Partiamo dai fatti. E il pareggio a Bologna è un passo indietro. Per il risultato in sé e per come è maturato. Prendere un gol con un uomo in più al novantesimo dopo aver ribaltato la partita è da polli. E comunque non è da squadra coi nervi d’acciaio. Quei nervi che aveva invece autorevolmente dimostrato a Verona, finendo col largheggiare in una partita considerata a ragione più impegnativa di quella di Bologna. Al Dall’Ara, invece, il Napoli di Benitez ha giocato una partita mediocre: un primo tempo praticamente nullo, con una sola occasione allo scadere; e un secondo tempo per forza di cose migliore che ha prodotto la palla gol di Higuain, la punizione di Mertens, il rigore calciato perfettamente da Gonzalo e il gol di Callejon su una splendida ripartenza. A quel punto, però, la partita bisognava portarla a casa. Così come un primo tempo giocato male – ma sostanzialmente senza subire tiri in porta – va condotto negli spogliatoi sullo zero a zero.
È questo a mio avviso il problema principale di questo Napoli: la capacità di concentrazione, il sentirsi sicuro di sé, padrone dei propri mezzi. Perché ci può anche stare che in trasferta gli avversari nel primo tempo provino a metterti sotto. Il Bologna ha giocato col sangue agli occhi, con interventi sempre border-line. Ci sta tutto, il campo pesante, l’aggressività. La giornata no di Albiol, che ultimamente è un po’ calato nel rendimento. Quel che non ci sta è la deconcentrazione all’ultimo minuto, l’incapacità di portare a casa il risultato con un uomo in più, prendere un gol a difesa schieratissima, su calcio d’angolo. È la prima volta, a memoria, che il Napoli di Benitez prende un gol all’ultimo minuto. Un dato che ovviamente non attenua la delusione. Per chi era a casa e per chi era lì e si è preso l’acqua ovunque. Come chi era Como il 3 maggio dell’87 ma in quel caso l’acqua quasi non la sentivi.
Ma torniamo a Bologna. E proviamo anche a fare un ragionamento diverso. Oggi il campionato italiano ti impone di vincerle tutte. La Juventus lo sta facendo. E onestamente, basta guardare i numeri, il Napoli non è in grado di farlo. Detto questo, bollare il campionato come deludente – come ha provato ieri a fare Massimo Mauro su Sky – a noi pare lunare. Siamo terzi, a quattro punti dalla Roma, con una Juventus che fin qui ha lasciato per strada quattro punti. E li ha lasciati perché la squadra di Conte è forte nella testa. Ha interiorizzato l’obiettivo. Noi non lo abbiamo fatto ancora. Eppure il 2014 era iniziato molto bene: i successi su Sampdoria e Verona, quello sull’Atalanta in Coppa Italia. Pare che ci fossimo lasciati alle spalle i punti perduti qua e là ingenuamente nel girone d’andata: dal Sassuolo al Cagliari. Una grande squadra porta a casa i tre punti anche quando non si esprime al meglio. Anche quando alcuni calciatori sembrano sparire dalla scena – come Pandev e ieri anche Albiol. Sul centrocampo non so cosa dire. Chi era a Bologna è infuriato con Inler, anche per quel calcio d’angolo provocato all’ultimo minuto. Io non l’ho mai amato (sin da quando non esultò quando segnò a noi con la maglia dell’Udinese), non credo che ieri abbia giocato peggio di altre volte. Quando si perde – e il pareggio oggi è considerato una sconfitta – finiscono tutti sul banco degli imputati. E lui anche a giusta ragione.
Per il resto questo pareggio rientra nella fisiologia di un percorso di crescita. Non se se abbia ragione Hamsik, se la corsa scudetto possa dirsi archiviata (di certo se la Juventus continua così non ci sarà storia). Oggi sembra tutto nero. Davanti a noi scorgiamo un futuro con Albiol in fase calante, una squadra che regala un tempo alla terz’ultima in classifica, che resuscita un attaccante come Rolando Bianchi. Una settimana fa, però, eravamo entusiasti per lo 0-3 di Verona. Poiché noi qui sul Napolista non abbiamo mai messo in discussione la preparazione atletica di Benitez (e tra l’altro nel secondo tempo li abbiamo schiacciati nella loro area), siamo certi che il problema risieda nella testa. Nella capacità di stare concentrati. Bisogna ridurre le amnesie. Contro la Sampdoria siamo stati graziati da tre pali; a Verona Toni ha sbagliato il gol; ieri Bianchi invece non ha perdonato.
Ieri ci siamo rimasti male. Molto. Ma la strada è lunga. Abbiamo ritrovato Hamsik in campionato e magari dalla prossima abbiamo un’opzione in più in mezzo al campo. Degli assenti non parliamo, non sarebbe giusto. Senza la mentalità vincente si soffre di più che senza Behrami e Zuniga.
Massimiliano Gallo