«Ci mettono tutti in galera, così». Una delle frasi estrapolate dalle intercettazioni del nuovo caso Infront, pubblicate tra ieri e oggi su Repubblica e sulla Gazzetta dello sport. Il nuovo caso giudiziario comincia il giorno dell’arresto di Andrea Baroni, fiscalista accusato di riciclaggio. Baroni, dipendente della Tax&Finance di Lugano, società di advisor coinolta nella trattativa tra Finivest (Milan) e Mr. Bee. Fin qui tutto bene e tutto lontano (ma non tanto) dal calcio, se non fosse che un secondo filone di inchiesta della Procura di Milano inizia a indagare su marco Bogarelli, patron di Infront, la società che gestisce il marketing e i diritti televisivi per conto della Lega Calcio.
L’iscrizione di Bogarelli nel registro degli indagati avviene lo stesso giorno, 9 ottobre 2015, dell’arresto di Baroni. I reati contestati sono turbativa d’asta e turbata libertà della scelta del contraente. Il giochino, come si apprende sulla Gazzetta, è semplice, e riguarda il procedimento di vendita e assegnazione dei pacchetti di diritti televisivi sui campionati di Serie A. Bogarelli è vicino a Mediaset, e in alcune telefonate con Adriano Galliani, dice che «bisogna fare pressioni sulle altre squadre». Non si tratta solo della semplice cessione irregolare dei diritti, ma anche un sistema di finanziamento occulto di alcune squadre in difficoltà economiche, in Serie A come in Serie B. Emblematico il caso del Genoa di Preziosi, che aveva già buttato via la qualificazione all’Europa League (non era riuscito ad ottenere la licenza Uefa in tempo) e pare sia stato “salvato” da un provvidenziale versamento di 15 milioni. I soldi arriverebbero dalla Svizzera grazie a una società la MP&Silva di Riccardo Silva, che guarda caso gestisce la diffusione all’estero dei diritti televisivi del campionato italiano. Non Bogarelli, ma quasi. Preziosi, per sdebitarsi, avrebbe ceduto a prezzo di favore una quota minoritaria della sua azienda di giocattoli (il 3% a 100mila euro) prima che questa entrasse nel listino della borsa di Honk Hong e quindi moltiplicasse il suo valore commerciale. Come il Grifone in A, anche alcune società cadette avrebbero ricevuto “sovvenzioni particolari” per conto di Bogarelli: Brescia, Cagliari, Bari. Nel registro degli indagati Paparesta, Lotito, e, ovviamente, Enrico Preziosi. Forti e comprensibili le reazioni dei (pochi) club “contro” Bogarelli e Infront: per il presidente della Juventus Andrea Agnelli, «bisogna dire basta alle interferenze illecite e criminali nel nostro calcio»; Baldissoni, direttore generale della Roma invece, ricorda che la società giallorossa «è sempre stata chiarissima in tutte le assemblee di Lega nella sua posizione». Da Sky, invece, traspare incredulità: «Una cosa è immaginare cosa potesse esserci dietro, un’altra è leggerlo nelle carte processuali».
La frase con cui abbiamo aperto il pezzo è invece attribuita a Marco Ciocchetti, numero due di Infront. La telefonata in questione avviene con Bruno Ghirardi, avvocato della Lega Calcio, e il tema è sempre quello della vendita dei diritti televisivi, in questo caso del Pacchetto C, quello delle interviste post-gara. È finito a Mediaset solo dopo trattativa privata, e successivamente ad alcune offerite presentate da Sky e “misteriosamente” rifiutate dai club. Da qui il «fare pressione», da qui i finanziamenti ad hoc elargiti da Bogarelli e affiliati. Da qui una nuova bufera che promette di sconvolgere, ancora, il mondo del pallone.