Il valore aggiunto di Benitez è la duttilità. Ma non sottovalutiamo il Catania

Cinque sconfitte su cinque in trasferta dello smemorato Catania di questa stagione con la fine del miracolo Maran e l’arrivo di De Canio in panchina, un punto in due partite ma avendo giocato sul campo della Juve, non devono abbassare il livello di guardia e di tensione del Napoli impegnato a inseguire una Roma che […]

Cinque sconfitte su cinque in trasferta dello smemorato Catania di questa stagione con la fine del miracolo Maran e l’arrivo di De Canio in panchina, un punto in due partite ma avendo giocato sul campo della Juve, non devono abbassare il livello di guardia e di tensione del Napoli impegnato a inseguire una Roma che non ne sbaglia una. Dà fiducia il turn over di Benitez, mai dettato da gerarchie di spogliatoio, titolarissimi e compagnia bella, ma da scelte premiate sul campo obbedendo alla sola logica della valutazione del tecnico su quello che vede in allenamento. Non c’è chiusura per nessuno e gioca chi sta meglio perciò non può esistere un “caso” Cannavaro e non può essere creato un “caso” Insigne in questa benedetta città in cui quando tutto va bene, e il Napoli sta andando bene oltre ogni aspettativa, dobbiamo sempre trovare lo spunto contrario.
Le intuizioni di Benitez, tecnico di grande apertura mentale ed esperienza internazionale, si sono rilevate esatte e le sue scelte non hanno mai rappresentato bocciature e premi “ad occhi chiusi”. Lo spagnolo vuole competitiva tutta la “rosa”, ognuno avrà il suo spazio e bisogna accettare una conduzione essenzialmente onesta e capace. Dopo gli anni martellanti di Mazzarri, con ampi meriti del tecnico toscano, ma usuranti alla lunga, la novità di Benitez è una conduzione avveduta ma non asfissiante. Il Napoli non va più in campo con l’esagerata tensione del match e l’angoscia del risultato. Grazie anche ai nuovi innesti è una squadra più sicura e tranquilla, consapevole di fare il suo gioco e di poterlo portare a termine con successo. Ma non è una conduzione allegra e permissiva e nemmeno “ideologicamente “ statica e prevenuta, legata a un solo modo di giocare e di gestire lo spogliatoio. Questo è il di più dopo gli anni positivi di Mazzarri. A Firenze, Benitez non è stato ciecamente fedele al suo verbo tattico, ma ha intelligentemente cambiato per gabbare, riuscendoci, la Fiorentina.
Poiché gli esami non finiscono mai, ecco questa partita apparentemente tranquilla col Catania al San Paolo che tranquilla non è. Il campionato italiano non è mai tranquillo. La Roma ha dovuto gestire il match col Chievo con la pazienza e la tenacia da grande squadra per vincerlo. E’ il copione che si presenta al Napoli contro il Catania. E non è importante, con Benitez, chi vada in campo, ma l’atteggiamento di tutti gli azzurri, la compattezza nonostante l’undicesima nuova formazione, il sacrificio e la solidarietà di chi va in campo e la necessaria pazienza di arrivare alla meta, la disponibilità e la prontezza a subentrare di chi sta in panchina.
Il Catania, due punti sopra il cielo della retrocessione, venderà cara la pelle con giocatori che, anche senza più la ”luce” e le giocate di Lodi, non possono avere perso il lume del gioco e ha elementi come Bergessio, Almiron, Legrottaglie che possono tenere su la baracca. Il Napoli non si illuda che i catanesi giochino fiaccati dal pesante risultato di Torino contro la Juve. Dovrà essere un abile e paziente gestore della partita (come ha fatto la Roma col Chievo), sicuro di poter conquistare il risultato pieno senza “stracciarsi” in avanti, ma con equilibrio e massima attenzione. Insomma, da grande squadra che non dà mai niente per scontato, ma sa di dover giocare sempre 90 minuti importanti prescindendo dal valore degli avversari e sapendo che le partite, anche quella apparentemente facili, sono sempre da vincere sul campo, mai vinte prima.
MIMMO CARRATELLI

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