ilNapolista

Caro centravanti, tornerai presto: io ti dedico un pezzo, ma tu dedicami un gol

Gabbiadini ha la fortuna di potere e dover fare il ruolo che si sogna da piccoli: il centravanti. Dopo mille difficoltà, noi continueremo a sostenerlo: non c’è altra cosa da fare.

Caro centravanti, tornerai presto: io ti dedico un pezzo, ma tu dedicami un gol

Il centravanti a volte è solo, altre no.

Il centravanti, certe volte, può capitare, che non si senta centravanti. Il centravanti magari si sente seconda punta, si vede più a destra o più a sinistra. Addirittura, si preferisce defilato. Il centravanti non deve vedersi, né preferirsi di qua o di là. Il centravanti deve fare il centravanti. Non è difficile da capire.

Andiamo indietro nel tempo, facciamolo.

Siamo bambini, si gioca in cortile. Chi vuol stare in porta? Quasi nessuno. Chi vuol fare il difensore? Che vergogna! Nessuno. Tutti vogliono giocare in attacco. Da bambini siamo tutti centravanti. Qualcuno lo diventa. Si va a giocare a calcetto, a 5, a 7, a 8. Il lunedì, il giovedì, a volte il venerdì. Qualcuno è più bravo e gioca a 11, in una squadra vera, qualcuno è tanto bravo da diventare professionista. Gli altri continuano a giocare, a 30, a 40, a 50 anni. Ci sarà quello che si occuperà di prenotare il campo, quello che farà le telefonate, quelli sempre presenti, quelli che vengono chiamati a sostituire quelli fissi, quelli che bidonano all’ultimo momento. Quelli che fanno finta di venire e poi vanno dall’amante. Quelli che si inventano la febbre. E così via.

Ma tra tutti quelli che verranno ci sarà sempre la disputa, che ci si trovi su un campetto sperduto di Caronno Pertusella o di Giugliano, su chi deve giocare in attacco. Si litigherà, ci si alternerà, ma il difensore quasi nessuno lo vorrà fare. Padri di famiglia che si farebbero uccidere pur di disputare dieci minuti in attacco. La stessa gente che farebbe a botte per un fallo laterale. È successo, succederà. Un certo Antonio, una volta, eravamo su un campetto di un oratorio, mi giurò sui figli che non l’aveva toccata. Gli risposi che non ero credente. Non l’ho più visto.

Qualcuno arriva in Serie A, qualcuno viene acquistato da una squadra forte. Qualcuno pur non partendo titolare, perché il titolare è quello che sta per diventare il centravanti più forte del mondo, avrà qualche occasione, la sfrutterà e segnerà, né troppo né poco. Segnerà il giusto, avrà un’ottima media. Il più forte del mondo (così dicono) qualche tempo dopo se ne andrà, cambierà squadra. Il nostro qualcuno passerà una strana estate, di quelle estati che nessuno vorrebbe passare.

Un’estate all’insegna del “vado/resto”, come quelle che ci saranno capitate nel tempo; posso farmi una vacanza o meno, prenoto non prenoto, ho i soldi o non li ho. Poi partivamo, poi siamo partiti. Qualcuno, il nostro centravanti è rimasto. Non si sa, per qualche tempo, se sarà titolare. Ma è rimasto, fa parte della squadra, che – ricordiamolo – è di vertice. Squadra, non lo diciamo noi, lo confermano le statistiche, che fa tanti gol. Per un centravanti è l’ideale. La squadra di cui parliamo, squadra che fa dell’azzurro il colore delle sue maglie, quell’azzurro che è il colore del cielo nelle giornate limpide, quell’azzurro che è una variante del blu, che tutti dovremmo avere come colore preferito, nello sport e nella vita.

Torniamo al nostro centravanti.

Dovrà giocarsela, perché dal cuore dell’Europa arriva un altro centravanti. Centravanti che, ironia della sorte, nella nazionale del suo paese deve adattarsi, giocare defilato perché c’è già – anche lì – un altro centravanti. Questo nuovo centravanti, molto giovane, molto forte, europeo di paese difficile, di paese che ha subito, di paese a suo modo bellissimo, paese che ha imparato a rinascere; questo nuovo centravanti pronto a segnare e a sorridere. Se la gioca con l’altro, che non sorride mai, dal suo canto. Eppure sappiamo che non è triste, è fatto a suo modo, come ognuno di noi è fatto a modo proprio. Ci piace come siamo? A volte sì, a volte no. Non abbiamo motivo di credere che non sia così anche per i centravanti, sorridenti o meno, titolari o meno.

Il centravanti arrivato dal cuore dell’Europa si integra subito e mescola sorrisi a doppiette.

Il nostro centravanti precedente, colui che è rimasto, colui a cui vogliamo bene, gioca alcune partite, segna un gran gol, ne sbaglia altri. Non si capisce se soffra o se ha bisogno di tempo, noi lo sosteniamo perché è il nostro centravanti. Centravanti, è bene ricordarlo una volta di più, che dice (o si dice?) che preferisce giocare defilato, che si vede seconda punta. Eppure noi si gioca col tridente, per essere netti potremmo dire (e lo diciamo): o prima punta o niente. Si continua a giocare, il centravanti sorridente si infortuna, starà fermo un po’.

Tornerà, lo aspettiamo.

Si torna all’unica alternativa e quell’unica alternativa è il  nostro centravanti. Eccolo, titolare non convincente. Eccolo, che tiene duro. Eccolo, determinato che entra dalla panchina. Eccolo, che segna e non una volta sola. Eccolo, mentre realizza un gol che avrebbe meritato la convalida. Eccolo, con grinta nervosa che lo porta alla squalifica e che porta noi, noi che siamo squadra da attacco a stare senza centravanti. Non per molto, si capisce. Ancora per una partita soltanto, ma partita in cui saresti servito, centravanti che si vede defilato e infatti, per essere realisti, al momento, lo sei.

Tornerai presto caro centravanti, già martedì in quella terra bellissima che è la Turchia. Soprattutto, tornerai dove deve stare un centravanti, dal centrocampo in su. A scambiare sulla tre quarti, a dettare il passaggio, a chiudere un triangolo, a raccogliere un assist o un cross.

Tu hai la fortuna che a molti di noi non è capitata: né in cortile, né al campetto, né al calcetto. Tu puoi fare, te lo stanno chiedendo, ti stanno pagando per farlo, l’attaccante centrale. Diomio, il centravanti. Tu sei il bambino che noi eravamo e non devi litigare per giocare là davanti. Nessun ragioniere (o geometra, o infermiere, o, perché no, meccanico) verrà da te a dire che stavolta in attacco vuole starci lui. Il centravanti sei tu, ti dedico un pezzo, tu dedicami un gol. Un colpo di testa, una sassata dal limite, un tocco in anticipo, un diagonale. Ti saluto centravanti carissimo.

ilnapolista © riproduzione riservata