Pronti, via: inizia la sessione invernale di calciomercato. Momento dell’anno in cui le squadre di serie A corrono ai ripari, cercando di aggiustare le proprie rose pescando soprattutto nel nostro campionato alla ricerca di calciatori pronti, e magari porre le basi per trattative da concludere a giugno.
Per il Napoli questa sessione è cominciata prima del previsto, con l’addio di Aronica (tanto bistrattato, eppur rimpianto) e Dossena (che tutto sarà fuorché rimpianto): entrambi hanno fatto le valigie, direzione Palermo. Poco o niente nelle casse del Napoli. Che ora si ritrova con un buco cosmico in difesa – con Cannavaro e Grava squalificati, Aronica via, Fernandez che non ha mai impressionato, Campagnaro già promesso all’Inter (verosimilmente a giugno) – ed un vuoto in panchina per la fascia sinistra. Ecco, quella fascia sinistra che è stata chimera per tanti anni: è da quando la presidiava Savini (Savini!) che si cerca un esterno di qualità, almeno alla pari di Maggio. Quando arrivò Dossena si credeva d’aver risolto il problema (ma vi ricordate i problemi d’ingaggio che faceva dall’Inghilterra?), ed invece gli è sempre stato preferito Zuniga. Ora però siamo squadra che punta in alto, e c’è bisogno di un panchinaro di qualità: e allora, il buon Aurelio ha bussato alla porta di Pozzo, chiedendo quell’Armero tanto rincorso ma mai raggiunto tanto dal Napoli quanto dalla Juventus. Pare sia quasi fatta per il prestito con diritto di riscatto, un affare da quattro milioni: niente, se si va a memoria alle cifre chieste l’estate scorsa e quella prima ancora. E le motivazioni sono semplici: un calo di rendimento incredibile, da due anni a questa parte: dopo una prima stagione sensazionale ed una seconda a bassi livelli, ora si ritrova ad essere riserva di Giovanni Pasquale.
Giovanni Pasquale.
E ho detto tutto.
Detto così, chissà chi fa l’affare: Pozzo è un amico, dice De Laurentiis. Sì, amico: ma fesso, no. E per rendersene conto basta scorrere gli affari degli ultimi anni sull’asse Napoli – Udine: il presidente ha imparato cosa succede quando si va a parlare d’affari con Pozzo, sa bene che Udine è bottega cara, “anzi, carissima”. Cominciamo dal figliol prodigo Fabio Quagliarella, che divenne azzurro alla fine del campionato 2008/2009: all’Udinese andarono 16 milioni più l’altra metà del cartellino di Domizzi, già bianconero dall’anno prima – totale, 18 milioni e rotti. L’attaccante stabiese fu acquistato dall’Udinese quando si svincolò dal Torino fallito: dopo una serie di pellegrinaggi senza lasciare il segno, andò in comproprietà alla Sampdoria. A Genova esplose, ed i friulani se l’assicurarono alle buste per sette milioni e mezzo. Una plusvalenza di più di 10 milioni.
Poi Fabio fece lo “step in più”, e arrivò Cavani: ma questa è un’altra storia.
L’anno successivo toccò all’Udinese pescare dal Napoli, quando fu acquistato il Tanque Denis per quattro milioni. Il Napoli l’aveva acquistato due anni prima pagandolo il doppio, ma tant’è: alzi la mano chi non tirò un sospiro di sollievo a vedergli fare le valigie.
Poi ora ce lo stiamo piangendo, il Tanque: ma è un’altra storia pure questa.
Arriviamo all’anno scorso, storia di un tiramolla con la Juventus per il turco di Svizzera Gökhan Inler: il mediano arrivò a Napoli per una cifra fra i 16 e i 18 milioni di euro. E ce ne stiamo cominciando a vedere bene solo quest’anno, di quei soldi. Quando l’anno scorso non impostava e perdeva palloni, Pozzo incassava l’assegno e gongolava: nel 2007 l’aveva pagato due milioni.
Insomma: per ora, quando De Laurentiis bussa, Pozzo si frega le mani. Speriamo che Armero (qualora, come pare, diventi azzurro) sia l’inizio di un’inversione di tendenza. E che quelle mani Pozzo cominci un po’ a mangiarsele.
Antonio Cristiano