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Sarri fa letteratura, ci ha abituati alla bellezza

Guardare il derby di Milano e pensare a Sarri. Di lui mi piace tutto, anche i difetti. È un insofferente ma è uno che sta cambiando da quest’estate.

Sarri fa letteratura, ci ha abituati alla bellezza
Maurizio Sarri in una foto di Matteo Ciambelli

“Non firmo per il secondo posto”

Ogni tanto mi torna in mente questa frase: “Non firmo per il secondo posto”. Sono parole di Maurizio Sarri, parole di quest’estate, pronunciate mentre tutti avevamo troppo caldo, eravamo provati dal calciomercato e dalle molte zanzare; logorati e, infine, tramortiti dalla cessione di Higuain. Non ricordo il giorno in cui le pronunciò ma sono quasi certo che l’affermazione risalga a poche ore, o a pochi giorni di distanza dal passaggio del calciatore argentino alla Juventus. Una semplice frase, che in pochi abbiamo registrato in quei giorni difficili, giorni in cui non sapevamo di che centravanti avremmo dovuto campare. Pensai in quei momenti che Sarri fosse coraggioso e che, però, avesse detto quelle parole anche con un pizzico di rivalsa, come a sottolineare: “Non ho paura, non mi hai fatto male, ce la vediamo sul campo”. Non ti mostro le lacrime. Mi piacque, testa alta. E mi è piaciuto durante tutta l’estate dove davvero ha parlato pochissimo. Così come mi è piaciuto dal primo giorno che è arrivato a Napoli.

Poi ho visto il derby di Milano

Ieri sera ho letto due pezzi, entrambi su Sarri. Il primo è di Raniero Virgilio, che scrive benissimo ma che spesso mi trova in disaccordo, appena l’ho letto, ho pensato che meritasse un articolo argomentato in risposta. Qualche ora dopo è uscito un pezzo di Massimiliano Gallo, un bel pezzo, del quale condivido molte cose. Il pezzo di Gallo rispondeva già un po’ a quello di Virgilio, ho pensato che scrivere ulteriori considerazioni non fosse necessario, meglio pensare alla Champions League, poi ho visto Inter – Milan. Il derby di Milano è stata una bella partita, se pensiamo alla grinta, alla volontà di entrambe le squadre, allo spettacolo sugli spalti. È stata una partita mediocre se, invece, pensiamo alla qualità del gioco. Credo di aver maturato una seria difficoltà nel vedere giocare squadre che non riescono a fare tre passaggi di fila, che non siano casuali. Tutta colpa e merito di Sarri, quando ci si abitua alla bellezza è molto difficile tornare indietro. Questo pezzo, quindi, non sarà una risposta a Virgilio o a Gallo, perché non ne avverto il bisogno, ma è solo un altro articolo sul nostro allenatore, scritto per Il Napolista, dove, e mi fa piacere sottolinearlo, ognuno scrive con la propria testa e dove spesso non si è d’accordo con l’opinione dell’altro. Questo è il motivo principale per cui ci scrivo da tre anni, l’altro motivo è perché mi diverto da matti.

Di Sarri mi piace tutto, anche i difetti

Di Maurizio Sarri mi piace tutto, anche le cose che reputo difetti, faccio degli esempi. Sarri è un insofferente, è stato evidente da sempre. Non gli piace parlare con la stampa, fa fatica a rispondere a domande che a volte sono banali, fatica a mantenere la calma (va detto che quest’anno è molto migliorato, se guardiamo a questo mese difficile notiamo come sia stato quasi sempre impeccabile). Questa insofferenza mi piace, perché ci mostra un uomo che non sa stare negli schemi, anche se poi dentro quegli schemi ci deve vivere. Una lotta quotidiana. Un uomo che è felice di non dover mai più indossare una cravatta. Un uomo che si lamentava – sbagliando – dei palloni, dell’illuminazione, dei terreni di gioco. Ha imparato anche questo, in questi termini non ha mai più parlato. Mi dispiace per gli altri, ma Maurizio Sarri è uno dei pochi allenatori per i quali è possibile pensare a un accostamento letterario. Sarri fa letteratura, è una persona sulla quale potrai scrivere sempre, perché è diverso. Sarri è il mio uomo di Kiev, Sarri è il mio Barney, Sarri è il pasticcere di Una cosa piccola ma buona, Sarri è la nostra memoria dal sottosuolo, è la disadorna di Millimetri. Sarri è L’uomo in più.

Sarri non è elegante e parla sboccato, e quindi?

Ho 45 anni e ho visto il Napoli migliore e il Napoli peggiore, nessuno potrà mai dirmi che io non abbia tifato abbastanza. Ho gioito e sofferto. La qualità di gioco collettivo che ho visto molto spesso con Benitez e quasi sempre con Sarri rappresenta per me il massimo a cui si possa ambire. Io sono fissato con il bel gioco, per questo del derby di ieri sera salvo i due gol di Suso e il gol di Candreva, tre gesti belli e casuali. Benitez e Sarri ti mostrano come il bel gesto finale possa arrivare attraverso un processo fatto di tanti altri piccoli e importanti e precisi gesti. Uno schema di gioco è come una poesia: o funziona tutto o al verso finale non ci arrivi. Sbagli il ritmo e ti trovi con l’acqua alla gola. Sbagli un passaggio e non arrivi a scrivere le ultime parole (ricordiamolo, decisive quanto le prime), e se le scrivi nessuno avrà voglia di leggerle. Lo spettacolo rappresenta un rischio ed è un rischio che abbiamo imparato a correre. Lo sapeva Benitez, e lo sa Sarri che a volte la bellezza e l’organizzazione non bastano. Che bisogna vincere anche quando non tutto gira alla perfezione. Sarri e Benitez così diversi, li amo e li stimo alla stessa maniera. Benitez era meglio con i giornalisti, credo che Sarri sia più bravo nei rapporti con i calciatori. Benitez era elegante, perfetto e lo chiamavano chiattone. Sarri non è elegante, parla sboccato e quindi? Non è perfetto, non lo diventerà. Non ha un buon rapporto con De Laurentis, e qui penso che sia più responsabilità del Presidente che sua, ma è solo un pensiero che non ritengo importante. Comunque sono due che non si amano, faranno di necessità virtù. Spero che Sarri rimanga per tutto la durata del contratto e spero che con lui si vinca qualcosa.

Sarri è uscito vivo da un mese molto difficile

Sarri sa di avere una squadra forte e sa di essere uscito vivo da un mese molto difficile. Sa anche che con un po’ di fortuna in più, adesso, ci troveremmo a tre o quattro punti dalla vetta della classifica. Sa che invece i punti dalla vetta sono nove, e non sono pochi. Sa pure che si possono recuperare. Sa che vincere partite come quella di Udine, dove non si tira in porta venti volte, sarà fondamentale. Sa che difficilmente cambierà modulo. Sa che ha un sacco di giocatori in più dell’anno scorso. Sa cambiare.

Sarri ha cominciato a cambiare da quest’estate

Sarri ha cominciato a cambiare già da quest’estate, dal ritiro. Quando, avvertendo la puzza di bruciato, ha previsto che gli attaccanti esterni entrassero di più in area. Da quest’estate, non da sabato, come ha detto, a Novantesimo Minuto, Mario Sconcerti. Sarri ha cambiato quando ha avuto Milik, che è diverso da Higuain. Sarri ha cambiato quando ha provato Gabbiadini, che è ancora diverso. Ha insistito su Gabbiadini e, almeno, fino a gennaio insisterà. Sarri ha giocato con Mertens falso nueve, e questo cos’è se non un cambiamento? Sarri ha aspettato che Diawara entrasse in forma, l’ha fatto giocare, si è accorto che si tratta di un giocatore mostruoso: è lui il titolare adesso. Dice che bisogna ovattarlo, ma sa che nessuno lo ovatta, sa che sarà l’unico a non caricare troppo il ragazzo in pubblico. In privato sa cosa dirgli, gli ha già detto che si fida di lui. Ha preso le chiavi del centrocampo e gliele ha date. Sarri cosa sa di Rog? Credo molto più di noi e credo che presto verrà il tempo anche di questo ragazzo. Sarri che è primo nel girone di Champions League. Sarri che, con la squadra, ha tenuto botta in un mese in cui molti non ci avrebbero capito nulla, non ha mai perso la calma. Sarri c’è, la squadra pure.

Sarri è il migliore che possiamo permetterci

Sarri è perfetto? Ma nemmeno per sogno. Non è impeccabile, ma sul campo è uno dei migliori ed è, per ora, il migliore che possiamo permetterci. Non lo cambierei con un tizio in pantaloni e cravatta stretta, con un 4 – 4 – 2 senza sovrapposizioni. Eppure non lo sostengo in maniera cieca, vedo molto bene i suoi limiti, ma sono i limiti più sopportabili che io ricordi – nel calcio – da molto tempo. Insomma, né noi né Sarri firmiamo per il secondo posto, anche perché nessuno ce lo chiede, ma giochiamo. Io con Sarri adotto lo spalla a spalla che inventò Rafa, sono fatto così ed è da qui che immagino il futuro e il futuro è già adesso, è mercoledì.

Libri:

  • L’Uomo di Kiev di Bernard Malamud (minimum fax, 2014)
  • La versione di Barney di Mordecai Richler (Adelphi, 2000 e successive edizioni)
  • Da dove sto chiamando di Raymond Carver (minimum fax, 2003)
  • Memorie dal sottosuolo di Fëdor Michajlovič Dostoevskij (Bompiani, Bur, 2011)
  • Millimetri di Milo De Angelis (Il Saggiatore, 2013)

Film:

  • L’uomo in più di Paolo Sorrentino (2001)
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