Rinforzare questo Napoli non è impresa facile

E’ cambiato il calcio? Ora è il Milan che, giocando in casa e pareggiando col Napoli, dice: abbiamo guadagnato un punto. Mazzarri invece sospira: si poteva vincere. Secondo la maggior parte degli osservatori, al Napoli continua a mancare qualcosa (o molto) per essere la grande squadra dei confronti al vertice. Quest’anno, andata e ritorno, non […]

E’ cambiato il calcio? Ora è il Milan che, giocando in casa e pareggiando col Napoli, dice: abbiamo guadagnato un punto. Mazzarri invece sospira: si poteva vincere. Secondo la maggior parte degli osservatori, al Napoli continua a mancare qualcosa (o molto) per essere la grande squadra dei confronti al vertice. Quest’anno, andata e ritorno, non ha battuto né la Juve, né il Milan e ha perso il primo match con l’Inter. Ha trionfato, invece, con le “grandi” di secondo livello (Lazio, Fiorentina, Roma). Con una lieve eccezione per la Juve, non si tratta più di squadroni come in passato: l’Inter è alla deriva, il Milan è un pallido erede delle formazioni rossonere più forti. Non si tratta più di squadroni, al punto che l’Europa li ha spazzati via.
Sarebbe però ingeneroso dimenticare che il Napoli, nei limiti riconosciuti, continua a migliorarsi (+15 punti rispetto all’anno scorso). Il secondo posto, pur in un campionato mediocre, è un ulteriore passo in avanti da quando la squadra è tornata in serie A. Cavani è il cannoniere del campionato, Hamsik è il re degli assist e Behrami il sovrano dei tackle. La difesa, con tutte le critiche che si tira sempre addosso, è la seconda del campionato.
Però, tornando al discorso precedente, cioè di un Napoli non ancora “grande” con i”grandi” o gli ex “grandi”, esso offre il punto di partenza per il futuro perché, dopo il secondo posto, e il terzo di due anni fa, l’obbiettivo è il primo posto. Due volte, contro il Milan e contro la Juve, il Napoli di Mazzarri ha tentato l’assalto (?) allo scudetto. Alla resa dei conti, non ne ha avuto la forza. Individuare ciò che è mancato è il punto di partenza per il potenziamento della squadra.
Come rafforzare questo Napoli è un bel problema. I soldi non mancano, ma i giocatori che fanno la differenza sono fuori mercato, bloccati dai grandi club in cui giocano oppure raggiungibili a cifre (compreso l’ingaggio) non più alla portata del calcio italiano, a maggior ragione del Napoli. Oggi, un’operazione-Maradona non sembra più possibile.
Mazzarri, dopo avere reso questo Napoli più forte delle sue reali possibilità, è uno dei punti di partenza per arrivare, se possibile, alla squadra capace concretamente di battersi per lo scudetto. Ha detto giustamente il tecnico: guai a ricominciare da zero rivoluzionando questo Napoli, intendendo dire che occorrono due, tre ritocchi e dando per scontata la permanenza di Cavani che, tra i “tenori”, è quello più “a rischio” di partenza. Mazzarri ha parlato dando la sensazione di volere rimanere a Napoli. Questa sarebbe la prima buona notizia per il futuro.
Il Napoli ha sprecato un patrimonio di euro per otto giocatori che hanno fallito la prova in azzurro (Donadel, Fernandez, Mesto, Rinaudo, Uvini, Vargas, Chavez, Fideleff), per tre “rattoppi” che sono serviti poco (Lucarelli, Mascara, Santana) e per l’enigmatico riacquisto di Calaiò. E’ chiaro che sono errori che si fanno rastrellando un mercato difficile nella speranza di scoprire il talento in fasce che costa meno. Ma 11 milioni per Vargas sono stati uno sproposito. Ora, non si tratta più di prendere rincalzi (c’è modo però di prenderne di migliori), ma di acquistare tre giocatori “fondamentali” per i settori difesa-centrocampo. Non è facile, però la difficoltà di arrivare ai giocatori “giusti” non dovrà significare il ripiegamento su elementi pari o addirittura al di sotto delle attuali “seconde linee”. Il futuro è già cominciato col secondo posto ben difeso. Una grande attesa è legittima, ma, attenzione, anche le maggiori squadre italiane hanno difficoltà a potenziarsi ai passati livelli di eccellenza. Non gettiamo la croce addosso al Napoli se non potrà arrivare un altro … Maradona. Intanto, andiamo stasera al San Paolo ad applaudire la squadra Primavera di Saurini che si batterà contro la Juventus (1-1 all’andata) nella finale di ritorno per la conquista della Coppa Italia di categoria, sedici anni dopo il successo della Primavera azzurra guidata da Enzo Montefusco che conquistò la Coppa contro l’Atalanta (1-0 in casa, 3-0 a Bergamo). Riempiamo il San Paolo.
MIMMO CARRATELLI

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