Le liste di fine anno del Ciuccio / Le offese più gravi ricevute nel 2013
10) Diego Abatantuono. A inizio ottobre, in pieno dibattito sulla discriminazione territoriale, l’attore scrive per il Corriere della sera un articolo in cui prova a fare ammuina. Equipara lo striscione “Giulietta è una zoccola” ai cori napoletani, senza furbescamente citarli. Eppure con il personaggio del terrunciello aveva fatto i soldi.
9) Lo stadio del Bologna. È lo stesso che aveva “rubato” e “profanato” Oj vita mia nel maggio 2012 e cantato “terremotati”, nonostante il recente e doloroso terremoto in Emilia. Stavolta, in Bologna-Genoa, si supera urlando ai tifosi genoani “Vesuvio lavali col fuoco”.
8) La curva dell’Inter. Anche loro con il solito armamentario di colerosi, terremotati e Vesuvii incendiari. Minacciano un’alleanza trasversale con tutti gli ultrà italiani per far chiudere tutte le curve italiane. Il calcio italiano si piega. Poi esportano i loro coretti pure al San Paolo e la giustizia sportiva decide di non decidere.
7) La curva Fiesole. In Fiorentina-Napoli, gli ultrà viola coinvolgono negli insulti anche san Gennaro. Poi si lamentano che l’arbitro non vede i rigori. E secondo voi chi glieli ha chiusi gli occhi all’arbitro in quell’istante?
6) Il mondo Juve. Aggira la sanzione delle curve chiuse per cori contro i napoletani inventando, chiedendo e ottenendo di riempire i settori con dei bambini. Di fatto, la sanzione non c’è più. E senza neppure spendere una parola di scuse per gli offesi.
5) La Federcalcio. Gioca al ribasso con le norme sulla discriminazione territoriale, concede la deroga alla Juve, con l’ipocrisia finale di chiedere approfondimenti quando vuole che le curve punite siano riaperte. Scarso rispetto anche quando annulla l’ipotesi di far giocare Italia-Argentina di Ferragosto al San Paolo. Il partitone va a Roma, Italia-Germania a Milano, per noi napoletani c’è Italia-Armenia a qualificazione mondiale acquisita.
4) La curva del Milan e Galliani. La questione della discriminazione territoriale nasce qui, dalla squalifica della curva rossonera, dal sarcasmo di Galliani e la successiva battaglia a tutto campo che l’a.d. conduce per far rivedere la norma. Eppure il Milan avrebbe potuto mettersi a capo di una epocale battaglia antirazzista e antidiscriminatoria, nel nome dello slogan Uefa “Respect”, proprio come club dei bersagliati Balotelli e Boateng. Ai quali invece Galliani dice che è sbagliato lasciare il campo. Nel dubbio Boateng lascia l’Italia.
3) Fabio Caressa, direttore Sky Sport 24. Conduce la sua fiera battaglia personale e di testata, ignorando i moltissimi abbonati napoletani, contro la norma che definisce iniqua della discriminazione territoriale. Ed espone la sua teoria: di razzismo in tv e sui giornali non si dovrebbe mai parlare. Meglio andare a prendere un the caldo.
2) Gli ultrà del Napoli. Prima ancora di sentirsi napoletani, si sentono ultrà. E per rivendicare la libertà di insulto in curva che sentono a rischio, si cantano da soli Napoli colera, producendo danni alla città che neppure immaginano.
1) De Laurentiis. Dice: “Quando vedo migliaia di persone che in uno stadio insultano un popolo con frasi che non voglio ripetere, non lo trovo disgustoso, lo vedo come uno sfottò, ci rido sopra e mi diverto. Li prendo come un incitamento alla città per risvegliarsi”. Peggio degli insulti.
Il Ciuccio