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Coppe da dimenticare,
c’è un filo conduttore?

Il primo turno europeo concluso ieri lascia spazio ad una riflessione che non vuole essere un alibi per il Napoli, ma soltanto un argomento gettato in pasto ai commenti da bar sport. Sette squadre italiane impegnate, una sola vittoria del Milan che pure balbetta in campionato. Poi pareggi, tanti, e qualche sconfitta. L’Inter che non vince a Twente, il Napoli che non batte l’Utrecht, la Juve che va sotto contro il Lech Poznan, il Palermo che non convince contro lo Sparta Praga, la Roma che crolla a Monaco. C’è un filo comune denominatore tra questo debutto infelice delle italiane? Probabilmente sì e va ricercato nelle date del mercato oltre che nel Mondiale sudafricano. Gli arrivi dell’ultimo momento, tra la prima e la seconda giornata di campionato, quando è stato praticamente fatto il mercato di tutte le squadre per cogliere la migliore opportunità tra qualità e prezzo, non consentono in un calendario serrato come quello calcistico di inserirsi con la velocità necessaria. E così, parlando di Napoli, Sosa e Yebda rimangono ancora quei perfetti sconosciuti. Sapevamo poco di loro prima, sappiamo ancor meno dopo perché Sosa non può essere quello che solo per quindici minuti ha dimostrato di poter essere un principito e Yebda non può essere quello che al Benfica era un fulmine di guerra e ieri è apparso con le movenze di un elefante. Poi il Mondiale. Tutte le squadre che hanno avuto giocatori impegnati in sudafrica stanno pagando dazio e questo non soltanto in Italia ma un po’ in tutta Europa. E allora forse c’è qualcosa da rivedere perché il campionato post mondiale sembra stia prendendo una piega un po’ strana.

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