Pirlo celebra il calcio con la sua serietà

Quello che mi stupisce sempre di Pirlo è la serietà nei lineamenti. Sorride talmente poco che se non fosse così tremendamente bravo sembrerebbe soltanto triste. Invece mi fa l’effetto diametralmente opposto, perché nella sua serietà è come se celebrasse il calcio giocato. Una cosa talmente strana da andare nettamente al di là delle simpatie ed […]

Quello che mi stupisce sempre di Pirlo è la serietà nei lineamenti. Sorride talmente poco che se non fosse così tremendamente bravo sembrerebbe soltanto triste. Invece mi fa l’effetto diametralmente opposto, perché nella sua serietà è come se celebrasse il calcio giocato. Una cosa talmente strana da andare nettamente al di là delle simpatie ed antipatie che possono essere legate ai colori di una maglia antipatica come quella juventina.Quando l’ho visto sul dischetto del rigore, ieri, sono stata convinta che non avrebbe mai sbagliato, perché gioca talmente pulito che solo se si fosse completamente annebbiato avrebbe potuto mancare l’appuntamento. Ero stesa sul divano, spettatrice di un’Italia che per la prima volta, in questi Europei, mi aveva minimamente emozionata. Assistevo, insomma, non vivevo la partita come si può vivere una delle nostre. Il viso concentrato, le rughe da vecchio agli angoli della bocca, si è sistemato il pallone come se fosse su un campetto qualsiasi. Poi la rincorsa sicura, breve, il tocco leggero. È stato un attimo. Mi sono chiesta perché mai non avesse tirato una pallonata tanto forte da atterrare Hart. Poi c’è stata l’illusione ottica: credevo l’avesse sbagliato. Proprio mentre mi rendevo conto della magia che aveva compiuto. Sono stati pochi secondi che mi hanno riconciliata col calcio, lo ammetto. Quando il genio e la follia si uniscono nella precisione e nella grazia dello stile c’è poco da fare se non alzarti in piedi ed applaudire. Per me questa Nazionale, dell’antipatico (per me) Prandelli, dello sbruffone Buffon, degli indagati per calcio scommesse, dell’insopportabile Chiellini, di Bonucci, che avrei voluto fuori, delle dichiarazioni di Napolitano, questa insopportabile Nazionale che per tre quarti è juventina, resterà sempre immortalata in quel cucchiaio. E nello sguardo perplesso e nell’esultanza incredula dei compagni. Nocerino che sorride inebetito, per esempio, nessun salto folle o pugno alzato in segno di vittoria: tutti increduli di fronte alla pazzia del fuoriclasse. E lui, che segna e, dopo, corricchia davanti al portiere inglese in maglia rossa seduto a terra. Corricchia serio, come sempre, senza neppure l’ombra di un sorriso. Fuoriclasse anche in quello. Ha ragione Gallo, a paragonarlo a un quadro di Mirò. È da ieri che cercavo di rappresentare visivamente quello che è stato senza dubbio un capolavoro. Un gesto artistico, più che sportivo. Che classe, ragazzi, in un rigore che passerà alla storia. Adesso, per la prima volta, aspetto la partita di giovedì. Con una sensazione strana. Non sono emozionata, non mi interessa che l’Italia vinca, forse sarei contenta solo se battesse l’odiosissima Germania, anche per questioni politiche, non lo nego, ma questo Pirlo qua, che mi ha fatta emozionare, e mi ha fatto ricordare cos’è il calcio, me lo ricorderò per un po’. Era da Chelsea-Napoli che non guardavo più il calcio così. Roba da ricordare, e non solo negli annali del calcio. Poco mi interessa domandarmi cosa sarebbe successo se a osare tanto fosse stato SuperMario. Sono doppiamente felice che a farlo sia stato il giocatore Andrea. Testa bassa e spalle dritte. Una meraviglia. Ilaria Puglia

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