Abbiamo iniziato questa rubrica cercando la passione. Sangue e sudore di napoletani all’estero ci siamo detti. E per caso, ci siamo trovati di fonte un brigante, uno di quelli che non si incontrano più.
Dal Pizzarte di NYC, Pasquale Brigante Cozzolino impasta pizze e pensieri, capo chef di un noto ristorante italiano: «Sono in un paese tanto spietato quanto piacevolmente meritocratico e questo mi ha affascinato, al punto convincermi a restare».
“Napoli è New York – lo sosteneva anche Wharol – una città che cade a pezzi e nonostante tutto la gente è felice”. Ma c’è l’oceano di mezzo. Un grande, gigantesco mare: «Amo Napoli perdutamente, ho un tatuaggio, in onore dei nostri partigiani caduti per difendere il Sud dalla barbarie piemontese. Un’aggressione perpetrata ai danni di un popolo civile e notevolmente più avanzato di quello del resto d’Italia». Chi parte lascia un conto in sospeso con la propria terra. Qualcosa da chiarire, ma i nuovi “emigranti” hanno storie complesse e una nuova coscienza della propria identità: « Siamo lontani, ma non dimentichiamo “Chi siamo”. Da lontano è facile criticare la propria terra, difficile è difenderla pur sapendo che qualcosa di criticabile c’è! Solo chi l’ha vissuta sa perché certe cose accadono. Io ho la fortuna di aver vissuto trent’anni nel ventre di Napoli. Mi sento un privilegiato. Il resto, è gente che non ha fatto ancora i conti con la propria memoria».
Com’è stato che ti sei ammalato?
È stato un giorno di 2 anni fa faceva un caldo assurdo, quando un vento fresco e azzurro mi accarezzò il cuore… quel cambio repentino di temperatura… mi ha “fregato” .
Scherzo! Avevo 10 anni, ero al San Paolo con Mio nonno Pasquale, sono il suo omonimo, la sua supponta, stesso nome e cognome. Ancora oggi piango al ricordo di quelle sensazioni!
Da lontano… quanto è complicato restare napoletani da lontano?
Non credo assolutamente che sia complicato restare napoletani da lontano. In America essere napoletani è un vantaggio e un vanto. Mi piacere dire che è complicato piuttosto NON essere napoletani.
Per la partita poi, il discorso è ancora più semplice. Ci sono canali (tipo Fox Channel) che trasmettono le partite di serie A. L’ultimo campionato trascorso, è stato fantastico: il Napoli è sempre stato nelle prime posizioni lo inserivano nel palinsesto principale.
A parte la tv, resto in contatto con i tifosi tramite un forum www.clubnapoliforum.com dove ci sono anche molti amici che conosco di persona.
Riti scaramantici?
Non ho un rito fisso, lo cambio spesso. E ne ho cambiati davvero tanti.
Li cambio se non funzionano, li ricambio se funzionano per paura che la seconda volta mi lascino a piedi.
Il ricordo più intenso legato al Napoli.
Il ricordo più intenso lo prendo dal passato recente… La trasferta più assurda del mondo Frosinone Napoli serie C gol di Trotta: posizione del corpo assurda una volata che creò una parabola a spirale che finì insaccata alla sinistra del portiere. Ricordo che volai per aria e mi trovai sotto venti persone. Un groviglio di emozioni incredibile. Fu la certezza che saremmo tornati in serie B
Fuorigrotta, il nostro tempio… la partita che non hai dimenticato al San Paolo.
La mia prima partita fu Napoli Inter nel 1985/1986 ricordo solo che non riuscivo a vedere la partita perché erano tutti in piedi… ma fu da lì dietro, senza riuscire a vedere niente, che mi sentii parte di questa grande famiglia.
Cosa non si fa per passione? Raccontaci la tua follia…
La vera follia è che non sembra una follia. Girare l’Europa, l’Italia, perderci i soldi, la salute. Viaggiare di giorno, di notte e la mattina stai a lavorare.
Dire “mai più!” e pensare a come organizzare la prossima trasferta.
Partire da un momento all’altro, piantare una riunione e finire in curva A, in giacca e cravatta, a vedere Napoli-Cittadella il primo anno di serie C.
“Solo la maglia”, azzurri prima di tutto. Ma chi è il tuo calciatore del cuore?
PAL E FIERR BRUSCOLOTTI, il terzino di ferro. L’ho conosciuto di persona, ho mangiato da lui.
Arrivò a Napoli che aveva 21 anni e da allora non ha mail lasciato il cuore dei napoletani. Il nostro Capitano, una “colonna” che non aveva cedimenti. Un gioco schietto e sincero. Mi piace pensare che su colonne come queste si deve reggere il nostro orgoglio.
La maglia n.10. Potrà tornare ad essere indossata?
NO, MAI!
Un augurio personale alla squadra e un pensiero alla città…
L’augurio alla squadra è che il meglio che abbiamo fatto quest’anno possa essere il peggio nella prossima stagione. Sempre avanti, crederci senza mai guardarsi indietro!
Per la città, invece, ne avrei tantissimi. Uno su tutti: Napoli AMATI!
Che dici, è l’anno buono, lo vinciamo ’sto scudetto? e la Champions?
Non m’interessa se è l’anno buono, vorrei solo che si lottasse fino alla fine, al massimo delle nostre possibilità poi se ci esce qualcosa, come non esultare. La Champions di quest’anno credo che sia un assaggio per le prossime stagioni… poi si sarra’ sarra’
Agnese Palumbo