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Eppure, Carratelli, anche la matematica è un’opinione

Mimmo Carratelli è un grande giornalista. Ed ancor più uno scrittore sublime. Che tratta la lingua italiana come Uto Ughi le corde del suo violino. I suoi caroselli sono veri e propri virtuosismi. Molti dei suoi pezzi chicche da incorniciare. Insomma, leggerlo è sempre un grande godimento. E trovare nei suoi articoli un errore o una imperfezione è una impresa pressoché impossibile.

Allora sono saltato leggendo una delle sue ultime sortite sul Napolista e non mi è parso vero di poterlo “sfruculiare” un poco. Contando sulla sua indulgenza e sul suo proverbiale senso dell’ironia.

Mimmo, la matematica…beh…la matematica forse dovrebbe lasciarla tranquilla. E non strapazzarla come ha fatto ultimamente. «Poiché le cifre sono inconfutabili, sono “fatti” distinti dalle opinioni, e la matematica opinione non è …». Ma chi glielo ha detto, carissimo Mimmo, che le cifre sono “fatti” distinti dalle opinioni?

Intanto le cifre (immagino intenda i numeri) non sono né confutabili né inconfutabili. Vanno interpretate. 1 è un numero piccolo o grande? Chi può mai dirlo. 1 grammo di cianuro nel caffè è una quantità enorme. 1 grammo di calcestruzzo nei pilastri di un grattacielo è una quantità assolutamente irrilevante.
Così, confrontare dati relativi al campionato 1929-30 con quelli relativi al campionato attuale è arbitrario. E il fatto che i dati siano numeri (la matematica) non li rende perciò stesso affidabili.

Fatti distinti dalle opinioni. È un poco come confrontare patate e cipolle. Quanto fa la somma di cinque patate e due cipolle? Sappiamo sin dalle scuole elementari che il quesito non ammette risposta. È mal posto si direbbe.

Strano destino quello della matematica. Molti la detestano. Molti si fanno vanto di non averla mai capita. E però ogni tanto ne invocano l’oggettività. Chiamandola in campo come la vestale della certezza. “La matematica non è un’opinione”.

Ma in realtà non è così, caro Mimmo. Esistono ad esempio le cosiddette geometrie non euclidee. Quelle nelle quali non vale il quinto postulato di Euclide: per un punto passa una ed una sola parallela ad una retta data. E mica queste geometrie sono meno “vere” di quella euclidea. O anche basta pensare al paradosso ( antinomia) di Russel: “In un villaggio vi è un solo barbiere, un uomo ben sbarbato, che rade tutti e soli gli uomini del villaggio che non si radono da soli. Il barbiere rade sé stesso?”

Se, come apparirebbe plausibile, il barbiere si radesse da solo, verrebbe contraddetta la premessa secondo cui il barbiere rade solo gli uomini che non si radono da soli. Se invece il barbiere non si radesse autonomamente, allora dovrebbe essere rasato dal barbiere, che però è lui stesso: in entrambi i casi si cade in una contraddizione (wikipedia).

Ancora, il grande logico Gödel nella prima metà del novecento aveva stabilito che già nell’aritmetica “elementare esistono degli enunciati veri e indimostrabili, proposizioni cioè che non possono essere né provate né refutate”.

Insomma caro Mimmo scherzi coi fanti e lasci stare…la matematica.
Guido Trombetti

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