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Blob – Il prima e dopo a proposito di Rafa Benitez

Due o tre cose che avevo letto sul Napoli, due o tre cose che leggo in questi giorni. Cosa si diceva nei mesi scorsi e cosa si dice adesso, a campionato finito. Così, solo per ricordare.

“Benitez deve assumersi le responsabilità di un mercato incompleto senza fare appello al bilancio o alle carenze del centro sportivo. Cannavaro è indubbiamente migliore di Britos e Fernandez”. Vittorio Raio, a Radio Marte (10 dicembre 2013) ha le idee chiare sulla difesa.
“Ecco perché io grido comunque “viva Benitez, bravo Benitez”. Nonostante tutto ha fatto cose ottime, ha battuto qualche record significativo e soprattutto ha vinto la Coppa Italia”. La retromarcia di Vittorio Raio, dal blog di Toni Iavarone, il 19 maggio.

“Dopo aver battuto la Juve, non avrebbe mai immaginato, De Laurentiis, che i suoi sbracassero in quel modo, a Parma. Il terzo posto lo costringerà a modificare i programmi per la prossima stagione, partendo dal mercato che potrebbe subire una frenata in attesa dell’esito del preliminare”. Mimmo Malfitano, sulla Gazzetta dello Sport dell’8 aprile, prevede un mercato in tempi lunghi.
“Così, come nella passata stagione, anche quest’anno il Napoli ha deciso di stringere i tempi: De Laurentiis vuole assicurare a Benitez gli acquisti necessari per rendere più competitivo l’organico in tempo utile per il ritiro”. Mimmo Malfitano, sulla Gazzetta dello Sport del 20 maggio, prevede un mercato in tempi stretti.

“Il nuovo approccio tecnico del Napoli credo sia sbagliato. Benitez pensava di poter adattare il proprio modo di giocare alla squadra. Per come vorrebbe giocare lo spagnolo, bisognerebbe prendere i giocatori solo dal Barcellona o dal Real Madrid, ma bisogna fare i conti con ciò che vi è in casa. Eravamo la squadra che poteva tener testa alla Juve, eravamo la squadra che doveva andare avanti in Champions e invece gli obiettivi vanno via via ridimensionandosi”. Toni Iavarone, a Radio Crc, il 27 gennaio ne canta quattro all’allenatore.

“Io e Benitez non siamo mai stati a dialogare. Non ci conosciamo. Sono diverse le nostre epoche. Non lo ricordo. Chissà dov’era quando nel 1999 ho lasciato la Cronaca di Napoli de Il Mattino per ritornare alla Redazione sport, ma come responsabile” Toni Iavarone, sul suo blog, il 24 marzo si fa delle domande. La risposta: Benitez era sulla panchina del piccolo Extremadura, squadra portata da lui in serie A e oggi sparita dalla mappa del calcio spagnolo.

“Quello dell’allenatore, posso dirlo con franchezza, è un ruolo che ho studiato parecchio. Ricordo con ammirazione Bora Milutinovic, Ivic, Boskov, Bearzot, Trapattoni, Sacchi, Vicini, Lippi, Ranieri, Novellino e Ottavio Bianchi, e poi Vinicio, Pesaola: i primi che ricordo e che mi porto dentro. Vorrei che Benitez diventasse abile come loro”. Toni Iavarone, sempre sul suo blog, sempre il 24 marzo, sceglie tra gli altri l’allenatore del Modena come modello a cui dovrebbe ispirarsi uno che ha vinto una Coppa dei Campioni più qualcos’altro.

“Presidente intervenga, ricordi a Benitez che così non si va da nessuna parte”. Toni Iavarone, tweet del 2 febbraio.

“Bravo Benitez anche lui nel vento inebriante del calcio verticale, ridotto all’osso, essenziale: insomma il caro vecchio contropiede” Toni Iavarone, tweet del 3 maggio.

“Affrontare con due soli mediani i migliori contropiedisti del mondo è come andare in guerra con le spade di legno. Presunzione o incoscienza. Impensabile pretendere che i pesi piuma Callejon e Insigne facciano tre volte a settimana il massacrante lavoro nelle due fasi”. Luigi Garlando, sulla Gazzetta dello sport del 28 novembre 2013, solleva il sopracciglio sul Metodo Benitez.
“La più affascinante sorpresa della classe è stato il Napoli. Sì, anche più della Roma, perché se la Roma è soprattutto ordine e volontà, il Napoli è talento puro. Il Napoli è un alunno geniale che non sempre si applica, come dicono le maestre. Ma quando lo fa, può segnarne un paio a quella secchiona della Juve e stendere Roma, Arsenal, Borussia Dortmund… Benitez ha sradicato le vecchie erbacce tattiche e ha piantato il più divertente giardino offensivo della Serie A”. Luigi Garlando, sulla Gazzetta dello Sport del 20 maggio, applaude il Metodo Benitez.

“Quando aggiorneranno la storia, quando celebreranno gli eroi infiniti della gente di Fuorigrotta, dovranno dedicargli altre pagine, altri numeri, altri ringraziamenti: lui è Marek Hamsik, il leader prepotente e decisivo del Napoli da scudetto e da Champions. Quando i rischi diventano all’improvviso gol da rimontare, quando la luce si trasforma in un tunnel buio, tanto buio, ecco la luce fortissima dello slovacco accecare gli avversari”. Elegia di Marek Hamsik sulla Gazzetta dello sport, 1 settembre 2013, a firma Alessio D’Urso.
“Con Benitez, Hamsik gioca alle spalle di Higuain e la sua azione è abbastanza limitata. Gli mancano gli inserimenti, per esempio, quegli spazi che lui sa attaccare come pochi e che spesso l’hanno portato alla conclusione vincente. Di gol ne ha segnati sei, finora, ma tutti contro squadre di medio-basso livello, mentre negli scontri diretti s’è visto poco o niente”. Ridimensionamento di Marek Hamsik sulla Gazzetta dello sport, 18 novembre 2013, a firma Mimmo Malfitano.

“Non si può in Italia sfidare la logica. Non si può giocare come se gli avversari non vi fossero. Né conviene sbilanciarsi, aggredire in massa chi è meno tecnico ma corre di più, con ritmi più alti. Bisogna decidere: diventa spregiudicato il Napoli, questo Napoli, o si adegua Benitez al campionato italiano?”. Antonio Corbo, su Repubblica, il 24 novembre 2013 si fa una domanda.
“Senza Higuain, Albiol, Hamsik, con 7 nuovi rispetto all’anno scorso, con quattro di questi arruolati durante il campionato il Napoli gioca, segna e vince, avendo un gioco, quindi una identità acquisita. L’impronta di Benitez c’è”. Antonio Corbo, sul suo blog, il 18 maggio 2014 si dà una risposta.
Nando Deguti

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