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Il mercato del Napoli in stile Siviglia e Atletico Madrid

Il mercato del Napoli in stile Siviglia e Atletico Madrid

Tonelli e Lapadula. Non hanno ancora firmato, ma sembrano i primi due acquisti del Napoli 2016-17. Tonelli è stato addirittura annunciato in conferenza stampa da De Laurentiis. Lapadula, il bomber del Pescara corteggiato dal Perù per giocare la Coppa America (ha la mamma peruviana), sarebbe molto vicino al Napoli. Hanno ventisei anni, entrambi del 1990, e con venti giorni di differenza. Ma la domanda che serpeggia è un’altra: andiamo in Champions con Tonelli e Lapadula?

Perché no? potrebbe essere la risposta. La svolta del Napoli è stata chiara sin dallo scorso anno. Un’estate in cui sono arrivati tanti giocatori provenienti dal nostro campionato: Hysaj, Allan, Valdifiori, il ritorno di Reina, più gli “stranieri” Chiriches e Chalobah che hanno giocato poco. A gennaio ancora due italiani: Regini e il giovane Grassi tanto promettente quanto a digiuno di minuti giocati. Non più il Napoli che cercava i calciatori sul database di Rafa Benitez, ma una società che sembra tornata ai vecchi desideri di De Laurentiis: valorizzare i giovani, preferibilmente italiani. Si sa che le vecchie ferite sono quelle più dure a cicatrizzarsi. E il presidente del Napoli quel no per Verratti non lo ha ancora digerito. Ovviamente qui una parentesi è doverosa: concordiamo con chi sostenne che Astori, Antonelli o qualcun altro valessero quelli già in rosa, per il definitivo di salto di qualità ci sarebbero voluti i Mascherano, i Khedira (per cui c’era già l’accordo). Ma è il passato e oggi c’è il presente.

E il presidente racconta di un Napoli autarchico e più o meno giovane (in fondo Tonelli e Lapadula non sono giovani, Grassi lo è). Torniamo alla domanda. Possiamo giocare la Champions con loro? La risposta la cerchiamo nelle squadre spagnole. In quel Siviglia che ieri sera ha vinto la terza Europa League consecutiva, trofeo a Napoli considerato coppetta ma che nel resto del continente – profondamente provinciale – conta qualcosa. Ebbene il Siviglia vende i pezzi grossi da tre anni: Negredo al City per 25 milioni, Kondogbia al Monaco per 20, Rakitic al Barcellona per 18, Bacca al Milan per 30 dopo averlo preso dal Bruges per 7, nell’anno in cui per 7,5 acquistò l’allora 26enne Gameiro dal Psg. Per non parlare di Coke, il capitano, che ieri sera ha firmato la doppietta che ha condannato il Liverpool di Klopp: il Siviglia ne comprò il cartellino quattro anni fa dal Rayo Vallecano per meno di due milioni di euro. Coke aveva 25 anni. La scorsa stagione, i due principali acquisti del Siviglia sono stati: Immobile (11 milioni) e N’Zonzi dallo Stoke City per circa 10 milioni. La risposta è nell’aria: ma ’o Sivilgia non ha vinciut’o shcudetto (vera e propria ossessione – pallonara e non – della città). Vero, si è dovuto accontentare di tre coppette consecutive.

Ma in Spagna non c’è solo il Siviglia. Guardiamo anche in casa Atletico Madrid che un campionato l’ha persino vinto oltre a due finaline di Champions: quisquilie. La squadra che sfrutta la collaborazione con il fondo Doyen fondamentalmente spende soprattutto per gli attaccanti. Griezmann lo ha pagato 30 milioni di euro, e prima ha avuto Villa, Falcao che vendette al Monaco per 43 milioni di euro, Diego Costa che l’Atletico ebbe la pazienza di aspettarne la crescita per poi venderlo al momento giusto. Gabi, il cervello della squadra, il Ciccio Romano di Simeone, lo acquistarono cinque anni fa dal Saragozza per tre milioni e aveva 27 anni. Il gioiellino Saul Niguez – che presto sarà venduto a peso d’oro – è costato 7,5 milioni che sono stati versati nelle casse del Rayo. E l’Atletico non è una società povera.

Insomma, se non sei una multinazionale come Barcellona, Real, Psg, Manchester City o United, questa è la strategia. Percorso che peraltro il Napoli sta seguendo da qualche anno. Non va in questa direzione l’acquisto di Kouibaly che senza il famoso database non avremmo mai visto al San Paolo? Stesso discorso per Zapata che arrivò tra i sorrisini generali (ma qui sorrisero anche di fronte ad Hamsik e Lavezzi, abbiamo il sorrisino facile). L’unica differenza – e non è poco – è che l’attuale software del Calcio Napoli è tarato quasi esclusivamente sui campionati italiani e questo riduce tanto la possibilità di pescare talenti da far crescere. Ma se non sei un gigante finanziario, non hai altra scelta. E, peraltro, come Atletico e Siviglia dimostrano, si può essere competitivi anche così.

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