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Da Gabetto ad Aronica (passando per Meroni e Maradona): Napoli-Torino in dieci gesti

15 dicembre 1946 – Il gol di Gabetto. Uscita dalla guerra, l’Italia torna al campionato a girone unico. Il Torino ha vinto i due scudetti con la guerra di mezzo (’43 e ’46). Quando arriva al Vomero, ci sono 20mila spettatori e un Napoli scatenato. Con Andreolo e Busani, il Napoli va sul 2-1 rimontando l’iniziale svantaggio. Si sogna la grande vittoria fino a 3 minuti dalla fine, quando Gabetto trova il guizzo del definitivo 2-2.

6 gennaio 1963 – Il sangue di Monzeglio. Il Napoli si avvia alla retrocessione in B. Caos societario, attriti fra Pesaola allenatore e Monzeglio direttore tecnico. Sull’1-2, il pubblico lancia una bomba carta verso la panchina. Monzeglio cade, perde sangue dalla testa e dalla schiena. Sotto schock, lo ricoverano alla Clinica Mediterranea. Si riprenderà dopo un paio di giorni. La partita finisce 2-2.

14 novembre 1965 – Gli applausi a Meroni. Gigi Meroni è il gioiello del Torino. Lo chiamano la farfalla. Prima della partita dice ai giornali che il suo idolo è Omar Sivori. Che nel frattempo è diventato nostro. Quando Meroni tocca il pallone per la prima volta, il San Paolo fa scoppiare un applauso fortissimo che stupisce lo stesso granata. Nel giugno successivo, il Napoli provò a comprarlo offrendo mezzo miliardo di lire.

31 dicembre 1967 – La rovesciata di Altafini. A poche ore dal Capodanno, al San Paolo c’è il campionato. E Altafini fa partire i fuochi d’artificio con un po’ d’anticipo. Piazzato poco oltre il dischetto del calcio di rigore, spalle alla porta, controlla di testa un pallone che gli arriva dalla tre quarti, lo alza a campanile, poi si coordina e con una rovesciata spettacolare segna il gol del momentaneo 1-0. Finirà 2-2.

27 marzo 1977 – L’ultima parata di Castellini. L’ultima da avversario, intendo, da portiere del Torino. E’ il 15′ del secondo tempo. Burgnich si spinge in attacco, Castellini gli esce sui piedi e si distende a sinistra sul suo tiro angolato e basso. Finisce 0-0. Quello è il Toro che mette insieme 50 punti in campionato e perde lo scudetto perché la Juve ne fa 51. L’anno dopo a Napoli giocherà Terraneo, poi il Giaguaro sarà azzurro.

5 ottobre 1986 – La rovesciata di Bagni. Il Napoli è appena uscito dalla Coppa Uefa, eliminato dal Tolosa ai rigori. Hanno sbagliato Bagni e Maradona. Non c’è contestazione, ma perplessità sì. Dopo 11 minuti il Toro è avanti con Sabato. Brusio. Tutto si sistema con una punizione di Maradona, la sponda di testa di Renica, un gol in rovesciata di Bagni. Finirà 3-1.

2 marzo 1986 – La rabona di Maradona. Secondo anno dell’era Maradona. Scontro diretto per il terzo posto. Diego inventa un assist per Caffarelli che al San Paolo non avevamo mai visto prima. Incrocia il piede sinistro dietro la gamba destra. Cross, colpo di testa, gol. La chiamiamo veronica, gli spagnoli dicono rabona. Vinciamo 3-1.

2 marzo 1986 – La prodezza di Copparoni. Quello stesso giorno, poco dopo, altra scena che non avevamo mai visto. Un portiere italiano para un rigore a Maradona. Ci riesce Copparoni, ex riserva granata promossa titolare. Diego dirà: “Anch’io posso sbagliare. Meglio sbagliare quando la partita sta sul 3-1 che quando è compromessa”. Copparoni: “Ho avuto molta freddezza”.

22 novembre 1987 – Il tacco di Giordano. Il Napoli non si mantiene, in testa alla classifica sembra volare verso il secondo scudetto consecutivo. da metà campo Bagni apre verso la destra, Giordano si fa scavalcare dal pallone, poco dentro l’area, alle sue spalle c’è Benedetti, ma con un colpo di tacco, di controbalzo, con il piede destro, Giordano lo lascia sul posto e prende la linea di fondo. Da lì mette la palla in mezzo per Careca. Gol. Il Napoli più bello di sempre.

4 novembre 2012 – La frittata di Aronica. Appannato, in calo mentale e fisico, il Napoli va in vantaggio dopo 6 minuti. Ma al primo dei 4 minuti di recupero, con Mazzarri appena espulso, Aronica si avventura in un retropassaggio a De Sanctis. Sulla traiettoria c’è Sansone che fa 1-1. Aronica era appena stato mandato in campo al posto di Dossena.
Il Ciuccio

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