Verona Napoli. La “cacciata” di Benitez, mi par di cogliere da lontano, dovrebbe avere come argomento anche la scialba prestazione della squadra a Verona. Dico mi par di capire perché sto osservando le cose azzurre da lontano, da Bilbao per l’esattezza. Le vicende della vita mi hanno catapultato qui per una breve – ma non troppo – parentesi; così mi tocca seguire la squadra del cuore dalla città dove tutto ha avuto inizio, o meglio, dove “la fine” ha avuto il suo inizio, secondo i più. Era il 27 agosto. Una partita sciagurata che passerà agli annali per il formidabile quanto inspiegabile sandwich Britos-Maggio. La partita di domenica non l’ho vista; mi dicono sia stata ancora più sciagurata e che adesso tutti, ma proprio tutti, vogliono la testa di Rafa Benitez.
Proprio con il Verona, dico io; proprio con il Verona pare dicano tutti! Il Verona, no! All’andata dopo un minuto eravamo sotto di un gol e il pubblico fece quello che proprio dal 27 agosto non gli riusciva più: stare vicino alla squadra. Uno dopo l’altro furono incitati Higuain, Insigne, Hamsik. Chi c’era non può non ricordare; quei cori arrivarono dove dovevano arrivare. Alla testa e soprattutto al cuore. In pochi minuti pubblico e squadra travolsero l’odiato Verona, la partita finì 6 a 2. Era il 26 ottobre. Il San Paolo era tornato ad essere l’espressione più bella di Napoli.
Sono passati solo cinque mesi. Sono cambiate tante cose. Ero a Napoli, ad ottobre. Sono a Bilbao, adesso. Mi raccontano che la città è sprofondata nuovamente nello sconforto. E io per un attimo penso che hanno ragione i miei concittadini a indignarsi. E così chiedo: è per la nuova metropolitana che è bella ma nun abballa? O perché dopo 23 anni – dico 23 – Bagnoli e Napoli est sono ancora deserti post industriali? O forse perché la città che un tempo era tappa obbligata del Grand Tour continua a essere ai margini dei circuiti turistici del mondo? Ma noooo! Ma che dici? Il punto è un altro: abbiamo perso a Verona! Ah già, come prima, il 27 agosto, avevamo perso a Bilbao.
Ecco. Voglio raccontarvi perché un napoletano a Bilbao quando pensa alla sconfitta non pensa al 27 agosto. Un napoletano a Bilbao scopre che la città nel XX secolo era un poderoso polo industriale. Insomma anche Bilbao aveva la sua Bagnoli e la sua Napoli est. Anche Bilbao, come Napoli, quindi, a ridosso degli anni ’90, in ragione della grave crisi industriale ha attraversato una fase travagliata, tipica delle città che, chiusa un’epoca, devono darsi una nuova mission. Un napoletano a Bilbao scopre in che modo la città ha reagito a quella fase di trasformazione e annota, è costretto ad annotare, che tutto ciò che oggi ammira passeggiando per le vie del centro, e non solo, nel 1992 semplicemente non esisteva.
Un napoletano a Bilbao scopre che dopo aver chiuso le ciminiere, circa 158, la città, scelta la sua nuova mission con il “plan estrategico para la revitalizacion de Bilbao” del 1989, ha recuperato le rive del fiume Nervion, si è dotata di metropolitana (due linee, 40 stazioni, progetto di Norman Foster, inaugurazione anno 1995), del Museo Guggenheim (progetto di Frank Gehry, inaugurazione anno 1997), dell’avveniristico ponte Zubizuri (progetto di Santiago Calatrava, inaugurazione anno 1997), di un nuovo palazzo dei congressi che ha accompagnato il recupero del museo delle belle arti e dei relativi giardini, di una nuova linea tramviaria, di un nuovo porto esterno, di nuovi spazi d’incontro, biblioteche, poli culturali e tecnologici. Un napoletano a Bilbao scopre che urbanisti e architetti come Foster, Calatrava, Gehry, Cesar Pell, Rafael Moneo, Zaha Hadid, Arata Isozaki, Ricardo Legorreta, Alvaro Siza, qui hanno avuto il piacere di poter ammirare le loro opere, finite, inaugurate, in tempi ragionevoli, tre – cinque anni, mai più di dieci.
Ecco. Un napoletano a Bilbao vede una città che ha deciso, nel 1989, di rimarginare le ferite sociali ed urbanistiche lasciate dalla dismissione di enormi aree industriali attraverso una profonda trasformazione urbana e che in dieci anni – dico dieci – quella trasformazione urbana l’ha completata, non solo nelle varianti ai piani regolatori. Una trasformazione che dal 1994 al 2007 ha fatto registrare un +2464% alla voce turismo, un +1044% nelle attività congressuali; numeri che hanno consentito di rimodulare la forza lavoro della città dal settore industriale a quello turistico-culturale-ricettivo e che hanno portato all’inaugurazione di un nuovo aeroporto.
Avete capito bene. Dal 1989 al 2000 hanno progettato, realizzato e ultimato una trasformazione urbana quale quella appena descritta. Tempo e spazio conquistati dalla cultura, dal turismo, dalla bellezza, dal lavoro. Un napoletano che vive a Bilbao vede tutto questo. Un napoletano che vive a Napoli vede ancora il deserto, a Bagnoli, a Napoli est. Tempo e spazio negati ad almeno due generazioni.
Ah, dimenticavo. Un napoletano che vive a Bilbao vede anche il nuovo San Mamés!
Luigi Piazza