Giulietta non offenderti
Ho scelto le linguine

Si va a Verona, partita delicata contro il Chievo. Ma niente pandoro e nessun riferimento allo striscione ormai entrato nella leggenda degli “sfottò trash”. I discendenti della famiglia Capuleti possono stare sereni. Cosa proporre, quindi, per chi stasera resta in tribuna divano, se non un piatto veloce, saporito, non troppo pesante perché dopo i tre […]

Si va a Verona, partita delicata contro il Chievo. Ma niente pandoro e nessun riferimento allo striscione ormai entrato nella leggenda degli “sfottò trash”. I discendenti della famiglia Capuleti possono stare sereni. Cosa proporre, quindi, per chi stasera resta in tribuna divano, se non un piatto veloce, saporito, non troppo pesante perché dopo i tre fischi si va a nanna? A Napoli diciamo, in casi del genere, che serve un piatto “sciuè sciuè”. Eccolo, è un primo il cui nome tra breve indicherò: olio, aglio, pomodori, olive nere di Gaeta, capperi, prezzemolo, forse origano e “referendum alice sì – alice no” con alternativa tra spaghetti e linguine. Alcuni ristoratori, pudicamente, nel menù, scrivono “linguine alla belladonna” e il solito buontempone – rischiando grosso se il cuoco è un energumeno  – chiede al cameriere gli “spaghetti alla sorella dello chef”. Perché tante perplessità e questi giri di parole? Come ripeto abitualmente (lo ammetto: sto invecchiando e dico sempre le stesse cose, anche sul lavoro) ricerca e approfondimento fugano tanti dubbi, compresi quelli sul nome delle ricette. L’ipotesi più accreditata è quella di una pietanza preparata dal proprietario di una casa d’appuntamenti sui Quartieri Spagnoli per intrattenere i clienti. Altri sostengono che tale Yvette (che oggi si fregerebbe dell’appellativo trend: “escort”) abbia ideato la pietanza. Suggestiva è l’ipotesi avanzata dalla giornalista Anna Maria Chiariello nel suo libro “Lucio Battisti – Emozioni ischitane”. La Chiariello racconta che alcuni ospiti dell’architetto Sandro Petti, al termine di una serata, chiesero: “Dai, Sandro, abbiamo fame, facci una puttanata qualsiasi”. La creatività dell’architetto, con i pochi ingredienti in dispensa, diede vita ad una zuppiera fumante passata poi alla storia della letteratura gastronomica. Con lo stesso spirito guarderemo la partita degli azzurri, che si disputa nella terra veronese che fu dei due famosi amanti, gustando una deliziosa puttanesca. Senza alcuna dedica, mi raccomando. E’ una questione di stile, per noi napolisti.

Forzanapolisempredovunquecomunque.

Tovagliolo Azzurro

Linguine alla puttanesca – la ricetta per quattro persone

Mezzo chilo di pomodori pelati (o pachino o del piennolo), aglio, olio, origano (personalmente lo evito), peperoncino forte, 60 grammi di capperi, 100 grammi di olive vere di Gaeta (meglio se snocciolate), 75 grammi di acciughe salate (anche se l’acciuga non è unanimemente condividisa), prezzemolo, sale se occorre, 400 grammi di linguine (o spaghetti).

Preparazione: preparate in un padellone una salsa alla marinara, ma nel momento in cui aggiungerete i pomodori, mettete anche i capperi preventivamente lavati, le olive (come detto meglio se snocciolate), il peperoncino e l’origano (chi lo desidera). A cottura ultimata, completate la salsa con prezzemolo tritato e le acciughe lavate (ripeto: le acciughe qualcuno non le gradisce), spinate e tagliate a pezzettini; lasciate cuocere ancora un pochino e quindi verificate il sale. Lessate la pasta, scolatela molto al dente e mantecate per un minuto nel padellone.

Buon appetito e forza Napoli

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