Ci siamo. Sta per cominciare il 2014 calcistico. Da noi si rispetta la santificazione delle feste; in Inghilterra hanno giocato il primo dell’anno. Il Napoli di Benitez, sì perché ormai è il Napoli di Benitez, riparte dai 36 punti in classifica, terzo dietro la Juventus e la Roma. Si ricomincia il giorno della Befana alla mezza. Contro la Sampdoria di Mihajilovic, unico in Italia a giocare col 4-2-3-1 che tanto fa arricciare il naso a chi da sempre è abituato a vivere facendo le scarpe agli altri (o a giocare di rimessa, fate voi. Vi risparmiamo qui la descrizione del succhiaruote, più adatta al ciclismo).
Siamo rimasti zitti durante le feste, zitti relativamente alle voci di calciomercato. Una consuetudine del Napolista. Per carità di patria non abbiamo commentato la bufala sul ritorno di Lavezzi e adesso ci chiediamo se ci sia più ansia per il match con la Sampdoria o per l’arrivo di Gonalons previsto per l’inizio della settimana prossima.
Ecco, noi siamo emozionati per il ritorno del Napoli. Emozionati davvero. Bisogna tornare ai tiempe belle ’e na vota per ritrovare un progetto così solido. Allora, però, avevamo la stella polare. Il progetto c’era, per carità: per certi versi andò in fumo il giorno di Napoli-Ascoli 3-0, quando Italo Allodi si sentì male in un lussuoso albergo del lungomare. Perché la progettualità è finita con lui. Lui, con Ferlaino e Juliano, costruì il Napoli vincente. Poi Moggi contribuì a restare in cima, ma per vincere l’Ingegnere si rivolse ad Allodi, il deus ex machina dell’Inter di Moratti (Angelo).
Trent’anni dopo, il Napoli conquista sulla Gazzetta dello sport lo scudetto del bilancio; comincia il 2014 con la forza della squadra più solida dal punto di vista economico-finanziario. Un primato arricchito da una progettualità. Affidata a Rafa Benitez, uomo di calcio che nella vita ha vinto tutto quel che c’era da vincere, che negli ultimi dieci anni ha vinto in ogni squadra da lui allenata e che – praticamente per la prima volta nella storia del Napoli – ha scelto Napoli non come trampolino di lancio.
Per questo siamo emozionati. Lo siamo da quest’estate. Da quando abbiamo appreso la notizia del suo arrivo. E con lui abbiamo visto arrivare a Napoli il centravanti del Real Madrid, quel Gonzalo Higuain che Diego Maradona lanciò nel Mondiale sudafricano, a soli 22 anni. Benitez ci ha portati in un altro universo: il Napoli ha acquistato tre calciatori dal Real; ha giocato alla pari in Europa con Arsenal e Borussia Dortmund; sta provando a modificare una mentalità ahinoi radicata e a impostare un calcio votato all’attacco. Proprio lui, Benitez, da sempre considerato un difensivista, un sacchiano ortodosso.
E sì, la vigilia di questo 2014 ci emoziona. Il Napoli è ormai stabilmente ai vertici del calcio italiano. Ma non solo. In settimana persino José Mourinho ha dovuto ammettere che lui e il Chelsea Higuain lo avrebbero acquistato volentieri ma la società di Aurelio De Laurentiis non se ne priverà.
Abbiamo una società solida e una squadra forte. Una condizione originale per i napoletani, da sempre più in sintonia con il ritornello di “Sud, Sud, nuie simme r’o Sud, nuie simme curt’e nire”. Prendiamone atto, se ci riusciamo, non siamo più questi. Siamo temuti e siamo forti. E non più perché abbiamo il giocatore più forte del mondo. No, perché abbiamo un’organizzazione. Proprio nel periodo in cui Milano arranca o vende agli indonesiani.
Il futuro si chiama Napoli. Guardiamoci allo specchio, è tutto vero.
Massimiliano Gallo