Ritorno al 2015, memorie di un rafaelita

Come a ogni Capodanno, siamo qui a rinnovare i nostri migliori auspici da tifosi. Lo facciamo pure oggi, 1° gennaio 2015, dopo esserci lasciati alle spalle un anno sorprendente, per certi versi storico. È successo tutto così in fretta negli ultimi 12 mesi, sono successe tante di quelle cose, che addirittura si fa fatica a […]

Come a ogni Capodanno, siamo qui a rinnovare i nostri migliori auspici da tifosi. Lo facciamo pure oggi, 1° gennaio 2015, dopo esserci lasciati alle spalle un anno sorprendente, per certi versi storico. È successo tutto così in fretta negli ultimi 12 mesi, sono successe tante di quelle cose, che addirittura si fa fatica a credere sia trascorso solo un anno. E adesso siamo qui, a sperare nel futuro. Personalmente, non credo davvero che De Laurentiis stia cercando un socio straniero come dice, non mi è mai parso un capitano che divide a metà il suo timone. Certamente le sue recenti disavventure cinematografiche incidono, questo ultimo film di Natale è andato malissimo, immagino che il pubblico si aspettasse di più dal direttore della fotografia di “Botte di culo”. Ma non ce lo vedo a dividere il Napoli con Sean Connery. Diciamolo francamente: americani, russi, indonesiani, arabi, e a noi uno scozzese, con quella fama da avari che hanno.

L’esclusione dell’Italia dalle coppe europee per 5 anni è una ferita che lascia il segno. Molti la ritengono una vendetta di Platini dopo la balorda eliminazione della Francia ai Mondiali in Brasile per mano dell’Italia, mano in tutti i sensi, visto come ha segnato Maggio. In realtà ce la siamo meritata per i continui compromessi al ribasso sul razzismo. L’Uefa era stata chiara, l’Italia ha continuato a ignorare quel che accade nei suoi stadi, siamo fuori, una lezione. Ed è inutile che De Laurentiis si lamenti ora dei mancati introiti da Champions: anche lui era dalla parte di Galliani & co. quando si ridimensionavano certi episodi.

Senza i milioni della Champions, era ovvio che i campioni volessero fuggire altrove. Higuain aveva un’offerta irrinunciabile dall’Arsenal, non gliene si può fare una colpa. Il Psg ha ricostituito i Tre Tenori prendendosi Hamsik, Insigne non poteva dire di no al Bayern, Callejon è tornato da trionfatore al Real. Del resto, anche gli altri club italiani hanno subito la stessa emorragia di campioni internazionali. Che doveva fare, Benitez? Restare in questa cornice? Quando il Liverpool gli ha offerto di tornare ha detto sì. Sono contento per lui che sia in testa alla classifica in Inghilterra, qualificato per gli ottavi di Champions (certo, un po’ a fortuna, con quei soli 5 punti nel girone) e con il suo gruppo “napoletano” protagonista ad Anfield Road: Albiol, Antonelli, Behrami, Mertens.

Io, che ero e sono rafaelita, sono soddisfatto del lavoro fatto da Sannino. I soldi arrivati dalle cessioni sono stati reinvestiti in giocatori che hanno accettato di giocare in serie A: abbiamo azzeccato il colpo Finnbogason (12 gol a Natale sono tanti), ottime idee sono stati Bonaventura, Vrsaljko, Bellomo, Ceccherini. Certo, De Laurentiis avrebbe potuto spendere di più, evitando di inserire in prima squadra in modo tanto massiccio i ragazzi arrivati in finale nella Youth Champions: ma Tutino può ancora crescere, diamogli tempo. I 10 punti di vantaggio sulla Juventus di Pioli, i 12 sulla Roma di Corini e sul Milan di Ventura, i 18 sull’Inter di Mazzarri non sono pochi da gestire. Dopo aver vinto l’Europa League in finale a Torino contro la Fiorentina, il bando Uefa ci ha negato lo sfizio di giocarci la Supercoppa europea ad agosto, contro il Psg di Conte, Cavani e Lavezzi. Ma siamo in testa alla classifica e fra 4 mesi festeggeremo il terzo scudetto. Era quello che volevamo, no?
Il Ciuccio

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