Caro Napoli, è una questione di forma non di modulo

Tra un sogno lontano sei punti (Juve) e un pericolo avvicinatosi a cinque (Milan), il Napoli è alla svolta del suo campionato. La difesa del secondo posto, che è il traguardo più realistico, passa anche dalla partita che gli azzurri dovranno giocare a Milano a metà aprile. Meglio arrivarci tenendo ancora il Milan a distanza […]

Tra un sogno lontano sei punti (Juve) e un pericolo avvicinatosi a cinque (Milan), il Napoli è alla svolta del suo campionato. La difesa del secondo posto, che è il traguardo più realistico, passa anche dalla partita che gli azzurri dovranno giocare a Milano a metà aprile. Meglio arrivarci tenendo ancora il Milan a distanza di sicurezza. Quest’anno non sono andati bene i confronti “che contano” e la rimonta subita proprio dai rossoneri al San Paolo ancora brucia.
Evitare d’essere rimontati in classifica, per favore. Mazzarri difende la squadra anche quando le cose non vanno, un suo diritto e il suo mestiere. Sul primo posto (bah!) non molla e ha invocato un filotto di cinque vittorie a una squadra impigliatasi in quattro pareggi consecutivi inframmezzati dalle due sconfitte in Europa League con la miseria di due gol messi a segno, una mezza acrobazia di Campagnaro contro la Lazio e il gran tiro di Inler contro la Juve. Sono “rammendi” al buco dei gol di Cavani che mancano da un mese.
Sicuramente c’è una flessione della squadra con leggeri segnali di miglioramento venerdì sera contro la Juve. Si discute molto del fatto che il Napoli regala quasi sempre il primo tempo agli avversari. Fosse solo questo! C’è anche che la reazione nei secondi tempi non ha la veemenza della squadra di una volta, capace di acciuffare vittorie di forza anche allo scoccare del novantesimo. Il declino dell’aggressività degli azzurri non dipende solo dalla vena opaca del Matador, ma anche da un brio perduto sulle fasce laterali. Il Napoli non vola più sulle ali.
E’ in discussione il modulo con la difesa a tre e si fa osservare che, ormai, il Napoli passa a quattro durante le partite, schema tattico da molti considerato un “toccasana”. Mazzarri è in contatto diretto con la squadra, quindi è il solo che può valutarne direttamente le possibilità. Se insiste nella difesa a tre, deve avere un suo convincimento. Dall’esterno non è che si possa saperne di più. Ma appare evidente che una difesa a quattro, che si realizzi con l’arretramento di Maggio e Zuniga, non appare la soluzione del problema. Né Maggio (come s’è anche visto in nazionale), né Zuniga sono adatti al ruolo. Non hanno le potenzialità degli “stantuffi”, avanti e indietro per settanta metri di campo, e nella fase difensiva hanno le loro carenze.
Forse è per questo che Mazzarri in partenza conferma il 3-4-1-2, ritoccato in corso di gara a seconda delle esigenze imposte dai match. Vi piacerebbe un Napoli con De Sanctis; Campagnaro, Cannavro, Britos, Gamberini; Behrami, Inler, Dzemaili; Hamsik; Cavani, Insigne? E’ bello sulla carta, e poi?
Fissandosi troppo sul modulo, non dovrebbe però sfuggire il calo di forma di alcuni protagonisti che trascinavano il Napoli in partite a volta spettacolari. Gli alti e bassi di Inler, il calo di Cavani e la minore brillantezza sugli esterni mandano a monte qualsiasi discorso sul modulo di gioco. Tutt’al più, si potrebbe insistere sull’impiego di giocatori più “effervescenti” rispetto a quelli che vanno in campo. Che cosa offre la panchina del Napoli? Per quel che s’è visto finora, Armero e Dzemaili, Insigne. C’è poco altro (Calaiò è un “caso” a parte). Zuniga a destra e Armero a sinistra, facendo riposare Maggio? Ma un sostituto di Inler non c’è: Dzemaili ha caratteristiche diverse, più mezz’ala d’attacco che mediano. Insigne per un spento Pandev è possibile. Non vediamo altri margini di “manovra” per Mazzarri che, giustamente, ricorda ad ogni piè sospinto che questo Napoli ha fatto sinora cose straordinarie. E’ straordinario questo Napoli che è andato oltre le sue reali potenzialità ed è il lavoro di Mazzarri ad avere trasformato una buona squadra, con sprazzi di gioco entusiasmante, in una formazione da secondo posto.
Il problema vero è l’anno prossimo, a prescindere dalle voci di vere o presunte partenze. L’anno prossimo, con acquisti mirati e qualche “dolorosa” rinuncia, si dovrà passare da una squadra brillante a una squadra forte. Problema non da poco. Per sostenere le critiche a questo Napoli sono risibili alcuni “rimpianti”, da Lavezzi a (persino) Cigarini. La verità è che il Napoli di Mazzarri ci ha abituati molto bene (terzo, quinto, secondo posto, il ritorno sulla scena Europea) e aspettiamo sempre il di più. Non è facile. Intanto guardiamoci dalla rimonta del Milan che punta al secondo posto e, nelle ultime quattro partite, ha fatto il doppio dei punti del Napoli (8). Prossimo turno: Genoa-Milan (venerdì) e Chievo-Napoli. Diamoci da fare.
MIMMO CARRATELLI

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