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Indignarsi per Rosa e Aurelio

No, scusate, ma forse c’è qualcosa che mi sfugge. Non si è sempre detto che chi ricopre una carica pubblica, per nomina o notorietà, debba sempre misurare gesti e parole un po’ più degli altri? Bè, perché se non è così allora davvero non capisco tutto il recriminare dei mesi scorsi contro il pollice verso di Totti, ad esempio, o, quattro anni fa, contro la testata di Zidane, tanto per restare in ambito calcistico, sul campo. E invece forse mi sbagliavo. Forse.
Visto che nessuno si è preoccupato – sui giornali, intendo – di dire a De Laurentiis che ha fatto la sua figura quasi quanto quella del sindaco – con la quale, d’altra parte, Dela si è complimentato per aver rimesso subito a posto la “questione-stadio” danneggiato dai vandali (?). Giovedì mattina, dopo tutto il trambusto notturno, dopo la caccia all’inglese, dopo i tifosi dei Reds accoltellati e l’accoltellamento pure del napoletano che si era mosso in loro difesa, il nostro Aurelione nazionale ha osato dire “tutto ciò che accade fuori dallo stadio non mi riguarda”, come se venisse da Marte, come se non fosse il presidente della squadra cittadina, come se non toccasse anche a lui, in quanto personaggio pubblico, esecrare l’accaduto, denunciare, condannare e basta. Un comportamento pilatesco, per non dire indegno di chiunque ricopra un ruolo di rilievo in un contesto sociale.
E facciamo un passo indietro. Nei giorni precedenti, anzi, se non sbaglio il giorno prima, la Iervolino aveva avallato un’ordinanza prefettizia in base alla quale si vietava di vendere alcolici in diversi esercizi cittadini perché, appunto, preoccupata dello sbarco dei “barbari rossi” nella nostra amatissima città. Peccato che la stessa città accogliesse gli stranieri con immagini di spazzatura accumulata agli angoli delle strade, una guerriglia urbana in quel  di Terzigno e l’epidemia di pidocchi in tutte le scuole partenopee. Un vero peccato. Ma, si sa, il volto di Napoli è, per l’estero, prima di tutto questo.
Nessuno deve aver spiegato alla povera Rosa che in Inghilterra sono anni luce più avanti di noi, che i loro stadi sono – quelli sì – aperti a tutti, che nessuno mai – come invece è accaduto al nostro Pasquale – potrebbe restarci imprigionato dentro perché “non conosce le regole degli Ultras della curva b”, come dice qualcuno nei commenti. Parla proprio il sindaco di una città il cui stadio – tra l’altro in parte inagibile – è barricato da protezioni a metri di distanza dal campo per impedire ai facinorosi tifosi napoletani (tutti?? Ma non erano pochi quelli violenti?) di stare troppo vicini ai calciatori. Stranezza di una città – e di un paese – fatta di mille contraddizioni.
Quando Ferlaino diede alle donne la possibilità, per la prima volta, di fare l’abbonamento a costi ridotti, mi abbonai in curva B. Un’intera stagione in piedi stipata a guardare partite, tra canne fumanti e toraci nudi. Ma ciò non costituiva affatto un problema. Si entrava con poco ordine, è vero, ma tutti uniti e solidali per un obiettivo comune: guardare la partita. Nessuno mi ha mai informata che esistesse un codice comportamentale all’interno delle curve. Cioè, tipo: se sbaglio ad intonare la canzone mi spegnete una canna in faccia?
Oppure, se chiedo di mettermi in un posticino vietato dal vostro codice mi strappate il panino dalle mani? Sfido chiunque a non dichiarare un simile comportamento uno schema da selvaggi, anzi, da trogloditi, proprio. Per non parlare del fatto di fare gli indiani all’ingresso con la connivenza di quanti sono deputati ai tornelli.
Allo stadio, giovedì, non sono andata, perché il prezzo del biglietto era proibitivo e non mi andava di darla vinta al nostro Presidente. Dopo aver sentito le sue dichiarazioni sugli scontri in notturna, poi, ne sono stata ancora più felice, perché è indegno rispondere in questo modo, senza schierarsi e condannare apertamente quanto è successo in città, che poi è la copia di ciò che succede tutti i giorni ma che non fa notizia perché non colpisce tifosi di una squadra contro cui non giocavamo da 20 anni. Di strafalcioni Aurelione ne ha commessi tanti finora, è vero, ma da uno che ha paventato l’ipotesi addirittura di candidarsi alla poltrona di sindaco questa è veramente un’ingenuità troppo grande per passare inosservata. E stessa sorte è capitata al sindaco in carica, che invece di preoccuparsi del quadro che della città potrebbe dare l’affare Terzigno si preoccupa dell’arrivo di mille civilissimi tifosi a Napoli.
Santo Dio, se esisti, fulminali uno ad uno con un solo sguardo. Fai capire al sindaco che non è professionale affermare “Napoli non sarà una città peggiore di quella che ho trovato andando a Liverpool” (ma in fondo Berlusconi ci umilia ogni giorno, di fronte all’estero, con gaffes molto più pesanti di questa).
Dalle una botta in testa quando dice “è una brutta pagina dovuta a 10-15  scalmanati, però sui media si dirà tutta Napoli”. Perché, ecco brava, si dirà tutta Napoli. Si dirà la verità: Napoli è la città della munnezza. E tu ne sei sindaco. E quanti siete a scalpitare per restare in cima a tutti questi cumuli di spazzatura…
Ilaria Puglia
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