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La Campania ha bisogno
di una Napoli differente

Caro Gallo, ti scrivo per proporti un’iniziativa non in campo calcistico. In questi giorni non riesco a seguire e partecipare alle questioni “pallonare” proprie di questo sito, perché stufo, indignato e angosciato dalla questione dell’immondizia. Io non sono napoletano, ma sono comunque campano, di Benevento. E vivo in Abruzzo, nella martoriata L’Aquila. Qui la situazione è pesante; chi non ha visto L’Aquila dopo il terrremoto forse non può realizzare quanto. Eppure l’angoscia (e la rabbia) che mi coglie quando vengo a Napoli – cosa che accade frequentemente, anche perché è la città d’origine di mia moglie – è ben più grande. Io ritorno spesso anche a Benevento e lì passo sempre delle belle giornate. Benevento è una bella città, ricca di storia; è vivibile, pulita e abbastanza ben tenuta. Noi sanniti siamo diversi da voi napoletani, siamo dell’interno, della provincia, come dite voi. Ma parliamo una lingua quasi uguale, tanto che fuori della Campania non ci si accorge della differenze tra il mio accento e quello napoletano. E, si sa, la lingua è la sintesi ultima delle culture. E, allora, se siamo tutti campani, perché c’è una “altra” Campania nella quale i cumuli di immondizia per la strada non sono neppure immaginabili? E non solo a Benevento. Per l’8 dicembre siamo stati a Sorrento e in costiera. Sorrento era bellissima, addobbata per Natale in un modo stupendo, pulita… e con i vigili che facevano multe a chi (pochi) non rispettava i divieti di sosta, tanto per fare un esempio. Sorrento è provincia di Napoli, eppure è nella “altra” Campania. Appena superato Castellammare di Stabia, appena ci si avvicina a Vico Equense, il mondo sembra cambiare. La stessa sensazione si avverte quando superi le Forche Caudine, cioè quando lasci il casertano ed entri nel beneventano o quando vai in Irpinia o in provincia di Salerno. Ma sempre Campania è. Questo problema del doppio volto della nostra regione si sta esasperando: nelle province di Avellino, Benevento e Salerno crescono gli egoismi e la voglia di separazione. Quando mi è capitato di poterne discutere, ho fatto molta fatica a convincere gli interlocutori che è una stupidaggine, tanto che credo di non aver convinto nessuno. E’ difficile da spiegare ma la Campania e tutto il Sud hanno bisogno di una Napoli diversa: della metropoli che svolga il ruolo di centro motore del cambiamento e dell’innovazione, affianco a quello di testimonianza della sua antica bellezza. Ma è un discorso ormai troppo difficile da sostenere, soprattutto adesso, con tutta quella immondizia che giace per le strade. Io, nonostante i miei studi avanzati, non so spiegarmi pienamente perché esistono ormai “due Campanie”. E non voglio neanche farlo, per non rischiare stucchevoli interpretazione sociologiche e antropologiche che, a mio avviso, hanno poco fondamento. Mi fermo alla constatazione di un dato di fatto, di una conseguenza delle mille possibili cause, piuttosto che spiegazione della matrice del problema: nella Campania fuori dal nucleo Caserta/Napoli, in un modo o nell’altro, la popolazione dimostra più amore per la propria terra. E ne va orgogliosa. E quando qualcosa non va per niente bene si indigna molto di più. Nella “altra Campania” si ama Eduardo De Filippo come lo si ama a Napoli, ma probabilmente si preferisce l’Eduardo di “è cosa e nient’ “, piuttosto che quello di “adda passà a nuttata”. Allora la proposta: c’è bisogno di uno scatto di orgoglio dei napoletani e di una loro pubblica manifestazione di amore per la propria città. Bisogna organizzare una grande manifestazione che incalzi le istituzioni. Deve essere pacifica, propositiva, non esasperata, non esagitata e non violenta; che assolutamente non diventi un’ulteriore occasione per sbattere in prima pagina la parte meno educata e civile del popolo napoletano, le cui performance vengono utilizzate ad arte da certi mass-media per alimentare l’avversione razzista contro Napoli. La Intellighenzia napoletana, che partecipa appassionatamente alle discussioni calcistiche di questo bel sito, deve organizzare e guidare la manifestazione e non permettere che venga in nessun modo strumentalizzata. Spero che la parte più colta, civile, sensibile del popolo napoletano – cioè la gran parte – “si dia una mossa”. Non si può più aspettare, non si può più accettare, non si può più subire. La città non può più restare in queste condizioni vergognose. E, francamente, forse non si può neanche essere contenti dei successi calcistici del Napoli quando sotto casa hai tali cumuli di immondizia. Napoli deve essere ripulita e deve rimanere tale. Deve diventare una città di cui andare orgogliosi, cominciando dalla raccolta differenziata, che viene prima del calcio! Un caro saluto a tutti i napolisti.
di Giovanni Mastronardi

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