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Da Pesaola a Diego, i non napoletani che hanno fatto grande il Napoli

Dopo la “panoramica” sui calciatori del Napoli nati a Napoli e in provincia, ecco una sventagliata di giocatori che rimangono nella storia azzurra nati fuori Napoli. Citiamo i più rappresentativi con 100 e più presenze e altri con minori presenze ma rimasti nei cuori dei tifosi.

PESAOLA – Il cuore più azzurro che c’è. A Napoli dall’estate del 1952. Aveva 27 anni. Ala sinistra. Classe 1925, nato a Buenos Aires, figlio di un calzolaio di Montelupone, in provincia di Macerata, emigrato in Argentina. A 14 anni nelle giovanili del River Plate, allenatore Cesarini, compagno di squadra Alfredo Di Stefano, di un anno più giovane. Giunse in Italia nel 1947 ingaggiato dalla Roma. Il Napoli lo acquistò dal Novara per 33 milioni. Otto campionati nel Napoli: 240 partite, 27 gol, ma i gol li faceva fare a Jeppson, ad Amadei, a Vinicio, che lanciava a rete coi suoi cross. Cominciò ad allenare la Scafatese in IV serie, stagione ‘61-62. A metà campionato, col Napoli quartultimo in serie B, allenato da Baldi, arrivò sulla panchina azzurra e riportò il Napoli in serie A. Nello stesso anno, conquistò la prima Coppa Italia della storia azzurra. Tornò due anni dopo. Stagione 1964-65, Napoli in B. Centrò la seconda promozione. Tre campionati in serie A: terzo, quarto e secondo posto con Sivori e Altafini, Juliano e Montefusco, Panzanato e Bianchi, Bandoni e poi Zoff in porta. Vince a Firenze lo scudetto 1969. Lo chiama Ferlaino (1976-77) e arrivò quasi alla finale della Coppa delle coppe, eliminato al penultimo turno da uno scandaloso arbitraggio a Bruxelles contro l’Anderlecht. Diventa un eroe ramingo. A Bologna, in Grecia al Panathinaikos (“In Italia non mi vogliono perché sono troppo bravo”), un anno a Siracusa. Lo richiama Ferlaino per salvare il Napoli nella stagione 1982-83. Dopo 11 giornate, con Giacomini, la squadra è ultima. C’è Castellini in porta, un triste Diaz all’attacco e Krol fa il libero sganciandosi e scoprendo la difesa. Pesaola ordina: tutti indietro. Decisivi quattro rigori di Ferrario, quattro vittorie (in panchina, Pesaola si copre gli occhi per non vedere Ferrario che tira i penalty). A 58 anni, chiude con la panchina. Da allenatore del Napoli 306 partite. In campionato 237 partite, 97 vittorie, 82 pareggi e 58 sconfitte. Nelle coppe internazionali 35 partite, 21 vittorie, 6 pareggi e 8 sconfitte. In Coppa Italia 34 partite, 19 vittorie, 4 pareggi e 11 sconfitte. Secondo in campionato (1967-68), Coppa Italia (1962), Coppa delle Alpi e Coppa Europa (1966), Coppa di Lega italo-inglese (1976), semifinale di Coppa delle coppe (1977). Vive a Napoli. Ha superato tre anni di guai fisici (le maledette sigarette, ne avrà fumato un milione). Da Napoli non lo staccherà mai nessuno.

VINICIO – Brasiliano. Anno 1955 al Vomero, Napoli-Torino. Palla al centro. Vinicio tocca ad Amadei, il “fornaretto” passa indietro a Castelli, il mediano lancia in avanti, Vinicio parte a razzo ed è sulla palla, travolge Grosso e Bearzot e, dal limite dell’area, fionda un missile sotto la traversa del portiere Rigamonti. Il suo primo gol in 40 secondi. Preso dal Botafogo per 50 milioni. Aveva 23 anni, una forza della natura. Divenne “’o lione”, idolo del Vomero. La stagione ’56-’57 si concluse con un evento memorabile, il matrimonio con Flora Aida Piccaglia nella basilica di San Francesco in Piazza Plebiscito. Era in atto la “guerra” di Amadei contro di lui e il suo amico Pesaola. I tifosi issarono allo stadio un cartello: “Vendetevi l’anima, ma non Vinicio”. L’ultimo squillo del brasiliano fu il gol della vittoria (2-1) contro la Juventus nella domenica in cui fu inaugurato il “San Paolo”, 6 dicembre 1959. Ceduto al Bologna: il Napoli ebbe dal club felsineo Pivatelli e Mihalic e saldò il conto versando 122 milioni. Il Napoli precipitò in serie B. In cinque campionati col Napoli, giocò 152 partite segnando 69 gol. Cominciò ad allenare a 38 anni l’Internapoli, la squadra napoletana che giocava al Vomero. Allenò a Terni e a Brindisi e, quando lo chiamò il Napoli, nel 1973, fu come tornare a casa. Applicò una zona mista e trasmise ai giocatori una carica non comune. Sullo slancio del terzo posto al primo anno, sfiorò lo scudetto al secondo. A sei giornate dalla fine, sul campo della Juve che era avanti due punti, il suo Napoli contese alla squadra torinese la vittoria finale. Il risultato fu crudele (1-2). Parata miracolosa di Zoff (ex azzurro), che negò a Juliano di raddoppiare sull’1-1, e gol della vittoria bianconera di Altafini (l’ex, core ‘ngrato) a due minuti dalla fine. Tornò due anni dopo: sesto posto tra fiammate d’entusiasmo e domeniche grigie. L’anno successivo, con la fallimentare coppia d’attacco Damiani-Speggiorin, cinque gol in due, il Napoli lottò per non retrocedere. Come Pesaola, suo grande amico, ha scelto Napoli per viverci concedendosi ogni anno un viaggio in Brasile mentre là è estate e in Italia è inverno. Nel Napoli ha giocato 152 partite (69 gol) e l’ha allenato per 194 partite fra campionato e coppe totalizzando 78 vittorie, 76 pareggi e 40 sconfitte.

CANE’ – Brasiliano, arrivò a 23 anni, nel 1962. Debuttò a Roma con un tiro violento che colpì il palo destro, il pallone fece due balzi sulla linea di porta e, dopo avere picchiato contro il palo sinistro, tornò in campo. 217 partite, 56 gol. Folla immensa al matrimonio con la vomerese Adelina Papa, 18 giugno 1966, nella basilica di Capodimonte.

BRUSCOLOTTI – Nato nel 1951 a Sassano, al limite orientale della provincia di Salerno, figlio di un produttore di torrone, si impose nel Sorrento, un anno in C e un anno in B, giungendo nel Napoli a 21 anni. Azzurro da record: 511 partite di cui 387 in serie A, 96 in Coppa Italia e 28 nelle Coppe europee. Giocava impettito e fu per tutti “palo ‘e fierro”. Per sedici anni terzino destro del Napoli, dal ’72 all’88. Ha vinto il primo scudetto, due Coppe Italia e una Coppa di Lega italo-inglese.

MARADONA – Argentino. Il più grande. Ma il più grande lo è diventato a Napoli la città che definì “seconda mamma mia”. Strappato al Barcellona per 13 miliardi di lire nel 1984. In sette anni, 81 gol in 188 partite di campionato (257 partite e 115 gol con le coppe). Due scudetti, la Coppa Uefa 1989, una Coppa Italia e una Supercoppa. Tradito all’antidoping dopo una partita col Bari (17 marzo 1991). Quindici mesi di squalifica. Lasciò Napoli. In nessun’altra città Maradona sarebbe diventato Maradona. Napoli fu la sua nurse ideale.

SENTIMENTI II – Giunto da Bomporto, in Emilia, Arnaldo Sentimenti, portiere modenese, si innamorò di Napoli e vi trascorse tutta la vita al Vomero dove visse per più di sessant’anni, dal 1934 al 1997. Secondo di nove figli e secondo di cinque fratelli calciatori. Giunse a vent’anni. Portiere para-rigori. Il soprannome di “Cherì” gli fu dato dopo che, al Teatro Diana, si era incantato ad ascoltare una soubrette francese che cantava una canzone intitolata proprio “Cherì” e che lui prese a cantare di continuo. Sposò una napoletana ed ebbe due figlie. Uno dei giocatori più amati a Napoli. Dal 1934 al 1948, giocò 227 partite, imbattuto in 45 gare.

GRAMAGLIA – Genovese, arrivò al Napoli nel 1938. Aveva 19 anni, proveniente dall’Andrea Doria. Rimase cinque anni. Allo scoppio della guerra, tornò a Genova. Nel 1949 di nuovo al Napoli per altri sei campionati. In totale, undici tornei in maglia azzurra, 273 presenze e 4 gol.

GIRARDO – Vicentino, faccia da bambino buono, mediano “cattivissimo”: non faceva toccare palla a Rivera. Dal 1960 al ‘68 nel Napoli: 201 partite, 5 gol.

CAVANNA – Vercellese, giocò tutta la sua carriera nel Napoli dal 1929 al 1935. Debuttò a 24 anni. In sette campionati, disputò 151 partite.

VOJAK – Nato a Pola, giunse nel 1929 a 25 anni. Giocò 191 partite segnando 102 gol, secondo cannoniere della storia azzurra.

FERRARIO – Milanese di Lainate, a 18 anni nel Napoli, nel 1977, sino ai 30 anni (310 partite, 8 gol). L’autogol contro il Perugia (26 aprile 1981) eliminò il Napoli dalla lotta-scudetto. Si fece perdonare nella stagione ’82-’83 con quattro rigori decisivi per la salvezza. Ceduto alla Roma, epurato con Garella, Bagni e Giordano, la “banda dei quattro” in rivolta contro Bianchi.

CARECA – Brasiliano, 164 partite, 73 gol nella MaGiCa (Maradona, Giordano, Careca). Una passione dichiarata di batterista di samba. Scriveva con la mano sinistra e segnava col piede destro. In casa un merlo indiano gli faceva il verso: “Carè, Carè”. I tifosi lo incitavano: “Carè, Carè, Careca, tira la bomba, tira la bomba”.

BUGATTI – Monzese di Lentate sul Seveso è stato il “gatto magico”. Dal 1953 giocò 256 partite, 70 volte imbattuto. E’ il portiere azzurro col maggior numero di presenze.

COLOMBARI – Ligure di La Spezia, fu un acquisto-record nel 1929: 250mila lire per averlo dal Torino. Soprannominato ‘O Banco ‘e Napule. Giocò 212 partite (7 gol). Fece coppia in mediana col vercellese Carlo Buscaglia (260 partite, 39 gol).

COMASCHI – Bresciano di Montichiari, arrivò a 20 anni, nel 1951, dal Crotone. 241 presenze, 3 gol. Entrava in campo e si accucciava in un angolo fingendo di allacciarsi le scarpette e faceva pipì di nascosto (atto scaramantico).

DE NAPOLI – Avellinese di Chiusano San Domenico, arrivò a 22 anni dall’Avellino per 7 miliardi nel 1986 diventando “Rambo”. Lo volle Bianchi che l’aveva allenato nell’Avellino. 176 presenze, 8 gol.

GRECO – Nato a Milano, classe 1936, Elia Greco, cresciuto nel Legnano, arrivò nel Napoli nel 1955. Terzino sinistro dopo la cessione di Vinyei. Ha giocato 180 partite con un solo gol che valse la vittoria sul Bari (1-0).

RENICA – “E’ il più forte libero d’Italia” disse Allodi presentandolo a Napoli a 23 anni nel 1985 (136 partite, 10 gol). Siglò al 119’ contro la Juve il 3-0, Coppa Uefa, clamoroso sorpasso (0-2 all’andata). Due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Uefa. Colpito da una rondella, a Pisa, vittoria del Napoli a tavolino: la gara era terminata col successo dei pisani (1-0).

SAVOLDI – Bergamasco di Gorlago, acquistato nel 1975 per 1400 milioni più Clerici e metà Rampanti al Bologna. Fu “’o maragià” e “Beppegol”. 118 partite, 55 gol. Incise due dischi: “La favola dei calciatori” e “Uè”.

ZOFF – Goriziano di Mariano del Friuli, giunse dal Mantova per 120 milioni più il portiere Bandoni nel 1967. Battezzato “Nembo Kid”. 143 partite, imbattuto nel campionato 1970-71 dalla prima giornata per 590 minuti. Ceduto alla Juventus per 320 milioni più Carmignani.

ZOLA – Sardo di Oliena (Nuoro). “Ho vissuto nel mito di Riva, ho carpito i segreti di Platini, mi sono laureato con Maradona”. Nel 1989, a 23 anni, arrivò dalla Torres per 300 milioni. 105 partite, 32 gol (scudetto 1990 e Supercoppa italiana). Divenne l’erede del pibe.

ALTAFINI – Brasiliano. Arrivò nel 1965 a 27 anni, dopo 7 stagioni nel Milan, per 280 milioni con la clausola che non sarebbe stato mai ceduto all’Inter. Fece coppia con Sivori. Nel 1967, a Bologna, palla al centro, scambio con Juliano, e filò in gol in 35 secondi correndo per 40 metri, quattro avversari saltati in verticale. Lasciò il Napoli dopo sette anni, 180 partite e 71 gol.

PANZANATO – Di Favaro Veneto, arrivò a 26 anni e rimase fino ai 35 (197 partite, 1 gol). Chiuso all’Inter da Guarneri, Pesaola lo convinse a trasferirsi a Napoli nel 1964. Stopper roccioso (perfetta l’intesa col “libero” Zurlini). Ai vertici delle squalifiche. Si beccò 9 giornate dopo la rissa con la Juve al San Paolo nel 1968.

CARNEVALE – Nato a Monte San Biagio (Latina), giunto nel 1986, segnò otto gol per il primo scudetto e altrettanti per il secondo (105 presenze, 31 gol). Gol pesanti nella Coppa Uefa 1989.

VINYEI – Ungherese, arrivò nel 1951 a 29 anni dalla Pro Patria. Coppia difensiva con Delfrati. Il Napoli aveva tre stranieri (Jeppson, Pesaola, Vinyei). Per poter fare giocare il brasiliano Vinicio, fu ceduto alla Spal. In azzurro 124 presenze e 5 gol. A fine carriera, emigrò negli Stati Uniti.

BIANCHI – Bresciano, paragonato all’arcigno mediano Stiles, diceva: “Ma sono anche un po’ Beckenbauer, faccio gol e ho un’ottima visione di gioco”. Venne a 23 anni nel 1966 (109 presenze, 14 gol). Tornò da allenatore e vinse il primo scudetto e la Coppa Uefa.

BAGNI – Nato a Correggio (Reggio Emilia), Marchesi gli aveva dato un ruolo di centrocampista all’Inter e lo volle al Napoli nel 1984 (106 partite, 12 gol). Ceduto dopo la “rivolta di maggio 1988”.

CASTELLINI – Milanese, giunto a 33 anni visse a Napoli una seconda giovinezza giocando 202 partite dal 1978 al 1985. Il suo hobby erano le passeggiate a cavallo. E’ stato “il giaguaro”. Imbattuto in 94 gare.

RONZON – Nato a Gemona del Friuli, grande tecnica, mezz’ala all’origine. Chiuso da Rivera nel Milan, il Napoli lo prese nel 1961. In maglia azzurra 200 presenze e 13 gol. Passò a giocare da “libero”. Un gol alla Spal per la conquista della Coppa Italia 1962.

SIVORI – Il più grande degli argentini dopo Di Stefano e prima di Maradona e Messi. Accolto alla stazione di Mergellina da 10mila tifosi con uno striscione: “Tu si’ ‘na cosa grande” all’arrivo nel 1965 (63 partite, 13 gol). Fatto fuori da Heriberto alla Juve, stava per essere ceduto al Varese e Pesaola lo convinse a scegliere Napoli. Nel 1968, contro la Juve di Heriberto, scazzottata finale. Sei giornate di squalifica. Tornò a Buenos Aires.

VINAZZANI – Toscano di Carrara, mediano irriducibile, giunse nel 1976 e debuttò in serie A con la maglia azzurra a 22 anni (188 presenze, 4 gol).

CASARI – Bergamasco di Martinengo. Arrivò nel 1950, a 28 anni. 107 presenze, imbattuto in 34 gare. Quando gli azzurri furono ricevuti da Pio XII, porse la mano al papa dicendo: “Piacere, Casari”.

NARDIN – Nato a Romans d’Isonzo, rosso di capelli, terzino irriducibile. Dal 1965 al Napoli dal Catanzaro a 26 anni. 135 partite. Helenio Herrera lo convocò in nazionale contro il Portogallo a Roma. Mandò fuori campo Simoes e Coluna.

GRAVA – Casertano, il soldatino azzurro. Dal 2004 ha accompagnato la rinascita del Napoli dopo il fallimento.  151 partite, 2 gol. E’ stato capitano in serie A.

ALTRI NOMI– I portieri Carmignani (144 partite), Bandoni (106), Garella (88), Giuliani (64). I difensori Pretto (223 partite, 1 gol), Paulo Innocenti (215, 5 gol), Pogliana (196, 6 gol), Francini (184, 10 gol), Corradini (173, 2 gol), Rosi (149, 3 gol), Delfrati (127), Berra (117), Krol (107, 1 gol), La Palma (94, 4 gol). I centrocampisti Posio (198 partite, 12 gol), Granata (169, 3 gol), Pecchia (152, 21 gol), Crippa (150 partite, 9 gol), Salvatore Esposito (128, 6 gol),Corelli (105, 23 gol), Alemao (93, 9 gol). Gli attaccanti Pellegrini (141 partite, 33 gol), Juan Carlos Tacchi (127, 17 gol), Roberto Carlos Sosa (116, 28 gol), Calaiò (115, 40 gol), Jeppson (112, 52 gol), Damiani (98, 15 gol), Braglia (80, 24 gol), Giordano (78, 23 gol), Clerici (57, 29 gol), Schwoch (57, 28 gol).

Mimmo Carratelli

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