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Lo spirito del Napoli
è merito di Reja

“Nessun grande campione è tale senza la sua squadra. A vincere è sempre il gruppo ed è su questo che bisogna lavorare sodo nello sport e nella vita”. È da qualche giorno che queste parole mi frullano nella testa. Le disse Edy Reja ai ragazzini di Ponticelli, gli alunni della scuola media “Bordiga”, che a conclusione del mio corso di giornalismo sportivo, misero piede a Castel Volturno per partecipare alla simulazione di una conferenza stampa. C’erano anche l’allora ancor più giovane e timidissimo Hamsik e il rimpianto (almeno da me) Garics. Lavezzi non si presentò. Nonostante avesse promesso e nonostante i ragazzi lo aspettassero con ansia.
Il Mister rispondeva alle domande dei ragazzi con una passione e una serietà uniche. E a tutte le loro curiosità sugli ingredienti per essere vincenti, Reja rispondeva che la formula si chiama squadra. Tutti abbiamo bisogno degli altri. Le nostre qualità individuali vengono esaltate in un contesto armonioso. E i ragazzi, quelli cosiddetti a rischio, rimanevano a bocca aperta. Ricordo anche un passaggio su Lavezzi: “quel ragazzo ha ancora molto da imparare… deve lavorare sodo”.
Non posso non pensare a Edy Reja quando si parla del Napoli di oggi. Con tutto il rispetto per Mazzarri, che mi sembra sia sulla stessa lunghezza d’onda di chi lo ha preceduto, è al mio Mister che il Napoli deve tutto. L’energia che sprigiona anche nelle situazioni più difficili e soprattutto quando proprio non ne può più di correre. Lo spirito di corpo che ci ha commosso quando ha testimoniato in maniera plateale l’affetto per Grava. L’abnegazione che induce la new entry Cavani a tornare in difesa tutte le volte. Il Napoli di oggi è il grande insegnamento di Reja. Attenti a voi che metterete piede al San Paolo: chi non si adatta perisce. Forse questo spirito di corpo Fabio Quagliarella non lo ha mai avuto.
Alessandra Buono

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