ilNapolista

Il Napoli ha reagito al sistema e adesso il tifoso ci crede

Il Napoli ha reagito al sistema e adesso il tifoso ci crede

Per carità, adesso credere all’impresa non è più soltanto un capriccio dell’inguaribile tifoso napoletano, non è più la vana utopia di san Tommaso da Rotterdam (a proposito, chissà se se tifava Faienord), che tante ore di noia ci ha regalato ai tempi dei banchi di scuola – manco un Chievo-Udinese di fine Aprile senza patemi di classifica – non è più reato, e non c’è n’è voglia l’amato sindaco, non è più misciòn impossible, sogno di una notte di mezza estate in pieno ritiro, follia, velleità, dire, fare, baciare, lettera e testamento. Diciamo le cose come stanno, pane all’olio e vino al vino, come dicono gli intellettuali: dopo la rapina a bomba a mano armata di domenica scorsa, la partita aperitivo odierna era una vera e propria rotonda di Arzano dell’altalenante e spesso sfortunata stagione azzurra. Avrebbe questa squadra, si è chiesto per tutta la settimana il preoccupato tifoso, trovato la forza di reagire, nella tana di una squadra regione ben amministrata dal bravo Pioli, ma reduce dal pur sempre scioccante derby di sette giorni fa, raggiunta da un Totti formato libro cuore con quella sforbiciata che nemmeno Mimì ‘o barbiere di Orsolona ai Guantai nei gloriosi anni ‘60? 

Tale legittima ansia, che ha accompagnato il tifoso fino allo spengimento dell’ultimo carbone del fucarazzo di quartiere allestito in onore di sant’Antuono, si è rivelata, per fortuna, infondata. Nessuno, in verità vi dico, credo avesse scommettuto più di tanto sulla splendida prestazione dei ragazzi di oggi, tra l’altro bellissima canzone di quando il festival era un vero festival. Difficile infatti trovare le motivazioni giuste, quando il sistema ti ha dimostrato sistematicamente di non volerti nei piani alti, di mettere in scena sempre la solita farsa, falsando in questo modo quello che non è soltanto un gioco, ma una ragione di vita, di gioie e dolori per un intero popolo, che sotto quella bandiera si scorda del passato, di chi ha avuto e di chi ha dato, riscoprendo l’orgoglio delle radici e dell’appartenenza. E invece – e anche questo, per fortuna, ogni tanto ci può stare – la squadra sfodera una grande prestazione come se fosse antani, tutta cuore e grinta, e la firma di un Pipita sempre più decisivo altro non è che il naturale epilogo del grande agonismo sciorinato da centrocampo e difesa, dove giganteggia ancora una volta quel Koulibaly con la K che ci fa dimenticare, per una volta, l’assenza di un esterno basso di difesa che ci attanaglia da inizio campionato. E sempre alla faccia dei tanti illustri autorevoli addetti ai lavori, secondo i quali, ad inizio campionato, sarebbe stato più facile insegnare a fare la differenziata a don Alfonso Carraturo dell’ottavo piano, piuttosto che spiegare la diagonale al gigante francese. Acqua dell’Arin passata, per fortuna, adesso che la sopravvalutatissima Roma ha dimostrato tutta la sua inconsistenza e che tutti i suoi limiti sono stati smascherati come il riporto di Gervinho, il tifoso ha il dovere di credere alla clamorosa rimonta, e per una sera – donna Carmela ci perdoni – strizzerà l’occhio a Giulietta, sperando che anche in Baviera onore e dignità, dopo sei palloni presi in Coppa Italia, significhino ancora qualcosa. Tagliavento permettento, ovviamento.
Otto Tifoso

ilnapolista © riproduzione riservata