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Bravo Sarri che ci ricorda quanto è forte il Benfica

Elogio della conferenza stampa. Sarri spiega gli avversari, cita giocatori meno conosciuti, svela il grande lavoro di preparazione.

Bravo Sarri che ci ricorda quanto è forte il Benfica

Il Sarri che ci piace. Il Sarri migliore. Che dice le cose giuste, che sottolinea quello che va sottolineato. E che, soprattutto, ci fa una bella cura di fosforo calcistico. Sì, perché un po’ tutti ci stiamo avvicinando al match di domani dimenticando che affronteremo il Benfica.

E il Benfica non è una squadretta. Non lo è mai stata per diritti storici, chi vince due Coppe dei Campioni difficilmente torna indietro e viene cacciato dal grande calcio (a meno che non si chiami Nottingham Forrest, sigh); non lo è assolutamente tuttora, e se qualcuno lo crede, evidentemente, dimentica i numeri. Le ultime cinque partecipazioni europee degli Encarnados, ovviamente nelle ultime cinque stagioni: quarti di finale di Champions (2012 e 2016), finale di Europa League (2013 e 2014) ed una sola eliminazione ai gironi di Champions (2015).

Come dire: ricordiamoci, tutti, che andiamo ad affrontare una signora squadra. Una signora squadra nella storia, nel blasone, nel palmarés. Ma ancora, anche e soprattutto in campo. Questo è il punto più bello, il momento migliore della conferenza (ottima, questa volta) di Sarri: quando spiega il calcio, quando fa una battuta per smorzare i toni e invece c’è un mondo dentro.

Domani si affronteranno due squadre che amano fare il possesso palla (domanda di Enrico Varriale)

E allora porteremo due palloni

Sdrammatizza, e invece dice che il Napoli non rinuncerà al suo modo di essere e di stare in campo, di cercare il gol. Anche se affrontiamo, parole sue, «una squadra che gioca da dietro, che ha due centrali forti e centrocampisti di altissimo livello tecnico, con talento e grande capacità di gestione della palla»; anche se, ancora parole sue, «non sarà facile prendere in mano la partita perché quando la palla l’avranno loro non sarà facile riconquistarla».

Spiegazione lucida, analisi che è frutto di lavoro. Non che l’abbiamo visto al Da Luz o chiuso in sala video a vedere rvm del campionato portoghese. Però dice un po’ di cose che ci fanno capire che lo studio e la preparazione della partita sono stati portati aventi con cura quasi maniacale: «Al centro e sulle fasce hanno Horta, Salvio e Pizzi: calciatori talentuosi, bravissimi a trattare il pallone. E poi davanti hanno un calciatore che a me piace tantissimo, che mi ha colpito per le sue doti: Gonçalo Guedes».

Gonçalo Guedes ha 19 anni, ed è un calciatore non ancora notissimo al grande pubblico internazionale. Sarri, invece, sembra averlo studiato come si deve. E sembra pure averlo apprezzato, dato che parlare così bene di un avversario neanche ventenne in una conferenza stampa di Champions League vorrà sicuramente dire qualcosa.

L‘abbiamo scritto sopra, lo riscriviamo per ribadirlo: il Sarri migliore. Quello che per un attimo rinuncia al suo personaggio autoimposto e parla di mercato e di scouting, di calciatori all’estero e di come sta in campo una squadra che per l’ultima partita è andata in trasferta a Chaves. E del livello medio del calcio portoghese, di cui ha detto così: «Ai livelli di eccellenza, Benfica, Porto e Sporting, il calcio portoghese è al top in Europa. Guardando le altre partite del campionato, mi viene da dire che il livello medio sia più alto qui da noi».

“Guardando le altre partite del campionato”.

Non ci viene difficile immaginare che questa qui sopra, che sembra una frase fatta e non verificabile in una qualsiasi realtà possibile, quella di un allenatore che guarda veramente Tondela-Boavista o Vitoria Guimaraes-Moreirense, sia invece la verità di Maurizio Sarri. Un profondo conoscitore e appassionato di calcio (“mi arrapo anche prima di un’amichevole”). Il Sarri che abbiamo visto oggi in conferenza e che ci ha ricordato come il Napoli, domani sera, voglia andarsi a giocare la sua partita, a suo modo, contro una squadra che è stata ed è al top del calcio europeo. Che domani viene al San Paolo, secondo alcuni, da sfavorita, dopo aver quasi eliminato il Bayern nella scorsa Champions League (e aver eliminato la Juventus due anni fa in Europa League, pur con tanti calciatori diversi) e che è al nono posto del ranking europeo. Che domani sera, al più, scenderà in campo a giocarsi la partita occhi negli occhi con una squadra che studia per diventare come lei. Allenata da un signore che studia perché questa squadra diventi come il Benfica, e che questa volta ha studiato proprio il Benfica. L’ha trovato forte, ha spiegato perché e attraverso chi. Ce l’ha ricordato. E, allo stesso momento, ci ha ricordato quanto siamo diventati forti noi.

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