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E in ufficio è spuntato un gagliardetto del Milan

E’ arrivato. Il  collega milanista, atteso per alcuni giorni, alla fine si è palesato.
Buon ultimo, dopo interisti ammiccanti (“Alùra, mi raccomando, lunedì”), romanisti ammaccati (“Ma che ce credete davero allo scud…[censura]”), juventini ammainati (“no, non parlo di calcio”), alla fine è arrivato. Non poteva mancare, nella settimana più lunga dell’anno… (e scusate il piccolo riassunto della puntata precedente)
Più che palesarsi, in realtà, ha usato uno stratagemma. Un messaggio in codice. Un ‘pizzino’.
Dietro lo schermo del pc, appeso alla lampada da scrivania, è spuntata dal nulla una chiara dichiarazione di guerra.
Sul momento non l’ho visto; sono arrivato, ho acceso il computer, ho iniziato a lavorare normalmente. Ma dopo poco, alzando lo sguardo dallo schermo, ho sbarrato per un attimo gli occhi. E ho capito.
Un gagliardetto del Milan. Di quelli che fanno molto anni ’80, secondo me, di quelli che avevamo appesi in camera da ragazzini, di quelli che ancora si vedono, e si vendono, in qualche bancarella sulla via dello stadio, di quelli che i capitani delle due squadre si scambiano solennemente a centrocampo ad inizio partita.
E’ apparso all’improvviso, il giorno prima non c’era, col suo cordino rosso e nero, con scritta in corsivo su fondo bianco “Ac Milan”.
E’ venerdì, la mattina del dopo Villareal, quindi il morale è basso per l’immeritata sconfitta e i colpi sotto la cintura fanno più male.
So chi è stato. E perché l’ha messo lì. Cerca di buttarmi pressione addosso con la tattica dell’accerchiamento silenzioso. Mi sento come nella scena finale del film “Il buono, il brutto, il cattivo” di Leone, con Clint Eastwood (nel caso di specie, nella consueta espressione ‘col cappello’) che aspetta di capire chi farà la prossima mossa.
Io ho tempo per studiarla tutto il week end, fino a lunedì mattina, quando verosimilmente incontrerò il collega che ha lanciato il guanto di sfida.
Sarà l’ultimo atto prima della sfida vera, quella di San Siro, al termine di questa settimana lunga, che il posticipo ha reso lunghissima.
Sapessi com’è strana sta settimana del napolista a Milano!
Vittorio Eboli

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