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Come gioca il Pescara di Oddo: possesso e mentalità propositiva, nonostante tutto

La squadra di Oddo, dopo il match di andata, prometteva un campionato di tutt’altro livello. Ha pagato l’inesperienza della rosa, ma non ha mai rinunciato al gioco.

Come gioca il Pescara di Oddo: possesso e mentalità propositiva, nonostante tutto

Concentrazione necessaria

Ogni partita è una storia a sé e va preparata e giocata al massimo delle proprie possibilità. È senza ombra di dubbio il mantra che Sarri avrà ripetuto fino alla nausea negli ultimi giorni ai suoi uomini, per mantenerne alta la concentrazione ed evitare che il prossimo impegno sia preso sottogamba. Sarebbe troppo facile considerare il Pescara come una pratica da archiviare senza problemi. E sarebbe anche assai rischioso. Proprio contro un avversario del genere, il Napoli ha tutto da perdere. Tanto più che giusto martedì sera, contro lo Spezia, si è avuta la riprova che se si è distratti si può andare in difficoltà anche contro una squadra nettamente inferiore. Oltretutto, dovremmo ricordarci anche che per 45 minuti, all’andata, gli abruzzesi ci misero brutalmente sotto.

Numeri negativi

Quella gara del 21 agosto sembrava il preludio ad un campionato piuttosto interessante per la creatura di Massimo Oddo, niente affatto sprovvista di individualità e che pareva poter contare su un impianto di gioco all’altezza. Da lì, invece, i biancazzurri non ne hanno quasi azzeccata più una. I numeri sono impietosi a dir poco. Ultimo posto con appena 9 punti conquistati, e la situazione di classifica avrebbe potuto essere addirittura peggiore senza il 3-0 a tavolino con il Sassuolo per via del caso-Ragusa.

L’unica vittoria a referto in campionato rimane quella: per il resto, compreso quello con gli azzurri, appena sei pareggi. Di cui, tre ottenuti sfruttando situazioni di prolungata superiorità numerica (addirittura 11 vs 9 quelle con Torino e Genoa, più quella con il Cagliari). L’attacco è il secondo peggiore del campionato (12 gol realizzati sul campo, appena uno in più dell’Empoli); la difesa, con 33 reti al passivo, non è la più battuta giusto perché i numeri di Cagliari (43) e Palermo (36) sono ancora più inquietanti.

Mentalità propositiva

Eppure, un’analisi più approfondita suggerisce che il collettivo di Oddo avrebbe ben altre potenzialità. Il suo allenatore, nonostante tutto, è riuscito a dargli una mentalità propositiva. Il 49,8% di possesso palla medio è il decimo dato del torneo, la gestione è anche buona, visto l’81% di passaggi riusciti (fanno meglio solo in sei). I 12,2 tiri e gli 8,6 key passes a partita effettuati posizionano i pescaresi al di sopra di ben sette squadre. Come del resto il numero di tiri concessi agli avversari: 13,9 a gara, meglio, per dire, di Milan e Torino.

Anche nei match contro le grandi, il comportamento è stato complessivamente all’altezza: contro Roma, Milan e Inter sono arrivate sconfitte di misura, con Lazio e Juventus il crollo è avvenuto solo nell’ultima mezz’ora. Il problema principale del Pescara appare l’inesperienza: 17 elementi su 24 della rosa non superano i 25 anni. Un’inesperienza di cui è parso vittima, in quanto allenatore, lo stesso Oddo, che ha fatto trasparire molti dei suoi limiti in alcune dichiarazioni in cui ha dimostrato di non riuscire ad avere il polso della squadra e di non riuscire a imporre le sue decisioni.

Del resto, se in due match decisivi come quelli con Crotone e Bologna subisci l’1-2 dopo aver appena pareggiato e resti in dieci dopo appena 15 minuti non riuscendo a controllare i nervi, dal punto di vista della tenuta mentale manca evidentemente più di qualcosa.

Difesa a tre

Tutte le criticità degli abruzzesi appena enucleate, come detto all’inizio, non devono però far pensare ad una passeggiata di salute. Oddo sta provando a sistemare qualcosa attraverso un cambio di atteggiamento tattico. Dal 4-3-3, o 4-3-2-1 che dir si voglia di inizio stagione, si è passati più o meno stabilmente alla linea a tre dietro, utilizzata per esempio anche contro Juventus e Roma, per dare una maggiore compattezza. Anche qui con qualche variante: 3-5-2 puro o 3-4-2-1.

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Gli schieramenti utilizzati da Oddo rispettivamente contro Napoli, Juventus e Roma: difesa a 4 contro gli azzurri, a 3 contro bianconeri e giallorossi.

Essendo stata la difesa a tre utilizzata anche nell’ultima gara giocata, quella contro il Palermo prima di Natale, è dunque abbastanza probabile che Oddo sceglierà un siffatto schieramento anche nel match di domani al San Paolo, per cercare la massima copertura possibile sugli esterni oltre che per affrontare in parità numerica il terzetto di centrocampo azzurro. Da non sottovalutare neanche la posizione di Benali, che può fare il terzo di centrocampo e il terzo d’attacco al tempo stesso. In fase passiva è facile immaginarlo a schermare chi tra Jorginho o Diawara, tra gli azzurri, sarà deputato alla prima costruzione di gioco a metà campo. In fase offensiva, val la pena rinfrescarci la memoria per ricordare come ci ha fatto male all’andata.

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Allineamento non perfetto (Ghoulam non si vede ma resta troppo basso), uomini troppo distanti tra loro, poca attenzione al taglio dell’avversario. Così il libico può beffare la difesa azzurra realizzando la prima delle 22 reti subite da Reina.

Altro dal match di andata

Nella gara d’andata, gli abruzzesi riuscirono a imporre grande ritmo nel primo tempo, cercando costantemente la profondità appena recuperata palla per provare a scappare in velocità alle spalle di Abiol e Koulibaly, decisamente poco reattivi quella sera. La rapidità di Benali, Verre e Caprari mise in grandi ambasce la retroguardia di Sarri, poco aiutata anche dal centrocampo: solo due palle intercettate in tre, quattro eventi difensivi per Allan e Valdifiori e addirittura uno solo per Hamsik.

Il Napoli non ebbe grandi problemi a impostare dal basso, arrivando quasi sempre alla trequarti senza troppi intoppi (ben sei azzurri conclusero con oltre il 90% di passaggi riusciti). Finché durò l’attenzione sulle linee di passaggio da parte dei pescaresi, però, entrare in area risultò assai difficile. In ripartenza, un altro punto debole del Napoli sfruttato alla perfezione fu la difficoltà a coprire sui cambi di campo, come in occasione del raddoppio di Caprari.

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Koulibaly cerca un anticipo alto troppo precipitoso, Insigne è pigro nel rientro. Il cambio di campo trova Benali e Zampano che possono andare due contro uno con l’incolpevole Ghoulam, che è nella posizione giusta ma viene lasciato solo e potrà solo temporeggiare. Sul cross dell’esterno pescarese poi il centrocampo azzurro accorcerà troppo lentamente permettendo un comodo inserimento a Caprari.

Vista la proprietà tecnica del Pescara  – tutt’altro che disprezzabile, come raccontato con dovizia di particolari – sarà opportuno non distrarsi nel momento in cui si dovesse perdere palla per non concedere spazi e opportunità alla velocità degli attaccanti abruzzesi, mantenendo la dovuta concentrazione sulle coperture preventive. In avanti, il Napoli si troverà di fronte con ogni probabilità il solito dispositivo atto a bloccare la catena di sinistra con il consueto tre contro tre. Per farlo saltare, serviranno sovrapposizioni, tagli e rapidità di pensiero e di gambe nella circolazione di palla.

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