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Valdano tra leadership ed egolatria. Quando Bilardo portò quell’Argentina a vedere i pendolari

Valdano tra leadership ed egolatria. Quando Bilardo portò quell’Argentina a vedere i pendolari

E’ difficile immaginare una sintesi tra lo spirito dionisiaco del calcio e l’apollineo filosofico, ci ha provato Jorge Valdano ne “Le undici virtù del leader. Il calcio come scuola di vita” [ISBN, 19 euro]. Il campione del mondo argentino è da molti considerato filósofo del fútbol, Valdano però ha sempre rifiutato quest’etichetta, così come quella d’intellettuale o evangelizzatore del calcio, ritenendola un’invenzione dei giornalisti sportivi.

Una lettura superficiale porterebbe a catalogare il testo come un incrocio tra tecniche di mental coaching e team building, nulla di più sbagliato.

Le undici virtù non rappresentano né ricette-pronte né dei postulati, ma sono strettamente legate a dati empirici, l’ex dg dei blancos parla con cognizione di causa (non si diventa campioni del mondo per caso ,anche se in quella squadra c’era Lui)
Nell’introduzione Valdano sottolinea come la sua intenzione “sia quella di sfruttare le esperienze in ambito sportivo per parlare di leadership, lavoro di squadra, motivazione e tutto ciò che anima un team di alto livello”.

L’elemento imprescindibile è quello dell’emozione, dello stato d’animo e cita a questo proposito uno studio, farà storcere il naso ad alcuni lettori del Napolista perché menzionato spesso, del professor McClelland dell’Università di Harvard che spiega come il 30 % dei risultati di una squadra siano legati all’ambiente in cui si esplicita l’impegno e questo aiuta a dare “la giusta dimensione dell’atteggiamento di un leader”. Prima di creare una squadra e riconoscere un leader bisogna prima decostruire (non nell’accezione di Derrida) gli ego che in ogni spogliatoio, sopratutto in questa fase storico-mediatica, abbondano.


Valdano ricorda come nel 1995 fu invitato a partecipare alla stesura di un libro collettivo che s’intitolava Liderazgo, il cui scopo era quello di trovare una formula infallibile per la leadership intervistando un gran numero di imprenditori ed allenatori. Quando erano sul punto di rinunciarvi si resero conto che ad accomunare persone così diverse tra loro, seppur di successo, fosse l’autenticità “nessuno fingeva una personalità che non aveva, ma guidavano i loro gruppi partendo da una convinzione profonda, da una sicurezza quasi malsana nel proprio modello di comando. I grandi leader credono in se stessi al di sopra di qualsiasi ricetta, e partendo da quella forza interiore trasmettono e contagiano”.

Quali sono dunque le virtù per Valdano? Primariamente la credibilità, il leader rappresenta un’autorità morale capace di sedurre con l’etica ed essere esempio.
In secondo luogo un leader è colui che riesce ad alimentare la speranza, il sogno come motore che accelera le ambizioni più nobili.
Poi c’è la passione che lui definisce la buona peste, ovvero mettere emozione nelle cose dando vitalità e provando a renderle migliori. Passione che fa rima con dedizione (totale ed assoluta) per la causa ed è l’esatto opposto dell’indolenza “il nome che diamo alla disconnessione emozionale – ricorda Jorge Bernardo Griffa – tra l’uomo e il lavoro che svolge”.

C’è una virtù che sembra fungere da architrave a tutte le altre ed è lo stile, per Valdano lo stile è tutto “è la differenza, è la distinzione, è ciò che ci rende unici. Nessuno si sbagli quando si perde una partita o un campionato ci saranno sempre altre possibilità; quando si perde lo stile, si perde tutto”.

Per introdurre la virtù della parola, l’autore fa appello al filosofo spagnolo Savater “l’autorità si ottiene per percussione o per persuasione. Violenza o argomenti seduttivi”. Ed è nel pieno della battaglia, come all’intervallo negli spogliatoi, che si misura la stoffa di un leader e della sua capacità di ribaltare il corso degli eventi tramite la parola.


Uno dei mali più grandi di un leader può essere l’egolatria, l’unico rimedio è rimanere umili, una virtù che però va costantemente allenata. Valdano racconta un gustoso episodio accaduto alla vigilia di Messico ’86, il ct Bilardo stanco delle lamentele per i duri allenamenti, decide di portare la squadra all’alba davanti ad una stazione della metro affollata di lavoratori “Questa gente esce di casa quando è ancora notte e torna a casa quando è già notte. Non lamentatevi più”, ma ancor più interessante, sempre in tema di umiltà, è il giudizio che Valdano esprime Callejon “Nel Real si è messa in luce una di quelle figure complementari che diventano grandi accettando il proprio ruolo: José Callejòn. Un calciatore che, quando gioca, si batte come se fosse davanti alla sua ultima occasione. E, quando non gioca, si prepara aspettando il proprio turno senza passare un secondo a turbare l’ambiente. L’efficacia sorda di questi giocatori è fondamentale in una squadra […] La sua cessione al Napoli, è stato un riconoscimento al suo spirito solidale”.

In chiusura del libro nel “Piccolo dizionario del leader” l’ex DS del Real Madrid traccia il profilo di 24 giocatori/allenatori da Guardiola a Mascherano da Mourinho a Ibrahimovic, passando per Higuain. E’ un testo straordinariamente sincero, che racconta il vissuto e le esperienze di un leader. Con Valdano il calcio diventa davvero una categoria filosofica.

Alfonso Noël Angrisani

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