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Una serata in curva, tra sediolini luridi, turisti inglesi che cercano il loro posto e un bambino che reclama i replay di Sky

Una serata in curva, tra sediolini luridi, turisti inglesi che cercano il loro posto e un bambino che reclama i replay di Sky

Colto da un dardo a tre punte scagliato dall’arco del Nostro amato Napoli, ho deciso di andare allo stadio con un amico. I lettori del Napolista avranno già rivissuto centinaia di volte i momenti entusiasmanti di domenica sera. Ancora inebriati dai gol roboanti, dal ritmo travolgente, dal ruggito dei nostri beniamini, dalle mosse vincenti del mister Sarri, dalla concretezza di tutti i reparti, stretti in un armonioso movimento sincronizzato, preciso al centimetro, ancora strafatti delle ancate gladiatorie del trionfale Higuain, della zampata di “Lorenzo”, della magica serata di calcio e ubriacatura di gol, ripercorro la comunque tesa atmosfera che precede il match.

Mentre mi reco allo stadio, osservo dal lungomare una barca in fiamme. Il solito aliscafo tutto scassato che prende fuoco, penso io, e invece il mio telefonino mi rettifica che si tratta dello yacht del presidente. La cosa è brutta e mi fa pensare a tante cose, tanti episodi vissuti e visti, e che è proprio una coincidenza brutta nel momento di maggior attesa e tensione per una sfida già decisiva per il Napoli.

Il barbiere da cui mi tagliavo i capelli da ragazzino mi spiegò come beneficiava dell’economia maradoniana: alcuni biglietti capitavano qualche volta in mano sua o di alcuni familiari e capitava che si ritrovassero a venderlo in amicizia, con un leggero sconto o un buon sovrapprezzo in base all’antica legge della domanda e dell’offerta.

Quello che ricordo era che siccome i prezzi dei biglietti erano alti, una minima parte degli introiti doveva essere redistribuita tra i veri sostenitori del napoli, tra quelli che sacrificavano famiglie e amici ogni domenica: a napoli e in giro per l’Italia. Chi e come distribuissero questi biglietti, non l’ho mai saputo. Non ne ho mai visto uno.

Questo lampo di fiamme al largo di mergellina, che brutta coincidenza. Per fortuna tutti salvi e tutti bene.

Quando arrivo allo stadio non so se il presidente sia in tribuna. All’ingresso mi perquisiscono con vigore nonostante abbia una maglia falsa di Insigne, e il mio amico Professore viene infilato insieme a un anziano inglese nello stesso tornello, con decise spinte di un inserviente in giacca arancione che ride come un bambino, indicando a gesti un’altra signora, inglese anch’essa, che chiedeva informazioni sulla fila e sul numero di sediolino del posto in curva.

Il Professore indossa una maglia di Higuain. Abbiamo vinto lo scetticismo con un rito infantile, la maglia del calciatore: un modo per tornare a parlare di calcio e di gesti tecnici.

I prezzi molto alti ci fanno optare per la curva. Anche stasera pochissima gente, ma poco male: ottima visuale. Purtroppo non ci sono segni né numeri né indicazioni di fila o poltrona in nessun posto della curva, e ci sediamo dove capita, soprattutto perché c’è poca gente.

Un bambino si lamenta con i genitori che la visuale della curva fa schifo e preferisce Sky. Coppie di stranieri e gli anziani inglesi si accomodano sui luridi sediolini. Le impalcature grigie, impolverate, con quelle coperture di plastica, incombono sulle teste, e in generale l’umidità del luogo si percepisce subito. Ricordavo più motti scherzosi in curva, e molta ilarità. Dalla curva di fronte, appollaiati su troni di plastica, neri neri, salgono i cori minacciosi contro il presidente. Dal settore distinti volano palloncini, maglie azzurre, colori festosi ma anche cori di polemica. Uno stadio vuoto ma che ribolle. La squadra ci ha poi trascinato in un sogno calcistico, e gli applausi scroscianti, felici, spegnevano gli ultimi fuochi di cori contro il presidente del napoli. Alle mie spalle, il bambino reclama i replay, non gli piace lo stadio.

Il calcio è bello ed è spietato: concede vittorie, tregue, sospiri, speranze.

Eroi o bidoni, da una domenica al mercoledì.

Un tifoso si fa il selfie con i numeri delle nostre maglie 9 e 24, torna ilarità, scherzo. Certo, dopo un cinque a zero… Una cosa è certa: se i biglietti costano così tanto, non tutti possono andare allo stadio, e andare allo stadio non è un’esperienza molto confortevole, nei settori popolari. La questione è spinosa, e sarebbe bello avere stadi pieni, stadi che sappiano accogliere i cittadini come spettatori e non come potenziali criminali. Ma stanotte il verde del campo è magnifico, l’azzurro è sgargiante, l’incendio è domato. L’abbiamo visto tutti: il Napoli c’è. L’unica cosa che c’è, nascosta dietro i ray ban misteriosi, i proclami contraddittorii, gli opinionisti, i moduli, la “società”, l’unica che resta, è davvero la maglia, e una squadra che ora ha bisogno del suo pubblico. Come noi della squadra, disperatamente affamati di cinque a zero!
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