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Il Napoli è un gioiellino (anche societario). Benitez ha plasmato una squadra con una identità

Il Napoli è un gioiellino (anche societario). Benitez ha plasmato una squadra con una identità

Se la Roma ha la pareggite, il Napoli ha eliminato il segno ics. Non pareggia più la squadra di Benitez. O vince (quasi sempre da Milano in poi) o perde (Juventus in casa e Palermo). Dopo la rovinosa trasferta siciliana, il Napoli si è prontamente ripreso. Proprio come fece dopo la sconfitta interna contro i bianconeri. Quattro gol ai turchi e due al Sassuolo. In una partita che a me è piaciuta non poco. Una di quelle partite che quando le gioca la Juventus rimaniamo a bocca aperta ad ammirare. Che sembrano portate a casa non dico col minimo sforzo ma quasi. 

Una partita che mi ha ricordato Napoli-Atalanta dello scorso anno. Terza giornata. Primo tempo zero a zero. E poi due a zero, con gol di Higuain e Callejon. La sera in cui vedemmo un giro palla cui non eravamo abituati da trent’anni. Ecco, del Napoli mi è piaciuta, tantissimo, la capacità di aspettare il momento giusto per trafiggere il Sassuolo. Non c’è più l’ansia di dover dimostrare qualcosa, soprattutto in casa. C’è la consapevolezza della squadra sicura di sé, che non si lascia intimidire da mugugni e mormorii, che sa bene cosa fare e come farlo. E che non perde mai di vista l’obiettivo.

Una squadra consapevole. È vero che nel primo tempo non abbiamo segnato ma non è vero che non abbiamo impensierito il Sassuolo. Non si possono segnare quattro gol a partita. Zapata ha sfiorato il gol e anche Hamsik. E loro hanno avuto una bella occasione con Berardi cui nel secondo tempo si è aggiunto il tiraccio che ha spinto Andujar a una parata da copertina. Due tiri in una partita non si possono non concedere. 

Del Napoli ha impressionato la tenuta mentale, la capacità di non perdere mai la testa. E francamente è flebile la tesi che abbiamo segnato per caso. Le grandi squadre segnano anche così. Improvvisamente trovano la zampata e ti puniscono. Zapata ha segnato un gran gol. È un giocatore sicuramente inusuale per il calcio italiano. Ha una forza fisica e una esplosività che non ha eguali in serie A. Ha segnato un gol che potremmo definire alla Chinaglia. E poi ha regalato ad Hamsik la palla del 2-0. È un centroboa di cui il Napoli ha fatto bene a non privarsi. L’anno scorso un po’ tutti noi deridemmo la società per aver strappato al Sassuolo nientemeno che Zapata. Un anno e mezzo dopo, Bigon si è preso la rivincita. Gliene va dato atto. 

Benitez ha lentamente plasmato una squadra che comincia a giocare a memoria. Ieri sera ha sperimentato una formazione decisamente offensiva, con buona pace di chi ancora parla di italianizzazione di Rafa. All’estero gli allenatori utilizzano spesso il termine identità, un concetto che non ritorna quasi mai nel dizionario di casa nostra. E invece il Napoli sta assumendo una identità, una fisionomia. Esprime il suo gioco, con le dovute eccezioni, a prescindere dagli uomini. Il che non vuol dire che Zapata valga Higuain.

La sorpresa di ieri sera è stata senza dubbio l’utilizzo di Andujar. Non me lo sarei aspettato. Nelle pagelle del Corriere dello Sport Rino Cesarano scrive una frase illuminante: “confermato a furor di popolo”. Frase che in genere mi inquieta. La campagna stampa della settimana scorsa è stata da brividi. Ieri lo stadio ha decisamente fatto sentire il suo calore ad Andujar che ha risposto bene. Mi è piaciuto soprattutto il lancio di piede a Callejon nel primo tempo, alla Reina. Oltre alla bella parata. Benitez sa il fatto suo. Se ha scelto così, un motivo ci sarà. Ieri sera Rafael avrebbe incontrato non pochi problemi ambientali. Ma il nodo del portiere resta. La fiducia trasforma le persone però Andujar non è un fenomeno ed è importante lavorare psicologicamente su Rafael altrimenti rischiamo di farci male: la stagione è ancora lunga. Il ballottaggio tra numeri uno raramente sortisce effetti benefici. Benitez non può non saperlo, può far solo finta di ignorarlo. Detto questo, ieri Andujar ha superato brillantemente la prova.

Mancano quattordici giornate alla fine del campionato e siamo a meno tre dalla Roma. Alzi la mano chi se lo sarebbe aspettato. Questo Napoli sta stupendo e sta crescendo. Soprattutto per la sua solidità, tecnica, psicologica e societaria. Semplicemente spettacolare per tempismo e qualità il mercato di gennaio. Un gioiellino – termine non casuale, è il titolo del film su Tanzi e il crack Parmalat – se guardiamo cosa sta accadendo nella produttiva Padania. Un gioiellino di cui dovremmo andare tutti più fieri. Non siamo nemmeno all’ultima curva, siamo sulla retta opposta e la cattiva partenza sembra lontana. Non diciamo niente ma almeno ammettiamo che ci stiamo divertendo. E facciamo tesoro del recente passato.
Massimiliano Gallo

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