Scusarsi con Yannina? Ok allora anche con Gennaro, Vincenzo, Rosa e Annamaria

Solitamente scappo, quando il calcio inizia a diventare il pretesto per parlare di altre questioni, molto più serie di un pallone inseguito da ventidue energumeni (plagio del re degli aforismi Oscar Wilde). Ma non posso cancellare due anni da difensore civico del comune di Napoli. Venticinque mesi al terzo piano di Palazzo San Giacomo mi […]

Solitamente scappo, quando il calcio inizia a diventare il pretesto per parlare di altre questioni, molto più serie di un pallone inseguito da ventidue energumeni (plagio del re degli aforismi Oscar Wilde). Ma non posso cancellare due anni da difensore civico del comune di Napoli. Venticinque mesi al terzo piano di Palazzo San Giacomo mi hanno insegnato a vedere la città dall’altra parte della barricata, da una cabina di regia spesso ingiustamente accusata. Vengo al dunque. Il sindaco Luigi de Magistris, secondo qualcuno, dovrebbe chiedere scusa per le rapine subite dalle compagne di Hamsik e Lavezzi. Chiariamolo subito: da un punto di vista strettamente istituzionale, la sicurezza e il controllo della città sono affidati alle forze dell’ordine, ovvero Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza. Un pizzico,  ma solo un pizzico, alla Polizia Municipale. Se poi consideriamo il fatto che il sindaco è anche il “primo cittadino”, subentra il discorso della comunicazione e – magari – dell’opportunità politica. Il primo cittadino si può, forse si deve indignare per tutti (sottolineo: tutti) coloro che subiscono furti, rapine, violenze, crimini nel territorio cittadino. La compagna di Lavezzi scippata del rolex è uguale alla vecchietta che si vede rapinare la pensione fuori all’ufficio postale; la moglie di Hamsik non è più importante del turista tedesco borseggiato mentre fa la coda al molo Beverello per prendere l’aliscafo. Tornando alla comunicazione, così importante nel mondo in cui viviamo, forse il sindaco di Napoli e il presidente del Napoli dovrebbero evitare dichiarazioni del tipo: “Non generalizziamo, in tempi di crisi tutto ciò che luccica attrae le gazze ladre”. Quello che si comunica ai media ha (deve avere) contenuto e forma ben precisi. Prendere le distanze da episodi violenti, massimo rispetto per tutti i cittadini, senza distinzioni. La sfera privata è cosa ben diversa e nemmeno va resa pubblica se si rivestono determinate cariche. Ma un papà cosa dice al figliolo che va in vacanza con gli amici in Brasile? Basta digitare su google “consigli viaggi Brasile” per verificare che ai viaggiatori si suggerisce di prestare attenzione al cosiddetto “sesso turistico” senza adeguata protezione, di non bere acqua dal rubinetto. Addirittura di non mangiare gelati artigianali. Oppure ci vogliamo scandalizzare se qualcuno afferma che in certi quartieri della città è meglio non indossare gioielli? Mi riferisco a New York. Perché noi napoletani, di Napoli, sappiamo bene quali sono le zone rosse. Insomma, tutto il mondo è paese. Lo ha detto splendidamente oggi Goffredo Buccini sul Corriere della Sera. Vieri, Eto’o, Sneijder, Ronaldinho, Batistuta, Delvecchio, Maradona, Pelè, sono stati rapinati a Milano, Firenze, Roma, Napoli, Rio de Janeiro. Non so se i rispettivi sindaci abbiano mai chiesto scusa ai diretti interessati e nemmeno mi interessa. E penso al film “L’amico del cuore” di Vincenzo Salemme, nel quale un fantastico Maurizio Casagrande rispondeva ad una domanda sull’infedeltà coniugale con altra domanda: “Ma tu parli all’uomo o al ministro di Dio”?  Il sindaco e il presidente, se proprio devono chiedere scusa, devono farlo nei confronti di tutte le vittime della criminalità. I padri di famiglia, spogliatisi del ruolo istituzionale o imprenditoriale, hanno il dovere di consigliare a figli e nipoti abiti e accessori non vistosi, di circolare in auto non di lusso. Più semplicemente, nessuno si scandalizzi se si dice: a Napoli ‘o rolèx nun vo mettite e lasciate la Porsche in garage. Tra poche ore ci sarà la Juventus al San Paolo. Torno ad occuparmi dell’aspetto ludico del calcio. Ho da preparare la tribuna divano a casa mia. Convocati: Franco, Dario, Antonio con i piccoli Lorenzo e Karim. La poltrona rossa la prendo io. L’ho occupata durante Napoli Manchester e non me la farei scippare nemmeno da de Magistris o de Laurentiis. Senz’offesa, eh. E’ una questione di scaramanzia.

Giuseppe Pedersoli

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