Gli italiani lo sanno, esistono due Giorgio Napolitano. Uno che abita al Quirinale e tifa Lazio da sempre, un altro che vive sul Colle ma quando incontra De Laurentiis viene arruolato come tifoso del Napoli. Uno solo è quello vero…
Sarebbe bello tirare per la sciarpetta il presidente, immaginarlo con la bandiera del Pocho accanto al tricolore nel discorso di fine anno a reti unificate, sentirgli augurare a tutti gli italiani buon anno e a noi napolisti il terzo scudetto, prima di consegnarci alla cena col capitone. Le cose però non stanno esattamente così: si può essere napoletani e chiamarsi Napolitano senza essere allo stesso tempo sostenitori della squadra azzurra. Non c’è nulla di male, ma è giusto fare chiarezza. Chi vive a Roma è rimasto un po’ sbalordito dai titoli dei giornali napoletani in cui si presentava il capo dello Stato come “primo tifoso azzurro”, con ampie citazioni delle parole utilizzate da De Laurentiis dopo gli auguri e i complimenti reciproci di qualche giorno fa. Una leggera forzatura del presidente del Napoli, forse, ha generato l’equivoco. Negli ambienti della tifoseria laziale da sempre Napolitano viene considerato un sostenitore della compagine biancoceleste, nonostante il Capo dello Stato non si sia mai espresso pubblicamente, né prima né dopo l’assunzione del delicatissimo ruolo istituzionale che lo costringe ad essere supert partes anche sulle vicende calcistiche. Il figlio Giulio, invece, in pubbliche dichiarazioni ha reso nota la sua sfegatata lazialità, tenendo il padre al di fuori delle contese sportive, dandogli addirittura dell’agnostico, calcistivamente parlando. Ma ammettendo di aver tifato Lazio fin dalla culla. Accanto alla quale, immaginiamo, sostava a lungo proprio il Presidente…
Va detto che Napolitano ha vissuto quasi sempre nella capitale, fin dall’inizio della sua militanza nel Pci: se ci si immerge completamente nella realtà capitolina, in qualche modo si è costretti a prendere posizione tra Lazio e Roma. E lui pare che l’abbia fatto. «Napolitano sta con noi, lo sanno tutti, ma non può dirlo…», mi racconta la mia amica ultrà laziale Giovanna.
Il presidente s’era “tradito”, forse involontariamente, nel maggio del 2009, quando si era recato all’Olimpico per assistere alla finale di Coppa Italia tra Lazio e Sampdoria (allenata da Mazzarri), per poi consegnare il trofeo ai biancocelesti. Un atto dovuto, visto il suo ruolo istituzionale, una prassi consolidata, dirà qualcuno. Eppure l’anno dopo, per Roma-Inter, lui non c’era, al suo posto fu spedito il presidente del Senato, Schifani. Solo una coincidenza, forse, ma poi arrivarono le critiche a Totti per il calcione rifilato in quella partita a Balotelli. E i romanisti a rosicare, in coro: vabbè, si sa, è laziale… Forse sì, forse no. Ma di sicuro il grande Giorgio non è mai stato un ragazzo della Curva B.
Luca Maurelli
Non tiriamo Napolitano
per la sciarpetta
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