La Gazzetta insiste, Tutto Sport ci crede, si propaga una lettura dietrologica della finale, girano voci di corridoio. Conte fa sapere di avere in lui la prima scelta, Marotta fa la prima offerta, De Laurentiis se la ride citando Lotito, cioè facendo battute su cammelli che però possono sembrare aperture.
Allora è il momento di razionalizzare: Cavani alla Juve? Ne vogliamo parlare? E’ una trattativa possibile? Mi assumo la responsabilità di rispondere, col rischio di essere smentito dai fatti. E lo farò con due argomentazioni, due tra le mille possibili, la prima logica e l’altra passionale. In ogni caso la risposta è: NO!
La prima. Cavani nelle ultime due stagioni ha segnato più di 60 gol in gare ufficiali. Li ha fatti a Napoli, assistito da una macchina buona, a tratti eccellente, certo non spaziale. Non ho un filo diretto col ragazzo, ma non mi risulta difficile credere che abbia raggiunto una piena consapevolezza dei proprio mezzi e, soprattutto, delle proprie possibilità di crescita. Insomma, se ne fa 30 sulle rive del Vesuvio, quanti ne farebbe sulla riviera catalana o sullo sponde del Tamigi?
Per alcuni il Matador è un top player, secondo altri è ancora a un passo dall’esserlo. Di certo c’è che ha 25 anni e, dopo Palermo e Napoli, la sua piazza ideale non è semplicemente una che partecipa alla Champions, ma una di quelle che ogni anno parte per vincerla, la Champions.
Il passaggio dagli azzurri ai bianconeri sarebbe per lui un cambio sostanzialmente orizzontale. La sua prospettiva si chiama Chelsea, o Real, o Barça, o Bayern, o City, o United. Cavani è uno determinato e ambizioso, il suo futuro è l’empireo del calcio, non un suo surrogato.
(Sorvolo sul dato economico: se un po’ di concorrenza del Psg sta mettendo in crisi l’Inter, figuriamoci la Juve a confronto con le corazzate finanziario-calcistiche continentali)
La seconda, quella del tifoso. Senza scomodare i grandi ideali sui sentimenti nel pallone, senza pretendere che i calciatori ragionino più col cuore che col portafoglio, senza citare Maradona (o un più banale Aldair), possiamo aspettarci dall’attaccante uruguagio una certa sensibilità nel prendere scelte importanti. Non è troppo pretendere da lui una riflessione del tipo: “Se lascio Napoli meglio l’estero, e se pure rimango in Italia, certamente non alla Juve”.
Edi ricorderà che cosa successe nell’agosto 2010 quando Quagliarella ha preso la via di Torino, perché c’era. E’ impossibile che non abbia notato in questi anni in che termini si parli dello stabiese negli ambienti azzurri. Come venga salutato dai napoletani quando capita a tiro. Non può, Cavani, non sapere che lo stesso accadrebbe a lui, che il sentimento d’offesa trasformerà tutto l’amore che gli è stato dedicato in risentimento. E non posso immaginare che Cavani non si sia abbastanza affezionato alla città e ai suoi tifosi da non pensare: “E’ il caso che non rovini tutto”.
Diavolo, ma a Edinson in due anni nessuno l’ha raccontata la storia di Altafini core ‘ngrato? Ma veramente il Matador è disposto a passare alla storia (napoletana) come l’ennesimo traditore, con il peso della gelosia ad offuscare quanto di bello c’era stato prima? Lui, con gli occhi dolci, la fede incrollabile, la fiducia in Dio, la veemenza agonistica e la quiete domestica, la figlia nata qui, il sorriso angelico, può rischiare di mettere in gioco il rapporto che ha costruito i napoletani? Secondo me, no.
Roberto Procaccini