Christian Abbiati, vede e rilancia le critiche del compagno: «Abate a caldo ha contestato l’atteggiamento della squadra? Si, è stato sbagliato sia oggi che contro il Sassuolo. Non ho parole per la partenza di oggi, per i primi 30 minuti. Non è che non ci impegniamo, è proprio l’atteggiamento che è stato sbagliato. Non parlo dei singoli ma mi infastidisce quando un compagno viene richiamato e questo risponde perché vede il richiamo come una rottura, quando invece è costruttivo. Dobbiamo giocare tutti per vincere, perché se anche uno su undici non ha lo stesso atteggiamento vincente non si ottengono risultati. Questo è mancato nelle ultime due partite, non voglio fare un dramma perché veniamo da due mesi dove abbiamo fatto molto bene».

Come dire: attenti tutti, che qui la cosa è seria. E il Milan non è più il Milan. Questione di delegittimzione, di convinzione mancante in un progetto che in realtà non esiste. Le sensazioni dicono questo, e i personaggi coinvolti non fanno niente per non ribadirlo. È uscita stamattina, infatti, l’ultima dichiarazione di Berlusconi sul futuro di Mihajlovic: «Se resta? E’ prematuro parlarne ora, dipenda da come conclude la stagione». Come se il tecnico serbo potesse fare molto di più, poi. Lo ha detto proprio lui a Nenad Sakic, suo vice, secondo Mediaset Premium. Subito pronta la smentita della società («Al nostro allenatore Sinisa Mihajlovic sono state attribuite nel post partita di Chievo-Milan al Bentegodi di Verona, frasi che l’interessato non ha mai pronunciato, come risulta anche alla Società che conferma l’assenza di tali dichiarazioni»), ma non è che la cosa cambi di molto.

E poi c’è il terzo incomodo: Christian Brocchi. L’allenatore della primavera rossonera, impegnata in questi giorni nella preparazione per il Torneo di Viareggio, richiama all’ordine i suoi successori in maglia rossonera: «I giocatori devono saper sopportare le pressioni, questa è la base per poter giocare nel Milan, anche se non è facile. Io parto dal presupposto che un giocatore debba essere carico a prescindere indossando la maglia del Milan. Quando giocavo io c’era questa voglia in ogni singolo giocatore, faceva parte del Dna». Inutile aggiungere che l’ex mediano è uno dei candidati a prendere il posto di Sinisa Mihajlovic in caso di esonero.

È un tutti contro tutti, una lotta senza quartiere. A partire dalla società, ovviamente, con la questione irrisolta del doppio ad Barbara Berlusconi più Adriano Galliani che è un classico compromesso che non risolve nulla. E poi c’è la squadra, fiaccata dalle beghe interne e da mancanze strutturali che neanche un mercato da 90 milioni di euro è riuscito a colmare. Il Milan è nel caos, e non sembra esserci soluzione all’orizzonte. 

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