De Laurentiis è a un bivio: bilancio in ordine o un grande Napoli?

La Roma non segnava e non vinceva da due turni, il Napoli non perdeva da nove partite. Ha vinto la Roma un match di fine stagione senza alcun interesse particolare. Il Napoli ha giocato per un tempo, poi l’addio di Mazzarri deve avere allentato la concentrazione. Secondo tempo insignificante, scomparsa la squadra, iniziative individuali senza […]

La Roma non segnava e non vinceva da due turni, il Napoli non perdeva da nove partite. Ha vinto la Roma un match di fine stagione senza alcun interesse particolare. Il Napoli ha giocato per un tempo, poi l’addio di Mazzarri deve avere allentato la concentrazione. Secondo tempo insignificante, scomparsa la squadra, iniziative individuali senza esito e l’ultimo perla di Cavani (78 gol in campionato e 104 in totale nei tre anni in maglia azzurra), un cannoniere difficilmente sostituibile.
Mazzarri, accomiatandosi, ha spiegato tutto. Per quattro anni il tecnico ha premuto sulla squadra ottenendone il 130 per cento delle possibilità, il mille per cento dell’impegno. Non poteva andare oltre, sicuro che le “risposte” dei giocatori non sarebbero state ancora positive. Overdose di lavoro, la squadra sarebbe finita fuorigiri. L’impegno di Mazzarri è stato martellante e feroce e il Napoli del secondo e del terzo posto è merito suo al 70 per cento. I record battuti sono stati tanti. Il Napoli chiude col migliore attacco del campionato e la seconda migliore difesa. Migliorandosi di 17 punti rispetto alla stagione passato, ha ceduto il passo solo alla Juve più completa, più feroce, più consapevole della sua storia, ma ne ha ridotto sensibilmente il distacco dai 23 punti del campionato scorso ai 9 di questa stagione.
Il cambio dell’allenatore apre molte incognite e l’eventuale partenza di Cavani le raddoppierebbe. Senza i gol di Cavani (29 sui 73 totali), l’attacco azzurro sarebbe da decimo posto in giù. Per rilanciare il progetto-Napoli, sarà necessario un feeling immediato far il nuovo tecnico e la squadra. Bisogna allestire una difesa fortissima, premessa essenziale per un campionato senza alti e bassi. Nei singoli, la difesa azzurra è di qualità medio-bassa e i “nuovi” non hanno ancora convinto (Rolando, Britos). Serve un centrale di difesa di grande personalità, capace di guidare il reparto e di comandarne i movimenti nei sedici metri. Prima di pensare all’attacco, c’è la difesa da potenziare. Una difesa a quattro, richiesta da molti, non ha attualmente gli interpreti esterni nella “rosa” del Napoli, né ne offre il mercato (forte la Juve con Lichtsteiner e Asamoah). Mancano gli esterni capaci di fare e sopportare l’impegno dell’elastico, avanti e indietro per settanta metri, in grado di difendere e attaccare.
L’eventuale sostituzione di Cavani è più che ardua. C’è chi suggerisce l’acquisto di una punta e di una mezzapunta capaci, insieme, di assicurare i gol del Matador. Siamo alla pura teoria e con i nomi di Dzeko e Jovetic siamo al fantacalcio. Sono necessari esterni di centrocampo giovani e devastanti se si rimane con la difesa a tre. Il Napoli ha mai pensato a Bale del Tottenham e ci potrebbe mai andare vicino? Più facile arricchire la mediana in fase di filtro senza obbligare più Hamsik a un super-lavoro di contenimento e rilancio e puntando tutto su Behrami.
Ma tutto ruota sulla “filosofia” di De Laurentiis. Se non supera l’asticella degli ingaggi (acquisti e stipendi) non avrà mai i giocatori capaci di rendere grande il Napoli nel rispetto del bilancio “pulito”. Un Napoli di “giocatori forti, giovani e tosti” è da squadra di provincia. Né è nata la Scugnizzeria, facendo il verso alla cantera barcellonese, da cui attingere giovani di sicuro valore (ci vuole tempo per realizzarla).
Dietro la Juve, il Napoli è stato protagonista in campionati che hanno visto il declino delle formazioni milanesi, l’andamento altalenante di quelle romane, il rilancio appena iniziato della Fiorentina sotto la guida di Montella, l’eterno fenomeno Udinese. La concorrenza ai vertici della classifica è stata modesta. Il futuro è altrettanto confuso e questo impegna il Napoli a volare ancora alto, un percorso difficile col “peso” entusiasmante e logorante della Champions.
Concluso il ciclo Mazzarri, il Napoli è a una svolta. Difficile prevederne il cammino, più facile ipotizzarne i rischi. Non che Mazzarri sia insostituibile, ma il cambio della guida tecnica è sempre un’incognita. Tutte le ex “grandi” che hanno bisogno di rilanciarsi incontrano difficoltà e non è solo un problema economico. I grandi giocatori scarseggiano, gli assi sono bloccati dalle squadre di appartenenza. E’ facile pretendere un Napoli più forte, difficile realizzarlo.
MIMMO CARRATELLI

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