Dal libro “S.S.C. Napoli – Una squadra e la sua città” di Giuseppe Pacileo, pubblichiamo un breve estratto relativo al Napoli del 1971 e a quel famoso Inter-Napoli deciso dall’arbitro Gonella. Grazie a Giulio Spadetta, possessore del cimelio.
Ferlaino afferma che quando il Napoli avrà lo scudetto egli se ne andrà. Già nel 70-71 il miglior Napoli della gestione Chiappella rischiò di mandarlo via. Dopo nove giornate era in testa con un punto sul Milan: il 20 dicembre nel confronto al San Paolo l’infernale fuoco d’artifizio di ottantamila (o poco meno) forsennati sbigottì più gli azzurri che i rossoneri. Un razzo colpì Villa e la sconfitta a tavolino per 2-0 sostituì quella ottenuta da Prati col suo gol solitario. Negli spogliatoi Lo Bello allargò le braccia: «Mettimece stu lutto!». Ma fu una sola giornata di squalifica mentre l’idiozia ne meritava dieci. La squadra era soda, però, e si riebbe. Il 21 marzo 1971, quando affrontò l’Inter a Milano, aveva due punti di vantaggio sui nerazzurri e tre sul Milan.
Quel giorno la primavera fiorì solo per l’Inter, che raggiunse il Milan e liquidò il Napoli. Come? Al 40esimo segna Josè, poi viene espulso Burgnich per un fallo che solleva contestazioni. Alla ripresa vedo confabulare Gonella con Mazzola e Boninsegna e dico ad alta voce in tribuna stampa: «La prima palla in area del Napoli è rigore». Accade al 12’, perché Panzanato ha allargato le braccia davanti a Mazzola. Il dono commuove i colleghi milanesi, ma – urca! – l’è talmente sporca che Zoff ha lo sguardo omicida, non capisce più niente: subisce il rigore ed anche una palla, ad effetto ma centrale, di Boninsegna tre minuti dopo. In verità durante l’intervallo i napoletani se l’erano fatta addosso al solo pensiero di essere in vantaggio, e ci sarebbe voluto ben altro galvanizzatore a tenerli su. D’altro canto, purtroppo non posso riferire quel che accadde in altri spogliatoi, sempre nell’intervallo, benché sappia ciò che un importante giocatore dell’Inter confidò ad un amico.