Sgombriamo il campo da ogni equivoco, per Sky è il calcio è una fetta importante del proprio business, per certi versi è anche un traino promozionale, ma la sua offerta di programmi sportivi non inizia e non finisce lì. È sotto gli occhi di tutti la qualità del suo racconto di Formula 1, Moto Gp, basket italiano ed NBA, NFL, tennis, rugby, e via discorrendo. E anche nel calcio non si può dire che Sky non abbia contribuito ad esaltare in qualche modo il prodotto televisivo, fin dagli esordi oltre dieci anni fa, passando per il racconto del Mondiale 2006 fino ai match di Champions League e Serie A. Ciò che non funziona è solo, si fa per dire, il suo salotto televisivo, quello Sky Calcio Show che esiste fin dall’inizio delle trasmissioni ma che ha pian piano modificato la sua natura verso un modello di racconto più da tv commerciale che da pay-tv.
Se Sky Calcio Show segue le stesse logiche ad esempio del vecchio Controcampo di qualche anno fa, ospitando opinioni più partigiane che qualificate è un problema. Che ogni persona abbia una simpatia per questa o quella squadra è umano, ma quando si sta in una pay-tv a svolgere un ruolo di commentatore tecnico o di opinionista, quella simpatia deve restare nel cassetto per offrire al telespettatore qualcosa più delle chiacchiere che si potrebbero ascoltare al bar il giorno dopo.
Non c’è alcuna pretesa di passare per sprovveduti, è evidente che il ruolo che Massimo Mauro ricopre nelle dinamiche della trasmissione è quello di agitatore, ha la licenza di andare sempre un po’ oltre con gli ospiti talvolta valicando la soglia del rispetto. Ed è quel che è accaduto la settimana scorsa con Benitez. L’allenatore spagnolo si è presentato ai microfoni per assolvere agli obblighi contrattuali, ma si è limitato a rispondere a monosillabi. È accaduto qualcosa di simile con Mourinho in Inghilterra qualche tempo fa, è accaduto con una stella della NFL (Marshawn Lynch) prima dell’ultimo SuperBowl. Per ragioni diverse queste persone si sono presentate ai microfoni, come da contratto, ma hanno limitato al minimo indispensabile la loro interazione con la stampa.
Qualcuno ha ironizzato, qualcuno si è arrabbiato ma nessuno si è messo a fare dietrologia spicciola o ad insultare. Invece Massimo Mauro dopo aver fornito una sua personale interpretazione dell’arrabbiatura di Benitez (“per questioni arbitrali”), l’ha assunta come un fatto dal qualche far partire una critica insultante “Benitez sportivamente disonesto”.
A questo punto è avvenuto il corto circuito. Già sette giorni fa nessuno aveva fatto notare all’ex calciatore che probabilmente c’era un errore nei toni e nel merito della sua piazzata, ma addirittura ieri sera ha perseverato. Di fronte al rifiuto del Napoli di parlare ai microfoni di Sky, sebbene non ci fossero dichiarazioni ufficiali, Mauro si è ripreso la scena affermando di essere in qualche modo egli stesso la causa dell’affronto. Ha ripetuto e confermato l’insulto a Benitez rilanciando le sue motivazioni dopo che dalla regia era stata riproposta una sintesi dell’intervista incriminata. Un video già pronto e montato che lascia qualche sospetto sul fatto che fossero già preparati a cavalcare di nuovo il caso.
Si dirà che agli italiani piace la caciara, la polemica e via discorrendo, ma si può dissentire. Quando si paga un abbonamento di 50, 60 o 70 euro al mese lo si fa essenzialmente per guardare le partite ed avere qualità. Qualità nelle immagini HD, qualità negli approfondimenti, qualità nei commenti e nelle opinioni proposte.
In Inghilterra il post partita funziona molto diversamente, l’inviato allo stadio pone 3-4 domande all’allenatore che risponde e finisce lì. Nessun salone o salotto e quindi nessuna esigenza di esperti in studio, si riduce tutto alla partita, al gioco e alle voci di protagonisti. Non sarebbe molto meglio fare lo stesso anche in Italia, visto che in fondo ai tifosi interessa quello e non certo l’eloquio della D’Amico o le polemiche di Mauro?