De Laurentiis bacchetta il calcio italiano (che è sempre più in declino)

Belle “botte” di De Laurentiis al calcio italiano che ha perso terreno, non attrae più campioni, anzi se li lascia sfuggire, e non ne alleva, da quattro anni non è più protagonista in Champions (2010 unico successo dell’Inter di Mourinho) e da undici anni non piazza una squadra in finale di Europa League. Problemi irrisolti: […]

Belle “botte” di De Laurentiis al calcio italiano che ha perso terreno, non attrae più campioni, anzi se li lascia sfuggire, e non ne alleva, da quattro anni non è più protagonista in Champions (2010 unico successo dell’Inter di Mourinho) e da undici anni non piazza una squadra in finale di Europa League. Problemi irrisolti: stadi, fiscalità più pesante rispetto ad altri Paesi, bilanci in rosso (13 club hanno chiuso in passivo l’ultima campagna-acquisti) e il fair-play finanziario è tutto da venire. Ci sono due, tre società ad avere i conti in ordine (il Napoli tra queste). De Laurentiis ha “tuonato” sui diritti televisivi “impacchettati” in anticipo e in regime di quasi monopolio, senza la necessaria concorrenza che potrebbe elevare gli introiti per le società. Il flop della nazionale in Sudafrica è recente, allenatori e giocatori del nostro campionato sono attratti dai tornei esteri (più danaro, ma anche più qualità). Siamo dietro a Spagna e Inghilterra come fatturato e qualità del gioco, ci ha sopravanzato la Germania ed è in risalita il calcio francese. Nella classifica per nazionali siamo al settimo posto. Una crisi pesante finanziaria e tecnica.

Il calcio italiano coltiva il suo orticello, litiga, si divide, la Lega dichiara guerra alla Federazione ed è in difficoltà con l‘Associazione calciatori, la Lega stessa è un covo di veleni e di sospetti. Poi, quando esce in campo internazionale, il nostro calcio di furbetti e apprendisti stregoni mostra la sua debolezza, stramazza, è fuori dai vertici europei.

Volevamo scimmiottare il calcio olandese (Ajax), ora vorremmo copiare quello spagnolo (Barcellona) senza averne le strutture, la pazienza, l’impegno, la cultura necessaria. Il risultato è sovrano e i settori giovanili sono già impostati per il successo, non per la qualità del gioco. Abbiamo distrutto i ruoli del portiere e dei difensori che erano un vanto italiano. Continuiamo a importare stranieri ma di qualità media. In campionato c’è un livellamento in basso.

Quest’anno avremo un posto in meno per la Champions (prime due qualificate direttamente, la terza ai preliminari). Le “grandi” faticano a rinnovarsi e a potenziarsi. E’ in difficoltà l’Inter. La Juve fa e disfa da un anno all’altro. La “rivoluzione” della Roma cozzerà contro l’esigenza di fare subito risultati. Sono saltati già due allenatori prima che il campionato cominci. Le squadre in spolvero sono costrette a vendere per fare cassa (Eto’o, Pastore, Sanchez). Il campionato è cominciato con uno sciopero (il secondo della storia). Si naviga al buio.

Il Napoli mantiene la sua linea di gestione oculata e resta, in questi ultimi anni, una delle poche realtà positive del calcio italiano. Ma altre squadre “promettenti” devono fare passi indietro (Palermo, Udinese, Fiorentina). I migliori goleador italiani sono vecchi: Di Vaio 35 anni, Di Natale 34. L’ultima “stella” resta Cassano alla soglia dei trent’anni. I giovani non sono aiutati a crescere. L’Inter ha sbolognato Santon al Newcastle. Il giocatore emergente è il milanista Abate che ha già 25 anni (sei anni fa nel Napoli della ricostruzione). Il miglior portiere è ancora Buffon (33 anni). Non si vedono gli eredi di Rivera, Juliano, Bulgarelli, Corso, Baggio. A centrocampo abbiamo perso idee e fantasia. Resiste Pirlo che ha 32 anni. Nell’ultima classifica cannonieri otto stranieri nei primi 17 posti.

Mimmo Carratelli

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