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La filosofia Van Gaal non seduce Manchester. La vecchia guardia e i tifosi rimpiangono Ferguson

La filosofia Van Gaal non seduce Manchester. La vecchia guardia e i tifosi rimpiangono Ferguson

8 maggio 2013. Sir Alex Ferguson, dopo 26 anni e 38 trofei conquistati, lascia il Manchester United. L’allenatore più vincente della Premier League dà il suo addio ad un Old Trafford commosso. Il successore sarà un concittadino del tecnico dei Red Devils: David Moyes, allenatore dell’Everton. Nella sua autobiografia, uscita nel 2013, Sir Alex conferma di aver condiviso la scelta con il patron Joel Glazer: “David non avrà problemi a sposare la nostra tradizione. All’Everton è stato un grande scopritore di talenti e ha fatto vedere un gran bel calcio non appena gli hanno consentito di prendere i giocatori di categoria superiore.” In realtà l’esperienza di Moyes sarà un fallimento totale, ad aprile dopo pessimi risultati la squadra sarà affidata a Ryan Giggs fino al termine della stagione.

Molti commentatori hanno indicato in Sir Alex il responsabile di quanto accaduto. Così, stanco delle pressioni e delle bugie, Ferguson offre un resoconto dettagliato della vicenda Moyes in un’edizione aggiornata del suo libro: “È stato il suo fallimento, non il mio. È una sciocchezza l’idea che Moyes abbia ereditato una squadra in declino, il problema è che Moyes ha fatto un salto troppo grande, non si è reso di che cosa significasse allenare il Manchester United.” Ferguson rivela inoltre di non essere stato coinvolto minimamente nella scelta di esonerare Moyes.

È stata una stagione molto dura per i sostenitori dei Red Devils, non solo hanno dovuto superare il trauma dell’addio di Sir Alex ma sopratutto fare i conti con una stagione chiusa al settimo posto, fuori persino dall’Europa League.

Lo United andava ricostruito da zero, era una missione per un allenatore abituato a danzare col diavolo nel pallido plenilunio. Quel tecnico era Louis Van Gaal, The Iron Tulipan.

Poche settimane dopo aver compiuto il colpo del secolo facendo subentrare il secondo portiere Krul, in tempo per i rigori, e portare l’Olanda alle semifinali del mondiale brasiliano. L’ex allenatore dell’Ajax realizza il suo sogno di allenare Premier: “Per me la sfida è arrivare sempre primo, non quarto. Questo però dipende se scocca la scintilla tra allenatore e giocatori. Ho una filosofia solida ma prima di tutto devo capire in quanto tempo sarà recepita. Non ho mai lavorato con la maggior parte di loro, quindi dobbiamo aspettare e vedere”.

Ascoltando Van Gaal sorge spontanea una domanda: siamo di fronte a un novello filosofo olandese che mutua da Erasmo da Rotterdam: la vita umana non è che un gioco, un gioco della pazzia? Oppure ad una versione aggiornata dell’Etica di Spinoza capace di coniugare intelletto e volontà in un’accezione divina? È facile pensarlo, ascoltando l’ex presidente del Bayern Monaco, Hoeness: «Il problema di Van Gaal è che non è Dio, ma il padre di Dio. Louis era già lì prima che il mondo esistesse.»

Nel 2008, intervistato da Fifa.com, spiegò, per restare in termini filosofici, la sua weltanschauung: Alla domanda «le persone parlano di “sistema Van Gaal”, in cosa consiste?», lui rispose così: «È una filosofia di gioco più che un sistema. Il sistema dipende dai giocatori che hai. Io ho giocato con 4-3-3 all’Ajax, il 2-3-2-3 con il Barcellona e posso giocare con il 4-4-2 all’AZ. Io sono flessibile. La filosofia però rimane la stessa». 

Come descriverebbe questa filosofia? Si può implementare in qualsiasi squadra?

«Non credo si possa adattare a tutte le situazioni possibili, c’è bisogno della giusta mentalità e da come i giocatori vedono l’allenatore e viceversa. L’allenatore è il punto focale della squadra, ma deve avere una mente aperta così come i giocatori. Solo in questo modo si può lottare per un obiettivo comune». 

«La preparazione tattica è fondamentale, ogni giocatore deve sapere dove stare, c’è bisogno di comprensione reciproca, oltre che di disciplina assoluta. Questo è uno sport giocato da 22 uomini e ci sono 11 avversari là fuori che giocano come una squadra. Ogni individuo ha bisogno di sapere chi deve battere e di essere lì per sostenere i compagni».

Hai allenato diversi grandi giocatori, quale ti ha impressionato di più?

«Non ho intenzione di fare un nome. I singoli giocatori non contano nulla, la squadra è tutto. Ho valutato più l’indole di un giocatore che la sua qualità sul campo, in particolare se è disposto a dare tutto per la squadra».

Nel 2013, sempre intervistato dalla Fifa, ribadì il concetto: “cos’è che fa di lei uno dei migliori allenatori al mondo?” Serafico rispose: «La filosofia, credo. È la filosofia che lega i giocatori agli allenatori. Nella mia carriera ho avuto molti giocatori affascinati da questa filosofia. È anche molto bello partecipare perché è una filosofia d’attacco. È una filosofia tecnica. Ed è una filosofia tattica. Puoi mostrare le tue qualità più che mai».

Che Louis Van Gaal abbia un ego smisurato è noto, recentemente è stato confermato anche da Henry Winter, commentatore del Telegraph, buon conoscitore dell’allenatore olandese: “penso che sia uno dei più grandi allenatori degli ultimi vent’anni, non chiede consiglio a nessuno, solo a se stesso. Spero che ascolti Giggs (vice di Van Gaal, ndr) perché conosce l’energico calcio inglese, ma non credo lo faccia. Louis Van Gaal è arrogante e ha grande fiducia nelle sue capacità, sostenuto dal suo curriculum e dalla performance in coppa del mondo. Vent’anni fa la Dutch Football Writers Association scrisse all’Ajax chiedendo al suo manager di essere più umile. Le sue conferenze stampa sono una sorta di autocelebrazione, lui dal pulpito e noi ad ascoltare riverenti.”

I risultati dello United sono complessivamente positivi, certo i punti di distanza dalla vetta della classifica sono 12 ma il secondo posto è lontano appena 5 lunghezze e i Red Devils sono ai quarti di FA Cup.

Il vero problema è lo stile di gioco. Sul tecnico piovono le critiche da alcuni componenti della gloriosa classe del ’92. Gary Neville, l’ex terzino dello United, ora commentatore di Sky attacca: «con il 3-5-2 utilizzato da Van Gaal, il Manchester non prende rischi. Non sono un fan di questo tipo di gioco ma una cosa è il sistema, un’altra è la mentalità. Hanno una buona circolazione di palla, ma sono lenti e fanno troppi passaggi”.

Il vero attacco frontale arriva dall‘Independent, Paul Scholes scrive: essere un giocatore dello United con Ferguson forse è più importante che essere un attaccante dello United. Quando eri in possesso del pallone, dovevi prenderti dei rischi per creare occasioni da gol. Non era una scelta, era un obbligo. Quando non lo facevo, venivo escluso dai titolari e vi facevo ritorno solo nel momento in cui seguivo le indicazioni dell’allenatore. La storia dello United è quella di un calcio offensivo, che non significa non subire gol o non concedere occasioni. Secondo voi perché lo United ha avuto alcuni dei migliori portieri del mondo in questi anni? Avevamo bisogno di loro perché la squadra era impegnata in attacco. È vero, ho giocato con grandissimi giocatori e sono stato allenato dal manager più grande di tutti i tempi, ma credo che l’ethos di un club, i principi di gioco devono sopravvivere anche ai più grandi singoli. Lo United è una squadra d’attacco, il resto viene dopo. In questo momento è difficile guardare lo United con grande piacere. Ora il calcio del Manchester è miserabile.

Non è la prima volta che Neville ed altri criticano Van Gaal, ma il tecnico olandese non si è fatto intimorire ed ha avvisato l’ex difensore: “lui può dire qualunque cosa, perché è un ex leggenda. Ma, come ex leggenda …o come leggenda, devi sapere quello che stai dicendo. Potete interpretarlo come volete. Non è difficile. Deve prestare attenzione alle sue parole.” Anche i tifosi però non sono contenti del gioco. Della scintillante “Louis Van Gaal Red Army” è rimasto ben poco. Durante la partita vinta in casa del modesto QPR con qualche difficoltà, i supporter dei Red Devils stufi del pessimo gioco della squadra, hanno inziato ad invocare un cambio di modulo, gridando “4-4-2”. Nel post-partita Van Gaal ha confessato che di certo non ascolterà i cori di disapprovazione dei tifosi: “devo guardare i giocatori, parlare con loro e controllarli. Non posso osservare i tifosi, perché quelli dello United sono 600 milioni in tutto il mondo, non posso tenere conto di 600 milioni di opinioni. Il mio lavoro è quello di allenare la squadra, comunicare e confrontarmi con loro. Poi scelgo in base a quello che ho in visto in allenamento ed alla mia idea di gioco.”

Sembra che la magia di Vanl Gaal stia scomparendo, i tifosi ora lo giudicano non solo dai risultati ma anche dalla qualità del gioco. Essendo in parte svanita la reputazione di “Van Gaal, genio della tattica.” Ora è diventata quasi una sfida settimanale cercare di capire con quale modulo giocherà e con quali interpreti.

Se Van Gaal non è ancora riuscito a plasmare lo United a sua immagine e somiglianza una delle cause è Radamel Falcao. È El Tigre un simbolo del problema della filosofia di Van Gaal allo United. L’attaccante colombiano vive di situazioni di gioco rapide, mentre quello di Van Gaal è statico, il contropiede è una rarità. Ciò significa che Falcao riceve la palla quasi a centrocampo, spalle alla porta e con un difensore in marcatura. El Tigre vive d’istinto, ma per la visione di gioco del tecnico olandese è l’intelletto a prevalere sull’istinto, ciascun giocatore ha una funzione chiara in campo e lavora per raggiungere il successo collettivo. Van Gaal spesso ha parlato della volontà di liberare i giocatori dal gioco istintivo, sostituendolo con una convincente consapevolezza di quello che fanno.

Le difficoltà di Falcao non sono solo nei numeri, appena 4 gol in 17 presenze. È evidente che il suo rapporto con Van Gaal è pessimo. Significativa è la sua espressione al momento della sostituzione contro il Preston, dopo aver ascoltato i tifosi di casa cantare per tutta la partita “what a waste of money” (che spreco di denaro)

Quando ci sono forti incomprensioni tra l’allenatore e un giocatore, arrivano i procuratori a gettare benzina sul fuoco. L’incendio divampa se si tratta di Jorges Mendes, potentissimo procuratore portoghese che assiste Falcao, che alla BBC commenta: “Allo United non hanno ancora trovato il sostituto di Ferguson. È impossibile individuare qualcuno come Sir Alex, è un dio, un genio e trovare un genio è molto difficile. Ne hai uno in Inghiltera, Mourinho (sempre assistito da Mendes, ndr). Certo avere Sir Alex ti assicura 12/15 punti in più. Ha concluso la sua carriera ma è una persona che fa ancora la differenza.”

Van Gaal prosegue per la sua strada, l’obiettivo minimo è l’accesso diretto alla Champions. Il Manchester United è ancora alla ricerca di un equilibrio tattico, manca ancora un centrocampista, l’esperimento di arretrare Rooney sta lentamente naufragando. Ai tifosi dei Red Devils non resta che affidarsi all’Iron Tulipan per tornare a cantare: Glory glory Man united / Glory glory Man united / Glory glory Man united / As the reds go marching on on on!
Alfonso Noël Angrisani

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